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(31 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

Vittoria per la Tasmania

(16 Settembre 2010)

Da "Il Manifesto" del 14 settembre

I gruppi ambientalisti australiani hanno vinto una battaglia. Si tratta di Gunns Limited, grande azienda australiana di «prodotti forestali», e del conflitto che ha per oggetto le foreste vergini della Tasmania, isola meridionale dell'Australia: la scorsa settimana Greg L'Estrange, amministratore delegato della Gunns, ha annunciato che la sua azienda rinuncia a tagliare nuove aree di foresta nativa tasmaniana. Durante il suo pubblico annuncio, a Melbourne, L'Estrange ha riconosciuto che la gran parte degli australiani sostiene la decennale battaglia ambientalista per salvare le foreste: «Il conflitto deve avere fine», ha detto, «cercheremo insieme soluzioni e andremo oltre, verso una reale industria forestale sostenibile».
Gunns è il maggiore produttore australiano di polpa di cellulosa, ha la più ampia rete di segherie nel paese, è il maggiore produttore di legno per arredamento e ha una catena di rivendite al dettaglio. Ha imposto sul mercato la sua linea di parquet di jarrah, nome aborigeno di una specie di eucalipto dell'Australia meridionale, con un bel legno rosso scuro vantato per la sua resistenza. Sul suo sito web campeggia il logo della certificazione Iso (lo standard internazionale di foresteria sostenibile) e l'amministratore delegato ha fatto ampio uso della parola «sostenibile» durante il suo annuncio: si tratta, ha detto, di lasciar vivere le foreste vergini e sviluppare le piantagioni.
L'Estrange ha ben ragione quando parla di conflitto «decennale». La sua azienda è il maggiore proprietario terriero in Tasmania, ed è da decenni nel mirino di organizzazioni ambientaliste, dalla Wilderness Society a gruppi locali come «Tap into a better Tasmania» e i Verdi della Tasmania, fino a una rete internazionale come il Rainforest Action Network. Tutti accusano la Gunns di tagliare a man bassa foreste native antiche, ecosistemi che si sono stratificati nei secoli e la cui perdita è irreversibile. Puntano il dito sulla sua produzione di truciolati: milioni di metricubi di tronchi di alberi trasformati in truciolati di legno (Gunns ne esporta circa 4 milioni di tonnellate l'anno, e si difende dicendo che sono i residui delle sue segherie, non tronchi tagliati apposta). Accusano l'inquinamento massiccio provocato dagli antiparassitari con cui si irrorano le foreste prima di tagliarle. La decennale battaglia si è svolta nelle foreste stesse, per le strade, nelle assemblee degli azionisti, nelle aule di tribunale. Nel 2009 Gunns ha perso quasi 8 milioni di dollari nella causa legale intentata quattro anni prima contro 20 attivisti, nel tentativo di ottenere un'ingiunzione del tribunale che impedisse le loro azioni di protesta: nella sua querela, presentata alla Corte suprema dello stato di Victoria, Gunns accusava i nomi più noti dell'ambientalismo australiano per episodi avvenuti durante una memorabile protesta del 2003 nella Styx Valley, in Tasmania, dove si trovano alcuni degli alberi più grandi al mondo.
Le polemiche poi si sono puntate sul progetto di un grande stabilimento per la lavorazione della polpa di legno da costruire vicino a Launceston, la seconda città della Tasmania, un investimento da 2 miliardi di dollari: ora Gunns promette che userà solo il procedimento Kraft (che non adopera candeggianti clorati) e alimenterà l'impianto con il legno di piantagioni di eucalipto, senza più toccare le foreste antiche. Accuse, proteste e battaglie legali devono essere diventate costose per l'azienda: ma ora bisognerà chiarire cosa sia «sostenibile».

Paola Desai

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