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(29 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Sulla scalata repressiva e reazionaria

(29 Febbraio 2024)

polizia contro studenti

Le brutali cariche poliziesche avvenute a Pisa, Firenze, Bologna, Verona, Roma, Napoli, Catania, etc., contro studenti e lavoratori, sono solo gli ultimi atti repressivi che hanno caratterizzato la gestione dell’”ordine pubblico” del governo Meloni.

A ciò si è accompagnata la presenza sempre più ingente e minacciosa delle forze di polizia nelle manifestazioni, la continua identificazione e schedatura dei partecipanti, la criminalizzazione della protesta antimperialista e antisionista, la crescente limitazione del diritto di sciopero e di manifestazione, i fogli di via per i sindacalisti combattivi…. Allo stesso tempo si attribuiscono alle forze di polizia poteri di sorveglianza e repressione ancora più ampi, uso dei droni, taser, armi private senza licenza, etc.

Il clima politico è cambiato negli ultimi mesi, così come è evidente che da Palazzo Chigi sono arrivate precise direttive politiche alle questure e ai media.

Questa linea è dettata da fattori interni ed esterni.

Sul piano interno, mentre l’economia rallenta, il governo di estrema destra si mostra del tutto incapace di rispondere alle esigenze degli operai, dei disoccupati, dei pensionati, delle donne, degli studenti, dei migranti, degli alluvionati, delle 7 famiglie su 10 che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Meloni e Salvini sono in calo di consensi, temono l’ampliamento delle lotte e perciò fanno a gara nell’usare il manganello per reprimere la protesta sociale e intimidire le masse.

Sul piano esterno, le contraddizioni interimperialiste si acutizzano ed hanno come risultato la prosecuzione e l’estensione dei conflitti armati. Osserviamo un maggiore impegno della NATO (ad es. l’avvio della mega-esercitazione militari Steadfast Defender 2024 in vista dello scontro con la Russia ) e dell’imperialismo italiano sui fronti in guerra: in Ucraina, Medio Oriente, nel Mar Rosso, in Africa.

Per portare avanti la politica di guerra di rapina non basta inviare armi, navi e truppe, non basta aumentare la spesa militare a danno di quella sociale (pochi giorni fa la Camera ha dato il via libera per l’acquisto di carri armati Leopard al costo di 8,2 miliardi di euro, mentre con la manovra finanziaria si sono tagliati 400 milioni di fondi per i disabili). E’ anche necessario consolidare le retrovie, mettere in riga gli operai e gli studenti che lottano e solidarizzano con la causa dei popoli oppressi, in primo luogo quello palestinese.

L’imperialismo è “reazione su tutta la linea”, e ciò è dimostrato dalla crescente aggressività del capitale contro il lavoro, dalla repressione del movimento operaio e popolare, dall’aggressività della politica internazionale delle potenze imperialiste contro i popoli.

Sulla base di questa breve analisi del fenomeno repressione, chiedere le dimissioni di questore e ministro è una liturgia che lasciamo volentieri alle “anime belle” della sinistra borghese. Quelli che criticano le manganellate a targhe alterne, cioè quando al governo non ci sono loro.

Ma noi comunisti sappiamo che la repressione dello Stato borghese è cosa seria e non ha mai risparmiato lavoratori e studenti fin dai primi vagiti della Repubblica, senza soluzione di continuità con il passato del regno.

Uno Stato che sa benissimo con chi schierarsi e soprattutto chi reprimere, ma che risparmia invece, neanche a dirlo, fascisti, padroni e padroncini, così come quegli strati di piccola borghesia che la crisi costringe a muoversi, per ora ancora nell’ambito del sostegno elettorale alle destre.

Uno Stato in cui non si può manifestare per chiedere di fermare un genocidio è in tutto e per tutto una macchina oppressiva e repressiva con un chiaro carattere di classe: dalla militarizzazione della società, alla scuola delle bocciature per chi le occupa, passando per una sanità che non cura più la povera gente.

Ma che è anche oggetto di una profonda crisi di credibilità e legittimità, di cui la disaffezione alle urne è solo un esempio. In questo senso vanno lette le dichiarazioni di Mattarella volte a frenare questo fenomeno e a recuperare il ruolo delle istituzioni come mediatrici dei conflitti e contenitrici del dissenso.

Con queste premesse, vogliamo cogliere e far notare due aspetti su cui riflettere e di cui far tesoro:

1) I rapporti di forza contano. La Polizia di Stato che a Pisa, oltre persino la logica opportunistica borghese, ha manganellato un centinaio di ragazzini inermi, nulla ha fatto o potuto fare contro gli oltre 5 mila che si sono spontaneamente radunati nello stesso pomeriggio in piazza dei Cavalieri in una manifestazione non autorizzata in barba al T.U.L.P.S. (che è bene ricordare essere legge dei tempi del fascismo).

2) In quella piazza spontanea e non organizzata, c’erano anche quei sinceri democratici che pensano al fascismo esclusivamente come fatto di costume, dalle camicie nere ai saluti romani, ignorandone la funzione di stampella del capitalismo. Quei sinceri democratici che, irretiti e illusi dai loro capi riformisti che nascondono la natura di classe del fascismo, pensano sia sufficiente recarsi alle urne per arginare l’avanzata della reazione, senza rendersi ancora conto che la destra borghese è anche dentro quelle organizzazioni politiche e sindacali filocapitaliste a cui affidano il loro voto e le loro attese.

Detto questo, nell’ottica della costruzione dell’organizzazione intermedia che prepari la nascita del Partito, continueremo a essere presenti nelle iniziative e nelle manifestazioni contro l’occupazione e l’apartheid posti in atto dallo stato sionista d’Israele contro i palestinesi, contro la repressione di Stato e la politica di guerra dell’imperialismo, in primo luogo quello italiano, chiamando ad ampliare il fronte di lotta e cacciare il governo Meloni.

La resistenza alla repressione, la capacità di respingere i tentativi d’intimidazione e la solidarietà di classe sono importanti, ma non bastano.

La questione che si pone è integrare la lotta alla repressione e alla fascistizzazione dello Stato nella critica radicale del sistema capitalista-imperialista, sviluppando la consapevolezza della necessità di una radicale frattura rivoluzionaria con l’ordinamento economico, sociale politico borghese.

La repressione fa emergere la questione del potere statale e perciò mette in luce la questione del Partito rivoluzionario come soggetto fondamentale della lotta per il potere. Questo è il nodo principale che i comunisti e gli operai avanzati devono sciogliere!

27 febbraio 2024

Militanza Comunista Toscana
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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