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(Dove và la CGIL?)

Electrolux: siamo oltre Charlie Chaplin!

No a 91 pezzi ogni ora.

(12 Maggio 2009)

Noi operai e operaie dell’Electrolux diciamo che il sindacato ora sbaglia!

Pensare di aumentare all’infinito la velocità delle catene di montaggio è proprio un grave errore! Sulle catene lavorano delle persone, non dei robot.

In pochi anni si è passati da una caduta di 60 pezzi ora, alla disponibilità di fare 91 pezzi ora come ipotesi sindacale (99 pezzi rimane la richiesta dell’azienda). Oltretutto dovendo recuperare le pause fisiologiche (pipì) aumenta ulteriormente il ritmo di lavoro. Una brutalità!

Per anni il sindacato ha sostento che per lavorare bene e meglio, è necessario ricomporre il contenuto del lavoro, sia per arricchire la mansione, sia per rendere meno alienante la prestazione. L’alienazione è fenomeno da tempo studiato che provoca problemi di salute.

Riteniamo che nulla sia più alienante di lavorare a cadenza di un pezzo ogni poche decine di secondi in catene di montaggio a ritmo vincolato, nei quali si è chiamati a fare svariate operazioni nella frazione di tempo. È evidente a qualunque persona con un minimo di buon senso, che più s’aumenta il ritmo della catena e maggiore è il rischio di riscontrare malattie professionali alle articolazioni e perdita di capacità lavorativa.

Gli operai e le operaie hanno quale loro unica fonte di reddito la forza lavoro che è loro concessa dalla propria salute. Dovrebbe essere imperativo per tutto il sindacato, nell’azione contrattuale, ritenere questo aspetto inviolabile.

Un accordo che prevede l’aumento di pezzi da produrre nelle catene, aumentando la loro velocità, è un accordo che programma le condizioni di peggioramento di lavoro e di salute degli operai. Su questo punto c’è una dottrina medica del lavoro che conferma da tempo lo stretto legame tra aumento del ritmo delle catene e il peggioramento complessivo della condizione operaia.

D’altronde basta guardare il film di Charlie Chaplin, “Tempi Moderni”, girato negli anni ‘30 (1936), per capire che già allora, con tanta ironia, ci si era resi conto di cosa fosse e quali problemi producesse, sulla popolazione, il lavoro vincolato delle catene di montaggio ad alti ritmi, quali quelli oggi già presenti a Porcia e nel gruppo Electrolux. Ciò che serve è una riduzione della velocità delle catene e dei ritmi di lavoro, oltre ad una diversa organizzazione del lavoro. Siamo persone non bestie.

Per queste ragioni riteniamo assolutamente sbagliato che il sindacato proponga su questo punto, come da richiesta dell’Electrolux, l’aumento ulteriore dei ritmi di lavoro nelle catene di montaggio dello stabilimento di Porcia. Inoltre c’è il rischio che tale peggioramento si estenda ad altri stabilimenti. Facciamo notare che non è con l’aumento dei pezzi che si risolvono le disfunzioni organizzative e i problemi di produttività. Lo prova l’esperienza di questi anni.

È nostra convinzione che le assemblee non debbano dare un mandato sull’aumento della velocità delle catene, mentre devono dar mandato al sindacato di non cedere su questi punti. Il sindacato deve battersi e lottare, con i lavoratori, per soluzioni alternative. È questo il nostro ruolo.

In tutti i casi esprimiamo la nostra contrarietà a tale eventuale decisione.

09.05.09 Pordenone

Operai e operaie di: Electrolux Susegana (TV), Electrolux Forlì, e delegati componenti Coordinamento Electrolux, aderenti a Lavoro Società – Cambiare Rotta FIOM-CGIL

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