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Israele-Anp : colonie spingono Abu Mazen nel baratro

(15 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org

La prossima massiccia ripresa della colonizzazione ebraica in Cisgiordana grava sul secondo round di negoziati diretti israelo-palestinesi previsto oggi a Sharm el Sheikh, in Egitto, e domani a Gerusalemme. Rimasti fermi per 20 mesi, i negoziati sono ripresi il 2 settembre a Washington per le forti pressioni esercitate dal presidente americano Barack Obama sulla parte più debole, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen. Quest'ultimo per oltre un anno, prima di cedere di schianto di fronte all'insistenza americana, aveva posto come condizione per l'avvio delle trattative la fine dell'espansione degli insediamenti ebraici. Proprio la colonizzazione potrebbe causare il naufragio immediato di negoziati fragili, fondati su basi ambigue e non sulle risoluzioni internazionali, con gli Stati Uniti che continuano ad ostentare una posizione di presunta «neutralità» che, di fatto, fa gli interessi della parte più forte, Israele.

Il Segretario di stato Hillary Clinton, che con il presidente egiziano Hosni Mubarak e l'inviato Usa per il Vicino Oriente George Mitchell, parteciperà ai colloqui israelo-palestinesi, prima di arrivare a Sharm el Sheikh da un lato ha invitato il premier israeliano Netanyahu a prorogare la presunta moratoria che avrebbe attuato negli ultimi dieci mesi sulle nuove costruzioni nelle colonie israeliane in Cisgiordania, ma dall'altro ha esortato i palestinesi ad accettare un compromesso. «Senza trattative non ci saranno sicurezza per Israele e uno Stato per i palestinesi», ha avvertito il Segretario di stato, confermando che l'Amministrazione Obama è aggrappata a questo negoziato zoppicante nella convinzione che il successo della trattativa spalancherebbe davanti a Barack Obama la porta di un secondo mandato presidenziale.

In questo clima Netanyahu gioca la sua partita, comunque vincente sia che il negoziato vada avanti sia che precipiti subito nel baratro dell'insuccesso. Il premier israeliano ha già messo in chiaro che non estenderà la moratoria destinata ad esaurirsi il 26 settembre e propone quella che viene chiamata dai quotidiani israeliani una «colonizzazione al rallentatore» che potrebbe limitare a 2000 il numero di nuove unità abitative annue negli insediamenti ebraici in Cisgiordania (tutti illegali secondo le leggi internazionali). Ma il gruppo pacifista israeliano, Peace Now, smentisce che il primo ministro intenda limitare al minimo le costruzioni. Nel suo ultimo rapporto Peace Now riferisce che ben 13.000 alloggi per coloni potrebbero in realtà essere messi in costruzione il giorno stesso della fine della moratoria, poichè già autorizzati.

Di fronte a ciò Abu Mazen appare impotente e ben pochi credono che il presidente dell'Anp manterrà la promessa fatta di abbandonare il tavolo delle trattative davanti ad una ripresa della colonizzazione. Troppe sono le pressioni americane e troppo ampia è la dipendenza dell'Anp dagli aiuti finanziari statunitensi ed europei per permettere ad Abu Mazen quello scatto di «dignità nazionale» che i palestinesi gli chiedono.(red) Nena News
(Fonte: Nena News )

www.forumpalestina.org

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