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(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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(Lotte operaie nella crisi)

Ordine del giorno dell'Assemblea Delegati Rsu e lavoratori di tutti i luoghi di lavoro tenuta a Padova l' 11 Settembre 2009

(20 Settembre 2009)

L’assemblea dei delegati RSU e dei lavoratori dei diversi luoghi di lavoro, convocata sulla base dell’appello sottoscritto nelle settimane scorse, esprime quanto segue: l’attuale crisi economico-finanziaria, purtroppo destinata a durare ancora a lungo, oggi produce quelle gravi ripercussioni sul tessuto economico e produttivo provinciale da tempo annunciate.

Gli ultimi dati, diffusi dalla stessa Regione, ci dicono che nel corso degli ultimi mesi sono andati distrutti 115.000 posti di lavoro di cui circa 20.000 nella sola provincia di Padova.

I primi a pagarne il prezzo sono le lavoratrici ed i lavoratori: in una spirale che non risparmia nessuno le scelte del Governo criminalizzano con leggi razziste i lavoratori migranti, discriminano le donne, producono migliaia di disoccupati nella scuola. Nessuno può sentirsi sicuro o chiamarsi fuori da quanto sta avvenendo.

In questo contesto si rischia un declino inesorabile con gravi conseguenze su migliaia di lavoratrici e lavoratori che non solo perdono o rischiano di perdere il posto di lavoro, ma soprattutto faranno sempre più fatica a ritrovarlo. Donne e uomini, non lo dimentichiamo, già alle prese con problemi legati a un reddito insufficiente e con affitti o mutui spesso insostenibili.

A pronte di tutto ciò noi denunciamo: 1. La completa subordinazione della politica alle logiche del mercato, Al di là delle dichiarazioni ad effetto del solito TREMONTI la sostanza è l’assenza di qualsiasi capacità progettuale che vada oltre il finanziamento delle banche, che continuano a macinare profitti, o il finanziamento agli ammortizzatori sociali, peraltro insufficienti . Realtà industriali importanti, vengono lasciate morire, pensiamo alla Lofra,alla Sirz, e nel recente passato alle Oms Stanga, o vengono fortemente ridimensionate, come la Komatsu, La Sit La precisa, le fonderie Aselmi, ecc.., senza parlare della strage delle piccole attività artigiane, nell’assenza di un qualche intervento pubblico, e di un piano di sostegno alle attività produttive nel nostro territorio.

2. L’incapacità di una imprenditoria che non ha fatto sistema, non ha investito in modo serio, che ha preferito delocalizzare e disinvestire sul manifatturiero a favore di più lauti investimenti di natura finanziaria e immobiliare, attenta soltanto ad usare la crisi per sbaraccare quel poco che rimane di garanzia per i lavoratori. Vedi la vicenda del settore alberghiero di Abano e Montegrotto e la realtà di aziende come la Arneg dove la crisi è servita a ridurre l’occupazione tagliando i contratti interinali e imponendo con il ricatto e la paura e con il consenso di una parte del sindacato, un forte aumento dello sfruttamento .

3. Le scelte di quelle organizzazioni sindacali che a fronte della crisi hanno avallato la pratica degli accordi separati, puntando ad isolare la stessa CGIL o quelle categorie che, mantenendo come faro della loro pratica contrattuale la difesa degli interessi dei lavoratori senza compromessi, vengono duramente attaccate come la FIOM CGIL:

Per provare a far fronte a tutto ciò noi proponiamo che, a partire dall’assemblea di oggi si avvii un percorso nuovo che veda:

- La costituzione di un coordinamento dei diversi luoghi di lavoro che si ponga l’obbiettivo di un lavoro di “rete” sempre più necessario in una crisi che isola e divide.

- L’avvio di una sede permanente di confronto sui temi della crisi che parli alle istituzioni – locali e nazionali - alle forze politiche ed alle parti sociali. Va fatta con urgenza una mappatura del territorio, soprattutto sul versante del rilevante patrimonio delle aree industriali dismesse, per definire in modo congiunto con gli enti locali una loro finalizzazione verso attività produttive e di servizi innovativi che pongano al centro anche i temi ambientali, le nuove fonti di energia, il ciclo dei rifiuti ed altro come opportunità di lavoro e motore di ripresa stante anche la necessità di costruire un diverso modello di sviluppo. Questa crisi ha alla sua origine il prevalere delle logiche speculative e la svalorizzazione del lavoro, sia dal lato dei salari, sia delle condizioni materiali, da questa crisi non si esce riproducendo il modello sociale ed economico che l’ha generata. E’ necessario un deciso cambiamento di rotta delle politiche economiche ed industriali e delle relazioni sociali, che devono essere centrate sul prevalere del bene comune, la tutela del lavoro e degli interessi dell’intera società, non dei profitti di una parte ultraminoritaria.

L’assemblea ritiene prioritarie alcune scelte che di seguito indichiamo:

- Non può essere sufficiente una politica di “riduzione del danno” che si limita agli ammortizzatori sociali. Occorre parlare chiaramente di blocco dei licenziamenti anche quando si riconosca la necessità della sospensione del lavoro in una determinata attività. Estensione a tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto, della cassa integrazione. A quanti sono senza lavoro si deve assicurare un reddito anche attraverso lavori di pubblica utilità.

- Regolarizzazione per tutti i lavoratori migranti costretti al lavoro nero e clandestino poiché lo sfruttamento della condizione di clandestinità è uno degli aspetti più biechi della crisi.

- Costituzione, partecipazione a comitati o reti contro la crisi, contro i licenziamenti ed il razzismo dilagante per tenere insieme lavoratori, precari, studenti, pensionati e migranti, sostenendo con la solidarietà attiva i lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro come quelli aggrediti da campagne e iniziative razziste che hanno solo lo scopo di dividerci.

- L’intervento pubblico deve prevedere la costituzione di società con lo scopo primario di rilanciare le attività produttive, di impedire la chiusura di aziende sviluppando in sinergia con il formidabile potenziale di sapere scientifico di una delle Università più antiche, nuove filiere produttive destinate a incontrare i nuovi bisogni a cominciare da quelli della tutela dell’ambiente e della terra e della natura in cui tutti viviamo.

- Volantinaggi ed altre iniziative innanzi a luoghi simbolici come i centri per l’impiego, gli ospedali le sedi delle associazioni datoriali che facciano emergere la condizione dei lavoratori dando il segno della solidarietà e non della disperazione, ma che pongano anche l’accento su alcune contraddizioni evidenti della crisi come il crescere di una evasione fiscale che il governo finge di combattere ma che ancora una volta viene di fatto sanata con la riproposizione dello scudo fiscale per i capitali in rientro dai cosiddetti paradisi fiscali.

- Con la crisi va riaperta la discussione sulla previdenza complementare che ha visto fare anche in Veneto una campagna massiccia per l’adesione dei lavoratori ai fondi. Con la crisi si pone più che mai il tema dell’utilizzo diretto del tfr dei lavoratori e della possibilità di destinarlo all’INPS, in attuazione dell’art. 38 della costituzione.

L’assemblea sostiene lo sciopero generale dei metalmeccanici del 9 ottobre 2009.

L’assemblea sostiene attivamente tutte le iniziative di resistenza per garantire il posto di lavoro e la contrattazione di tutte le categorie, contro le azioni discriminatorie e razziste.

Infine poniamo la richiesta di uno sciopero generale e di una manifestazione provinciale, da costruire con un percorso adeguato, su una piattaforma chiara capace di unire e di mobilitare tutto il mondo del lavoro.

Fonte

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