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(29 Luglio 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

Contro l'energia dei padroni ed il loro ambientalismo!

Un ambiente pulito in un mondo nuovo.

(7 Febbraio 2010)

L’ambiente e’ frutto del sistema economico che lo produce, ne e’ un effetto.
Sempre.
Oggi, l’ambiente, e’ figlio dell’epoca capitalistica, e del suo imputridimento.
Ogni tentativo di migliorarlo, se non fa il paio con la lotta per il soppiantamento del sistema, e’ solo una vuota, folcloristica, volontaristica parola, quando non un nuovo affare.

Un nuovo ambiente in un nuovo mondo
Per una critica dell’energia padrona, e del suo ambientalismo.

L’odierno ricorso-ritorno all’energia nucleare va inquadrato al centro del dibattito e delle scelte politiche in Europa, frutto maturo delle avvenute concentrazioni dei produttori di elettricita’ dei mesi scorsi.
Al termine del processo di concentrazione accelerato dalla crisi e sostanzialmente concluso, il club dei 5 ( EdF, GdF-Suez, E.on, RWE, Enel ), si spartiscono in termini di oligopolio l’intero mercato elettrico continentale.
In Svezia si e’ abolita la vecchia moratoria che impediva l’attuale rinnovamento della dotazione di 3 centrali nucleari, in Finlandia e’ in costruzione un nuovo impianto, Repubblica Ceca e Slovacchia costruiscono ciascuna 2 centrali, la Bulgaria 1, a Ignalina in Lituania una centrale con la stessa tecnologia di Chernobyl e’ costruita, cosi’ come a Vilnius ed a Varsavia.
In Spagna e Germania viene messa in discussione la scelta della “progressiva fuoriuscita” perche’ un ritorno del nucleare costituirebbe, tra l’altro, un grande affare del settore delle costruzioni, oggi in grande crisi.

Il ritorno al nucleare sancito dalla bozza prenatalizia dal governo Berlusconi si inserisce in questo contesto, e solo nella risposta padronale europea alla crisi puo’ essere compreso.
A fine febbraio 2009 Italia e Francia hanno siglato un accordo quadro che prevede la costruzione in Italia di 4 centrali nucleari ( la cui localizzazione sata’ annunciata dopo le regionali di marzo ), ad opera di una joint-venture formata da ENEL ed EdF, aperta ad altri gruppi italiani dell’energia ( Sorgenia, Edison, A2A ).
I reattori adottati saranno gli EPR di terza generazione della francese Areva ( di cui e’ socio l’Ansaldo ), del tipo delle centrali di Flamanville e di Penly in Normandia, di cui l’ENEL avra’ una partecipazione del 25%.
In Italia, il prossimo grande affare dei padroni dell’energia europea, diviene terreno di riproposizione di vecchie logiche in un mondo cambiato, di veri profitti trasversali e di false contrapposizioni ideologiche.
A fronte del servitore di turno al governo impegnato nel ritorno al nucleare dopo un referendum perso ed una battaglia antinucleare di 10 anni, fa finta di contrapporsi la defunta sinistra di stato ed il giustizialismo di ritorno dei poliziotti dell’I.d.V..
L’adeguamento di Berlusconi alla “nuova” epoca nucleare europea viene contraddetta con le solite chiacchiere in difesa dell’ambiente e del pubblico, e con i soliti strumenti truffaldini della “sovranita’” popolare.

Dal punto di vista del contingentismo politicista, l’annunciato referendum, trasformandosi oggettivamente in una conta pro’ o contro Berlusconi, rischia seriamente di trasformarsi in un boomerang contro i suoi stessi promotori.
Un motivo in piu’, non il principale, per non portare acqua ne’ alle sirene referendarie ne’ al suo probabile esito plebiscitario pro Berlusca.
Ne’, d’altro canto, pensiamo riproponibile una stagione movimentista ( comunque interclassista ), in assenza di movimenti ecologico-ambientalisti degni di nota, radicati nel territorio e tra le comunita’di cittadini , o, peggio, rimodulare l’antica omelia del “mulino bianco”sulla riduzione unilaterale dei consumi, sull’austerita’ volontaria dell’autoconsumo, come se non bastassero sacrifici e rinuce imposte dai padroni e dalla loro crisi.

E allora?
Quali sono i passaggi e gli strumenti politici per intervenire in questa situazione che comunque ci coinvolgera’?
Diciamo subito che una politica di parte, autonoma, di classe, che sappia anche solo comprendere i nessi ed i legami tra i processi di concentrazione economica e centralizzazione politica in corso, non c’e’, e non ce la possiamo inventare in qualche mese.
Quello della costruzione di una visione del mondo che sappia tramutarsi in organizzazione e combattimento, e’ un lavoro di lungo periodo, che non prevede scorciatoie, ma che puo’ avvalersi di alcune utili puntualizzazioni comportamentali operative.

1°) Siamo contro il contingentismo politicista di governo e di opposizione come contro il localismo interclassista dei “movimenti”, per l’inquadramento di ogni lotta e resistenza ambientale e contro la devastazione dei territori nella strategia di un moderno anticapitalismo.

2°) Siamo contro ogni referendum perche’ strumento oggi perdente e sempre truffaldino, depositario delle ideologie della delega e della falsa sovranita’ popolare, ultimo salvagente per una matura democrazia borghese espropriatrice di diritti e liberta’ per il proletariato.

Senza farci, e soprattutto senza spargere illusioni stante gli attuali perdenti rapporti di forza tra le classi, all’attaccare manifesti altrui, a farci di nuovo utilizzare in battaglie altrui od impegnare forze e militanti in tentativi destinati alla sconfitta, preferiamo impegnarci nell’unica, vera, realistica, impresa autonoma di questa fase, imposta dai tempi correnti e dall’accelerazione della crisi: la lotta ( la lotta! ) per la sedimentazione, nel cuore malato dell’Europa dei padroni, del seme della lotta di classe, unica garanzia per la riscossa del futuro, per un ambiente pulito in un mondo muovo.

inverno 2010

combat

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