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Indesit: chiudono Brembate e Refrontolo. Incontro con i sindacati rimandato a settembre

(5 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Mercoledì 04 Agosto 2010 18:16
Le grandi industrie italiane, a partire dalla Fiat, reagiscono alla crisi con chiusure, tagli di personale e delocazioni. Colpa del calo dei consumi dicono, ma ci si chiede, se gli italiani sono sempre più cassintegrati e disoccupati come fanno ad essere anche consumatori? In ogni caso ci sono aziende che tengono, anzi, che vedono crescere i guadagni. Fra queste la Indesit, la regina degli elettrodomestici (16 stabilimenti produttivi e 16.000 dipendenti) che nel primo semestre del 2010 ha raggiunto utile di 27,5 milioni. Buone notizie allora! Per l’azienda sicuramente, per i lavoratori purtroppo no. Infatti la Indesit, di proprietà della famiglia Merloni non nuova a drammatiche vertenze sindacali, ha comunque deciso di chiudere due stabilimenti, quelli di Brembate (Bergamo) e Refrontolo (Treviso), per trasferire le produzioni negli impianti di Teverola (Caserta) e Fabriano. Questa decisione coinvolge i 550 operai degli stabilimenti ed ha subito incontrato la protesta dei sindacati che hanno chiesto all’azienda di confrontarsi per evitare la chiusura dei due siti, per discutere il piano industriale ed avere chiarimenti sulla destinazione nel dettaglio dei 120 milioni di euro di investimenti annunciata da Indesit. Finora tale dialogo è stato difficile, infatti il primo incontro fra le parti previsto per il 26 luglio al ministero dello Sviluppo, è stato rinviato al 30 dello stesso mese per ragioni personali di uno dei componenti della delegazione aziendale. L’incontro del 30 è durato solo pochi minuti, il tempo di rimandare tutto al 3 settembre. Ma ora anche quest’ultimo incontro rischia di saltare, infatti in queste ore i vertici Indesit hanno dichiarato di voler sospendere il dialogo con i sindacati. Secondo l’azienda sarebbe venuto meno il clima per proseguire un sereno confronto a causa del “mancato rispetto da parte delle organizzazioni sindacali dell'impegno assunto lo scorso 15 luglio, presso il ministero dello Sviluppo Economico, a sospendere le azioni di protesta”. Sotto accusa sarebbero le proteste dei lavoratori dello stabilimento di Brembate a cui l’azienda risponde con l’annullamento dell’incontro del 3 settembre la “riserva di valutare autonomamente ogni ulteriore iniziativa”. Sembrerebbe che il diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione non venga più riconosciuto come diritto reale. Rifiutare il dialogo, negare la contrattazione, annunciare decisioni unilaterali da parte dell’azienda rischia di apparire un ricatto verso i lavoratori e la negazione dei loro diritti. Inoltre i sindacati ribadiscono, come se ce ne fosse bisogno, che negli accordi siglati con l’azienda non ci sono impegni di sospensione delle legittime azioni di protesta che, dopo l’incontro del 15 luglio, sono proseguite nelle stabilimento di Brembate nel rispetto di quanto pattuito fra le parti presso il Ministero, garantendo cioè la produzione e la consegna degli elettrodomestici. “Riteniamo pertanto di aver rispettato fino in fondo i nostri impegni - dichiara Ferdinando Uliano, segretario provinciale della Fim Cisl - ora chiediamo al Ministero con urgenza un intervento atto a garantire il pieno rispetto degli impegni assunti da Indesit, a partire dalla ripresa del confronto sindacale e diffidiamo la direzione aziendale ad agire con ulteriori iniziative unilaterali”.
L’Indesit aumenta gli utili e i consumi risalgono, gli operai del gruppo sono pronti a lavorare anche ad agosto, eppure l’azienda medita la chiusura di due stabilimenti e si sottrae al dialogo con i sindacati. Davanti ad un muro di silenzio quali strumenti rimangono ai più di 500 lavoratori per difendere il proprio posto ed i propri diritti quando è negata loro la possibilità di protestare e di mandare i propri rappresentanti a parlare con i “padroni”. Già perché non poter più incidere sul proprio destino lavorativo, non poter esprimere il proprio disaccordo, non essere ascoltati, non veder tutelati i propri diritti ci porta indietro di secoli, quando c’erano padroni che decidevano e schiavi senza diritti né parola.

V.V.

4-8-10

www.dirittidistorti.it

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