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Fiat voluntas Pomigliani

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(19 Giugno 2010) Enzo Apicella
A Pomigliano ci si prepara al referendum truffa che dovrebbe sancire il ricatto padronale

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A Torino migliaia in piazza contro modello Fiat, patto sociale e sindacati complici. La Fiom in difficoltà, la Cisl rivendica il modello Pomigliano

(9 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

09-10-2010/12:37 --- “L'accordo sullo stabilimento Fiat di Pomigliano non ha cancellato nessun diritto dei lavoratori ma ha, invece, bloccato la Fiat al tavolo e rimesso in carreggiata un sito che rischiava grosso”: lo ha urlato questa mattina Pina Castaldi, delegata rsu della Fim di Pomigliano, dal palco della manifestazione sul fisco di Cisl e Uil in corso nella capitale. Il sindacato giallo di Bonanni rivendica così apertamente la complicità sempre più spinta con il padronato, atteggiamento che negli ultimi giorni ha provocato le ormai note contestazioni ad esponenti della Cisl in tutta Italia. Il sindacato di via Po estende nel frattempo le sue provocazioni anche ad altri settori del mondo del lavoro. Ieri, mentre a Roma continuava il presidio dei delegati sindacali di Cgil, Uil, Usb, Cisal e Ugl negli uffici del direttore generale e del presidente dell'Inps, l'ondata di protesta si estendeva anche ad altre sedi, con l’occupazione da parte dei lavoratori delle direzioni provinciali di Napoli e Vibo Valentia. Una mobilitazione "per esprimere - si legge nella nota - la più ferma condanna sulla riorganizzazione dell'Ente e sull'approvazione, da parte della sola Cisl, delle linee guida per il rinnovo del contratto nazionale integrativo di ente 2010, entrambi respinti dalla maggioranza assoluta dei lavoratori in apposite assemblee referendarie". Insomma il sostegno attivo della Cisl all’attacco concentrico del mondo politico e padronale contro i lavoratori è sempre più esplicito, e la strategia della tenaglia ‘sindacati complici – governo/Confindustria’ contro le forze sindacali di classe è sempre più chiara. Afferma infatti Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale della Fiom-Cgil ai microfoni di Radio Città Aperta: “Confermiamo che nell’accordo di Pomigliano si ledono i diritti fondamentali dei lavoratori. L’attacco contro di noi, la criminalizzazione del dissenso in generale è su questo punto: non si vuole che spieghiamo ai lavoratori che l’operazione deroghe, che l’accordo separato sui contratti nazionali, che l’estensione ad altri lavoratori dell’accordo separato di Pomigliano senza neanche chiederglielo costituiscono attacchi pesanti alla democrazia e ai diritti dei lavoratori”.
Hanno ragione quindi coloro che in queste ultime settimane hanno voluto rendere visibile il proprio dissenso lanciando qualche uovo e qualche fumogeno contro le sedi della Cisl in mezza Italia? Neanche per sogno, dice Cremaschi, ribadendo la posizione espressa da Landini e Rinaldini, sempre della Fiom, nei giorni scorsi: “Mi sento di condannare seccamente l’azione che è avvenuta a Roma, il blitz contro la Cisl, che mi pare pure un’azione sciocca. Anche io penso che le sedi sindacali non vadano toccate.” Insomma dopo qualche giorno di titubanza la Fiom piega la testa e si allinea alla posizione espressa ufficialmente da Epifani, evidenziando una crisi di strategia ed una difficoltà netta rispetto ai sentimenti che porteranno in piazza sabato 16 ottobre decine di migliaia di lavoratori e studenti. Eppure il giudizio di Cremaschi sulla svolta neoconcertativa della sua Confederazione è netto e grave: “Considero la trattativa sul Patto Sociale un’autentica sciagura, penso che la Cgil fa malissimo a sedersi a quel tavolo anche perché non si è discusso o deciso in nessuna sede su quale è il mandato che gli iscritti hanno concesso ai dirigenti nella trattativa. Penso che la Cgil stia subendo la pressione del ‘palazzo economico-sindacale’, di Cisl e Uil ed è a rischio di cedimento”. Ma stante questo giudizio e la mancanza di democrazia interna alla Cgil che Cremaschi evidenzia, qual è la prospettiva che la Fiom offre ai lavoratori che rappresenta, mancando una credibile sponda confederale e generale? “Ah beh questo è un problema serio, questo problema esiste, non lo voglio negare, ma ne discuteremo dopo il 16 ottobre” glissa elegantemente Cremaschi.
