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Prima udienza nel processo Eternit. Una lunga storia di morti per amianto

(11 Dicembre 2009)

Lo hanno chiamato il processo dei record ed è facile capire perché. Quasi 2.200 morti, circa 700 malati gravi, 2.889 parti offese, 750 parti civili già costituite e altre 600 domande di costituzione, 150 avvocati e collaboratori, più di 100 giornalisti, 424 i malati di amianto e i parenti delle vittime presenti al Tribunale di Torino. Per una volta non si tratta di sterili numeri, ma di vite coinvolte, molte stroncate, da un killer silenzioso, l’amianto.....

Nella prima udienza del processo Eternit, il 10 dicembre 2009, sul banco degli imputati però non c’è solo l’amianto, ci sono anche i due responsabili della multinazionale, lo svizzero Stephan Schmidaeiny e il belga Louis De Cartier, accusati delle morti legate alla lavorazione dell'amianto nelle quattro sedi italiane dell’Eternit: Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). I due imputati in realtà non sono in aula e vengono dichiarati contumaci. Ci sono invece le tante persone affette da gravi malattie dovute all’esposizione all’amianto, ci sono i familiari delle vittime, le associazioni, i sindacati, le tantissime persone venute per dire basta alle stragi legate al lavoro. Fuori dal Tribunale di Torino una vera e propria folla, presenti fra gli altri anche esponenti dell'associazione 'Legami d'acciaio', nata dopo il rogo della ThyssenKrupp, e molte delegazioni straniere, come quella dei minatori francesi, con lo striscione “Un solo essere umano ha più valore che tutto l'amianto e il profitto del mondo”. Moltissimi anche i giornalisti e gli avvocati provenienti da Paesi europei per assistere ad un processo esemplare.

Obiettivo dell'accusa, guidata dal pm Raffaele Guariniello, è concludere il processo entro il 2010 e dimostrare che il reato è permanente (perché le fibre mortali continuano ad uccidere ed i loro devastanti effetti durano per anni) e, quindi, imprescrittibile.
La prossima udienza è stata fissata per il 25 gennaio ed è grande l’attesa per l’esito del processo, per rendere giustizia ai quasi 3000 lavoratori e cittadini che hanno respirato le micidiali polveri dell’amianto che veniva prodotto negli stabilimenti di Casale Monferrato (qui ci sono state già 1.500 morti accertate), Cavagnolo, Rubiera e Napoli dove si produceva l’Eternit, materiale composto da cemento e fibre di amianto. Fibre mortali che causano una media di 55 morti all’anno solo nel nostro Paese.

Fin dagli anni ’80 l’Italia è stata fra i maggiori produttori ed importatori di amianto, un materiale largamente usato per la sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa, ma purtroppo assai pericoloso. Le polveri di asbesto (nome scientifico dell’amianto), se respirate, provocano gravi malattie come l'asbestosi, nonché tumori delle pleure, ovvero il mesotelioma pleurico e dei bronchi, ed il carcinoma polmonare, forme tumorali che nella maggior parte dei casi risultano incurabili. Per questo l’amianto in Italia è stato vietato dalla legge n.257 del 1992, che definisce anche tempi e norme per la dismissione delle attività inerenti l'estrazione e la lavorazione dell'amianto. Purtroppo però questo materiale, la cui cancerosità è oggi ben nota, è stato largamente usato nel nostro Paese. Si stima che dal 1980 al 1992 in Italia siano state utilizzate più di 20 milioni di tonnellate di amianto, in larga parte per produrre la miscela cemento-amianto (l'Eternit) per la coibentazione di edifici, tetti, navi e treni, ma anche per vernici per auto e tute dei pompieri.

Inoltre le polveri di asbesto sono letali anche se inalate in piccolissime dosi e così nelle zone di lavorazione dell’Eternit non sono morti solo operai ma anche le mogli che lavavano le tute dei mariti dopo il turno in fabbrica; i cittadini di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera che respiravano aria avvelenata; i bambini che giocavano inconsapevoli vicino alle fabbriche ed usavano quella strana polvere bianca per disegnare le righe di un improvvisato campo di calcio.

10-12-2009

Valentina Valentini

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