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Gli ex alunni della scuola Diaz

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(15 Novembre 2012) Enzo Apicella
La polizia carica i cortei studenteschi, a Roma e in altre città

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Breve ma intenso.

(9 Luglio 2010)

Processo a Massimo Papini: la cronaca dell'udienza-lampo del 6 luglio (e della sua attesa).

Il ritardo non piace a nessuno. Non fa bene a nessuno.
A chi viene da lontano. A chi aspetta, illuso, fiducioso nella speranza di una puntualità che esiste solo sulla carta. Caldo romano, oggi più che mai. Folla. Oggi più che mai, all'udienza per il processo di Massimo, al primo piano della palazzina B di piazzale Clodio, Tribunale di Roma, presso la I Corte d'Assise.

Non è un'udienza qualunque, anche se tutte hanno la loro rilevanza, non fosse altro perché scandiscono il tempo dell'attesa per rivederlo, anche per poco. Settimane dopo settimane.
Siamo all'indomani della sentenza del tribunale del riesame che ha stabilito che Massimo rimane dentro. Che il suo processo continuerà a viverlo dal carcere in cui è rinchiuso, come ha fatto finora. Solo col peso crescente del tempo che passa. Forse con una speranza in meno. Tanti mesi in più. Ognuno sa che è fondamentale esserci, non sappiamo se sarà fondamentale per Massimo ma sicuramente lo è per chi è venuto all'udienza oggi. Nessuna defezione. Volti noti. Parenti. Amici. Conoscenti. Tutti a turno assediano gli avvocati. Non è difficile intuire che qualcosa è cambiato rispetto all'ultima udienza, nelle espressioni di chi fuori dall'aula aspetta.

Qualcosa è cambiato perché ancora per Massimo non è cambiato nulla. Udienza prevista per le 11. I ritardatari avvisano ma arriveranno in tempo, alle 12.38 sono ancora tutti fuori. Ci resteranno fino alle 13. Pochi minuti prima che entri Massimo, o meglio sarebbe dire "passa". Il tempo di un saluto ammanettato ma evidente, come il sorriso grande di sempre. Immutato. E' un colpo d'occhio per tutti quel sorriso. Tutti salutano. Tutti dicono: "ciao Massimo". Poi sparisce e poi rientra.

Prima dell'ingresso della corte passerà ancora un quarto d'ora. Breve ma intenso.

Massimo, senza manette, è nell'"acquario". E lì inizia un dialogo di silenzi eloquenti che tacciono la sola cosa che importa. Gesti, cenni. Tanti sorrisi. Labiali. Un colloquio collettivo volgendo lo sguardo ora da una parte ora dal'altra. Tutti gli occhi su di lui. Nessuno nota l'arrivo dei PM Amelio e Tescaroli, il servizio di scorta particolarmente rumoroso che si dispone, più numeroso e meno discreto del solito. Quando sono le 13.18 inizia l'udienza con le parole del giudice "Detenuto Papini in aula".

L'avvocato Romeo informa il giudice che il tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato e informa della produzione di un cd rom contenente l'elenco di tutte le celle radiobase della Tim a Roma. Manca ancora il documento relativo alla relativa area di copertura di ogni cella.
Il giudice chiede che oltre il cd rom si faccia in modo di averne il contenuto anche "leggibile", stampato insomma. Troppa informatica, poco comprensibile.

Oggi era attesa in aula la testimonianza di Cinzia Banelli. E' stata rinviata al 15 luglio per inadeguatezza del luogo. Essendo in videoconferenza sarà necessario un allestimento idoneo possibile solo in un'altra aula, non disponibile per questa udienza e già fissata per la prossima.

Così è toccato ad Andrea Paselli, il teste di oggi. Chi l'avrebbe mai detto, un tecnico informatico… Consulente tecnico è il cofirmatario della perizia sul materiale sequestrato del 2004. Cosa ci interessa sapere? E' il PM Tescaroli a guidare l'udienza. E la ragione della presenza di Paselli in aula è semplice: chiarire la ragione per cui sui floppy sequestrati risultano file con data successiva alla data del verbale. Questo dopo aver presentato il teste, curriculum, esperienza. E soprattutto dopo avere premesso i dettagli sul funzionamento del software utilizzato (licenziato dal ministero, usato in tutto il mondo): encase. La prassi è la seguente. Dopo il sequestro si procede a effettuare una copia di tutto i materiale per non intervenire mai sull'originale che viene archiviato. L'arcano si svela rapidamente. Il software quando estrae e analizza i file crea a sua volta dei file di sistema. Questi non hanno data né informazioni. Ma se il contenuto del supporto analizzato viene trasferito su supporto, masterizzato o copiato su hard disk, quei file vengono datati come se creati in quel momento.
Alla domanda di Romeo se encase sia stato usato solo per i floppy Paselli risponde che non lo si può usare su cd.

E finisce così l'udienza. Con l'ennesima disamina del perito di turno che parla di dati tecnici, di software, di sistemi che sono solo informatici. Finisce l'udienza così e nessuno se lo aspetta. Il teste non si alza. Il giudice nemmeno. Gli avvocati attendono un cenno. I PM iniziano a raccogliere le carte. Un impasse quasi imbarazzante..

Imbarazzo interrotto dal giudice che dopo la deposizione durata un quarto d'ora appena chiude dicendo: breve ma intenso.

Un quarto d'ora, breve ma intenso. Che coincidenza. Ci sarebbe da indagare.

Comitato Massimo Papini Libero!

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