Il bivio davanti al quale si trova la Fiom non sfugge a Paolo Sabatini, responsabile dei metalmeccanici dell’Unione Sindacale di Base che sempre ai microfoni di Radio Città Aperta spiega: “Il problema principale che oggi ha la Fiom è che se da una parte ha il sostegno di tutta la sinistra e di numerosi soggetti e movimenti sociali, dall’altra gli mancano due importanti punti di riferimento: intanto la sua confederazione, quella Cgil che sta sparando addosso alla Fiom e al suo gruppo dirigente, e poi quel partito di riferimento che prima era il Pci-Pds e che ora è quel PD che sta assumendo posizioni sempre più filo padronali, un appiattimento totale sulle posizioni di Sacconi. Ora la Fiom dovrà decidere, e in fretta, che fare”.
E’ proprio sulla prospettiva confederale e sulla resistenza coordinata tra tutte le categorie che ha puntato l’Unione Sindacale di Base quando ha convocato la manifestazione che sta percorrendo le vie di Torino e che si concluderà davanti al Lingotto.
“Il tentativo di riscrivere le regole delle relazioni industriali, sindacali e sociali a tutto beneficio delle imprese e la manifesta volontà di impedire ogni forma organizzata del conflitto sono veri e propri atti squadristici, tesi ad eliminare ogni pur minima opposizione allo sfruttamento. Per questo l’USB andrà sotto casa di Marchionne, capofila degli aggressori, che si fanno forti del sostegno di governo e sindacati complici” riassume Pierpaolo Leonardi a proposito dei contenuti della manifestazione di oggi.
“Un grande no al modello Fiat, no al patto sociale, no ai sindacati complici'' recita infatti lo striscione del serpentone di 10 mila persone che alle 11 di questa mattina è partito dalla porta 5 di Mirafiori. Tra i cartelli una gigantografia di Marchionne, Bonanni e Berlusconi con la scritta 'Pericolosi', mentre dieci lavoratori sfilano accanto, incatenati, con al collo una lettera ciascuno per comporre la frase 'Schiavi mai'. Sul manifesto affisso in questi giorni in tutto il paese per lanciare l’appuntamento campeggia una vecchia Fiat 500 che sbatte contro un cartello stradale con la scritta Usb. Insieme ai metalmeccanici della Fiat e di altri stabilimenti, visibili i precari della ricerca e della scuola, i lavoratori del pubblico impiego, i pensionati, i Vigili del Fuoco. Ma anche spezzoni di studenti, centri sociali, forze politiche della sinistra, e anche altre forze del sindacalismo di base.
“Visto che l’attacco ai lavoratori è concentrico – basti guardare al tentativo di smantellare il settore della pubblica amministrazione – abbiamo rilanciato con una risposta di tipo confederale, quindi non una manifestazione di categoria o vertenziale ma che metta insieme i diversi pezzi del mondo del lavoro” puntualizza Sabatini.
Alla manifestazione c’è anche il ‘popolo viola’ del Piemonte. Simonetta Zandiri spiega così l’adesione del nodo torinese: «Resistenza Viola Piemonte da tempo ha preso le distanze da sito internet ufficiale del movimento troppo ‘svenduto ai partiti’ e quindi poco libero. Noi non ci siamo mai fermati e abbiamo lavorato per ‘connettere le lotte’, facendo rete con i movimenti studenteschi, i Notav, il Comitato Acqua Pubblica e iniziando a contattare i sindacati perché da Torino è partito l’attacco sistematico ai diritti dei lavoratori, eppure non c’è mai stata una vera contestazione, se non qualche timido tentativo da parte di USB, appunto, organizzatori della manifestazione del 9 ottobre”.
“Quello di oggi è un vero e proprio ‘No Marchionne Day’ – racconta da Torino Sergio Cararo, della redazione di Radio Città Aperta – Il problema è che nel nostro paese se organizzi un No Berlusconi day puoi contare sul sostegno mediatico dei grandi quotidiani e dei grandi gruppi radiotelevisivi, mentre invece se prendi di petto la Confindustria e le complicità della politica col padronato sulla vicenda cala il silenzio. Ma la battaglia contro il modello Fiat non riguarda di certo solo la categoria dei metalmeccanici e tantomeno solo quelli del gruppo Fiat. E’ per questo che l’USB ha scelto di portare in piazza tutte le categorie. Gli accenni critici nei confronti delle ambiguità della Fiom all’interno del corteo di Torino sono visibili”.
“Qualche giorno fa abbiamo mandato alla Fiom e ai sindacati di base attivi nel settore metalmeccanico un invito a decidere una strategia comune e coordinata di risposta all’attacco della Fiat. Nessuno di noi può pensare di essere autosufficiente in questo duro contesto” spiega Sabatini che però poi ricorda “Anche se devo dire che poi, al di là della resistenza che la Fiom esercita in questo momento, gli accordi capestro nei luoghi di lavoro e nelle aziende li hanno firmati, ricordiamoci ad esempio quel contratto nazionale del 2008 che venne duramente contestato da migliaia di lavoratori durante le assemblee nelle fabbriche. Ma oggi in questa fase noi dell’Usb ragioniamo in termini di rilancio del conflitto e di accumulazione di forze”.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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