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La "libertà" religiosa

(11 Novembre 2008)

Vorrei mettere un punto fermo, quello della cosiddetta “libertà religiosa”, una questione che evidentemente nessuno vuole esaminare a fondo, anche se il peso della ambiguità con cui questa materia viene trattata è molto forte e porta a sconfinamenti e prepotenze.

Negli USA, mentre non vi è ancora alcun potere del nuovo presidente, già il capo dei vescovi, cardinale Francis George, mette paletti contro una eventuale legge che legalizzi l’aborto.

Questo comportamento è fuori dalle regole, non è espressione di esercizio di libertà religiosa, è una intromissione politica da impedire con severe sanzioni, mentre l’unico spazio che può avere una organizzazione religiosa, è quello nelle sue chiese, dove può legittimamente vietare ai suoi aderenti di praticare l’aborto.

Lo spazio in cui si deve decidere la legittimità delle leggi è lo spazio della politica, le organizzazioni religiose non hanno alcun diritto ad entrarvi, le convinzioni religiose di ognuno possono concorrere a formulare una legge, ma la laicità della politica deve essere sacra e rispettata.

Abbiamo visto con piacere che nelle recenti elezioni presidenziali in Usa, la potente Chiesa evangelica non è entrata in campo così pesantemente come fece per la rielezione di Bush, dove faceva propri i propositi guerrafondai e imperiali del petroliere di Dio e definiva i marine legionari di Cristo.

Posizione inconcepibile per qualunque cristiano a cui non si può chiedere di rispettare i comandamenti e nel contempo di votare per un partito che programma guerre, torture, morte e distruzione.

Non si può considerare nemmeno esercizio di “libertà religiosa” andare presso popoli primitivi o poveri, residenti in nazioni diverse dalla propria, estranei alla religione cristiana, a fare proseliti, con la scusa umanitaria e dei missionari buoni, interventi che prima o dopo innescano la reazione delle religioni locali, come gli induisti in India o gli islanici in Indonesia o in Africa, o in Iraq, con conseguenti guerre e massacri.

Ricordiamoci anche che le due religioni monoteiste, quella musulmana e quella cristiana (quasi 3 miliardi di persone) sono il maggior ostacolo ideologico a qualunque riduzione delle nascite, problema che se non viene affrontato con le armi della razionalità e della scienza medica, porterà il mondo alla saturazione e all’autodistruzione.

Il mondo soffre di due tumori mortali: il capitalismo e le religioni, entrambi si ingrossano con la irrazionalità e l’ignoranza, entrambi hanno il mito dello sviluppo infinito anche davanti alla attuale crisi, dove il capitalismo sarebbe già fallito senza il sostegno degli Stati con i soldi sottratti ai servizi per i cittadini.

Crisi finanziaria, crisi industriale, crisi energetica, crisi alimentare (800 milioni di affamati), crisi ambientale per effetto serra, crisi da sovrappopolazione, sono gli effetti del potere capitalistico e religioso, si vedono ormai chiari, e le strade da percorrere devono essere urgenti, antagoniste, rivoluzionarie.

La cultura che mette l’uomo, la sua salute, la sua felicità, al posto del profitto, dello sfruttamento, della superstizione, è una cultura in cui l’uomo abbandona il suo essere di animale primitivo e fa il salto evolutivo verso l’umanità, la razionalità, la laicità, la difesa della madre terra.

Paolo De Gregorio

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Commenti (1)

Saremo fottuti?

Come non si può essere d’accordo con quanto esposto? Come in altri articoli De Gregorio cèntra il problema: il capitalismo in combutta con le religioni, quelle maggiori: cristiana e musulmana. Non che queste due religioni siano uguali, anzi si differenziano alquanto, ma ambedue sono per esaltare le demografia, la quale ormai ogni 40 anni raddoppia la popolazione mondiale mentre le materie prime per soddisfare la popolazione, si fanno sempre più esigue. La religione musulmana è un programma politico sociale; la cristiana invece “si limita” a influire insistentemente sulla sfera politico sociale, pur sapendo che trova sempre meno riscontri.
Il capitalismo: ecco questo sistema ormai impera, e le cure per ridurne la diffusione, da come sono state governate, sono state peggiori del male e non hanno avuto nessuna efficacia.
Oggi ci troviamo di fronte ad una crisi del capitalismo che, a parere di alcuni, potrebbe essere catastrofica proprio per il capitalismo. Personalmente non la penso così: è, per me, una ristrutturazione del sistema finanziario, quello cioè di accentrare ancora di più il governo capitalistico del mondo attraverso il sistema monetario, in modo tale che dovrà scomparire la circolazione monetaria così come lo si è abituati a usare, a profitto di quella computerizzata, quella per cui si crea denaro dal nulla o lo si distrugge per mettere in difficoltà intere regioni planetarie specie nei settori produttivi i quali verranno condizionati pesantemente. Fermare questo disegno capitalistico della grande finanza, presuppone un forte movimento contro la Banca Centrale Europea (per quello che ci riguarda in Europa ed in Italia in particolare); la pristinazione agli Stati, e non alle Banche Private (anche se si chiamano Bankitalia) lo stampaggio e l’emissione di banconote euro, così come vengono coniate le monete, per sottrarsi all’usura della BCE che ci impone, con il Trattato (capitalistico) di Maastricht, il pagamento del prezzo stampato sulla banconota e maggiorato del 3 o 4%, quando il prezzo di fabbricazione è di pochi centesimi. La sovranità della moneta spetta allo Stato Sovrano, e cioè al Popolo Sovrano degli Stati che si definiscono Democratici. È urgente si arrivi a costruire politicamente questa iniziativa (dopo centocinquanta anni dopo Marx), altrimenti siamo fottuti!

(13 Novembre 2008)

Rolando Marchioni

rolando1934@alice.it

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