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(2 Febbraio 2009)
La tempesta di insulti e di minacce che si è abbattuta sull'On.le Rita Bernardini e sull'Onorevole D'Elia per la loro civilissima protesta per il trattamento subito dai cinque stupratori impone una allarmata riflessione e iniziative adeguate per quanto sta accadendo in Italia, il paese di Beccaria ma anche delle torture dei Borgia e dei signorotti feudali.
Dal Garage Olimpo di Genova ad oggi è stata una sequenza spaventevole di episodi di persone che nella mani dello Stato hanno subito ogni sorta di violenza ivi compresa la morte.
Bisognerebbe affondare l'analisi sui detenuti specialmente di area anarchica o cosidetta insurrezionalista detenuti in carcere , sulla crescente ed inaccettabile criminalizzazione dei centri sociali, , sui suicidi che sono davvero troppi e che riguardano spesso anche detenuti in attesa di giudizio il che include sospetti inquietanti.
C'è una violenza sempre più diffusa nei corpi di polizia ed una tendenza ad ammazzare senza pensarci troppo sopra come fanno i poliziotti americami. Voglio sperare che talune brutalità non vengano dai seminari e dai corsi che nostri poliziotti frequentano in Usa.
La vita del prigioniero dello Stato in attesa di giudizio è sacra ed inviolabile. Quale che sia lo colpa anche la più orrenda di cui si fosse macchiato lo Stato ha il dovere di preservarlo sano fino al giudizio. La condanna non può includere bastonate e non può essere anticipata da percorse e maltrattamenti per ragioni di mero disprezzo da chi ha la responsabilità di custodirlo.
Per gli stessi identici motivi sono contro il trattamento del 41 bis. Le pene non possono essere graduate a seconda delle pericolosità del detenuto. Il mafioso deve scontare la condanna inflittagli dal giudice nelle condizioni garantite dalla Costituzione. Spetta alla sorveglianza impedire che possa nuocere alla società dalla detenzione ma non possono essere inflitte pene che sono inumane come l'isolamento
Solidarietà ai due parlamentari radicali e richiesta di una conferenza nazionale sulla violenza di Stato e sulla riforma della Giustizia per impedire che lo Stato diventi sempre più violento ed assomigli sempre di più ad una dittatura del genere colombiano.
Pietro Ancona
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