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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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Il buio oltre la privatizzazione dell’Enel

Comunicato del Cobas Energia

(1 Luglio 2003)

I tagli di energia elettrica effettuati il 26 giugno scorso alle utenze domestiche sono del tutto ingiustificati e costituiscono un ricatto verso tutti i cittadini.

E’ FALSO

-che in Italia non ci siano centrali elettriche sufficienti a soddisfare la richiesta di potenza sulla rete: ci sono 72.000 Mw installati e il picco di giovedi 26 giugno è stato di 52.000 Mw. Il margine operativo è del 38%! Anche considerando le centrali in manutenzione (2.800 Mw) e quelle in riconversione (5.500 Mw) il margine operativo è ancora superiore del 26% al picco di potenza.

-che il distacco della fornitura dalla Francia sia stato improvviso e tale da mettere in crisi la rete nazionale: l’Electricitè de France ha avvisato 48 ore prima e la potenza venuta a mancare era di soli 800 Mw, cioè pari a circa 1,5% del picco registrato, valore facilmente recuperabile aumentando di un inezia le prestazioni degli impianti termici.

-che esista “un piano” di emergenza del gestore della rete (GRTN) e che questo piano consenta alle società distributrici di staccare l’energia a loro piacimento.

E’ VERO

-che gli obblighi del servizio elettrico non sono più vincolanti per le società di produzione e distribuzione: agli inizi degli anni ’90 (gestione nazionale Enel) l’interruzione media per utente era di 110 minuti/anno; nel 1998 tale valore era salito a234 minuti/anno e nel 2001 è sceso a 181minuti/anno solo perché l’Autorità per l’energia dà degli incentivi economici per ridurre le interruzioni!

-che i produttori di energia tengono fermi i loro impianti perché ricevono comunque un indennizzo per la “disponibilità di potenza” (senza produrre energia) e le multe che eventualmente pagano sono irrisorie se paragonate al danno di sottrarre energia alla rete.

-che ci sono domande di costruzione di nuove centrali o per ripotenziare le vecchie pari a circa 60.000 Mw, ma non c’è nessuna voglia di farle fino a quando non sarà deciso un cospicuo aumento di tariffe che sono già le più alte d’Europa.

-che le reti di distribuzione locale fanno acqua perché dal 1996 (privatizzazione dell’Enel) sono stati drasticamente ridimensionati gli investimenti già programmati e il personale del settore elettrico è diminuito di circa 40.000 unità.

Questi sono i frutti delle scelte liberiste e della privatizzazione dell’Enel volute dal centrosinistra e peggiorate dal centrodestra. Il settore elettrico è in mano ad un oligopolio com’era prima della nazionalizzazione del ’62 (Enel, Edison -Fiat,Endesa, Acea-Electrabel,Asm) ed altre concentrazioni si annunciano, mentre scompaiono tutti i connotati di quello che era un servizio sociale. Tutti gli annunciati vantaggi del libero mercato si sono dissolti in pochi anni; niente di quanto promesso è stato attuato ed ora si agita la minaccia del buio per superare le contraddizioni interne a uno schieramento di potere che va dalla Lega lombarda alla Lega delle cooperative rosse. Si vuole porre la fiducia sul decreto Marzano (impallinato da 700 emendamenti di opposizione e maggioranza) che consente mano libera nella costruzione o ammodernamento di nuovi impianti (abbassamento dei vincoli ambientali), facilita l’uso del carbone e riconosce soldi ai comuni che accettano l’insediamento di una centrale.

In questo contesto qualcuno ripropone il nucleare mentre si è aperta la lotteria delle Regioni per “sistemare” le scorie nucleari della passata stagione “atomica” italiana. E la politica energetica? I vincoli ambientali? Lo sviluppo sostenibile? Roba da convegno, discorsi da intrattenimento serioso, tanto a Bruxelles si è già decisa l’apertura totale del mercato elettrico europeo dal 2004 per i clienti non vincolati e dal 2007 per quelli domestici (vincolati) e i sostenitori più accaniti sono stati quelli del centrosinistra!

Altri si appellano al protocollo di Kioto e alle direttive UE sulle energie rinnovabili per ridurre sprechi, distorsioni e inquinamento. Ma i limiti del protocollo di Kioto saranno largamente superati dalla UE (gli USA non l’hanno mai accettato) e le direttive sulle energie rinnovabili sono ampiamente raggirabili attraverso la compravendita delle “quote ambientali” vale a dire che se in Italia si impiega più carbone o gas (dunque si inquina di più) basterà comprarsi quote di rinnovabili all’estero (Austria, Spagna, Danimarca, Olanda) per rientrare nei limiti europei. Enel ha già comprato un parco eolico in Spagna … tanto il carbone lo mette a Civitavecchia.

Ma si può essere contro gli sprechi di energia senza prendere di petto una volta per tutte la società degli sprechi? Si può accettare che l’energia elettrica sia considerata una merce come le altre e poi lamentarsi che il mercato elettrico non favorisca le energie rinnovabili?

Non ci saranno benefici dalle fonti di energia rinnovabili se contestualmente non si sottraggono alla logica del profitto beni essenziali come l’acqua e l’elettricità che devono tornare e/o restare in mano pubblica e questo vuol dire in primo luogo battersi contro tutte le privatizzazioni passate e/o future.

30.06.03

COBAS ENERGIA

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