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Democrazia a stelle e strisce. Amnesty: nelle carceri irachene 30.000 prigionieri maltrattati e senza processo

(14 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Thais Palermo Buti, Radio Città Aperta

14-09-2010/13:00
--- Per qualche ragione, il Rapporto diffuso ieri da Amnesty International “Nuovo ordine, stesse violazioni: detenzioni illegali e tortura in Iraq”, che denuncia la violazione sistematica dei diritti umani nel paese arabo, concentrandosi appunto sul problema delle detenzioni illegali, non ci sorprende. Il documento, che ha raccolto migliaia di testimonianze, sostiene che circa 30 mila persone, molte delle quali trasferite recentemente dalla custodia statunitense a quella irachena, rimangono in stato di detenzione senza processo e a rischio di subire torture e altri maltrattamenti.
La maggior parte di queste persone rimangono nelle carceri e nei centri di detenzione sotto il controllo dei Ministeri della Giustizia, dell'Interno e della Difesa, subendo “condizioni di detenzione molto dure”, il che porterebbe i prigionieri a soffrire diversi problemi di salute. Alcuni sono stati condotti in prigioni secrete, dove sono stati torturati. L'informazione venuta a galla di recente su una prigione segreta a Bagdad ha anticipato la denuncia di Amnesty.
L’organizzazione ripercorre nel documento la storia recente dei diritti umani in Iraq, a partire dalla invasione statunitense nel 2003, che ha portato ad un'ondata di violenza da parte di alcuni gruppi armati che si oppongono alla occupazione nordamericana e al governo iracheno sostenuto da Washington. Ma il rapporto va ben oltre questo aspetto e si sofferma sulle responsabilità delle forze statunitensi e irachene, che hanno commesso “gravi violazioni dei diritti umani, hanno sottoposto a tortura ed a maltrattamenti i detenuti, causando la morte di alcuni di loro”. Inoltre, prosegue il rapporto “hanno ucciso i civili in perquisizioni realizzate nei domicili, nei controlli di sicurezza e negli scontri armati, distruggendo le abitazioni ed altre proprietà del popolo iracheno”.
Ed è lì che risiede la gravità dell'attuale situazione irachena: il governo statunitense, che si ritiene il “garante della legalità” (a casa sua), non solo commette le peggiori atrocità in nome di chissà quale lotta al terrorismo, ma legittima gli altri governi suoi amici a fare lo stesso.
Verso metà del 2007 infatti, ammontava a circa 23 mila il numero dei prigionieri tenuti sotto la custodia statunitense, per la maggior parte senza capo d’imputazione e senza processo. Già dall'inizio del 2009 i nordamericani, che dovrebbero completare il ritiro dall'Irak alla fine del 2011, hanno consegnato migliaia di detenuti al governo iracheno, senza la minima garanzia contro la tortura e i maltrattamenti.
Lo studio dell'Amnesty parla chiaro, e rivela dati sconcertanti sulle detenzioni illegali, le sparizioni forzate e le torture subite da migliaia di persone fin dal 2003, per mano della Forza Multinazionale guidata dagli Stati Uniti in Iraq e delle stesse autorità irachene.
Persone recluse da sei, sette, fino a dieci anni senza avere nei propri confronti nemmeno un capo di imputazione. Persone in favore delle quali tribunali e giudici iracheni hanno ordinato la liberazione per mancanza di prove, e che non sono mai uscite di prigione.
Ci sono poi quelli ancora incarcerati, malgrado l'approvazione nel 2008 della legge sull'Amnistia, che ordina la scarcerazione delle persone recluse senza capo di imputazione dopo 6 o 12 mesi dal proprio arresto, a seconda del caso.
Molti di questi detenuti sono state vittime di maltrattamenti e di tortura nel periodo iniziale della loro detenzione, spesso reclusi in regime di isolamento. Alcune delle famiglie dei detenuti sono stati anni senza avere loro notizie, senza sapere se erano vivi o morti.
“Uno dei problemi principali nella sfera dei diritti umani continua ad essere la detenzione di migliaia di persone, senza il rispetto delle procedure previste. Per il diritto internazionale, è vietato che una persona rimanga reclusa per un lungo periodo senza avere accesso a un avvocato o senza comparire dinanzi a un tribunale. La violenza indiscriminata e le procedure di detenzione inadeguate non faranno altro che generare un risentimento contro chi si incarica della sicurezza”. Parole di Malcolm Smart, direttore di Amnesty International? No. Un estratto del rapporto dell'allora Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan sulla situazione in Irak, datato 7 giugno 2005. Memoria corta, la nostra.

www.radiocittaperta.it

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