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Alemanno: ‘mai più asili pubblici’. La scure del Campidoglio anche su disabili, cultura e precari

(14 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Alemanno: ‘mai più asili pubblici’. La scure del Campidoglio anche su disabili, cultura e precari

foto: www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

14-11-2010/12:33 --- A Roma non si costruiranno più asili nido comunali. Lo ha annunciato qualche giorno fa il sindaco della Capitale Gianni Alemanno intervenendo alla Conferenza nazionale della famiglia. "La Capitale realizzerà solo a asili nido convenzionati perché costano la metà di quelli comunali - ha detto Alemanno - infatti per uno convenzionato si spendono 7mila euro l'anno a bimbo contro i 13 mila di uno comunale". Alemanno ha quindi spiegato che "si penserà agli asili nido comunali solo in situazioni particolari ma punteremo a creare soprattutto collaborazioni con il privato sociale". Le reazioni a questa affermazioni non si sono fatte aspettare. “Le dichiarazioni di Alemanno sono l’ennesima conferma dell’indifferenza del primo cittadino per la qualità dei servizi. Le politiche educative e sociali della Giunta vanno ormai esplicitamente verso un modello aziendalistico che si preoccupa solo di dirottare risorse pubbliche ai privati” denuncia Caterina Fida ai microfoni di Radio Città Aperta. Spiega la responsabile delle educatrici della scuola dell’Infanzia dell’USB del Comune di Roma: “Negli ultimi anni a Roma i nidi privati in convenzione hanno superato il numero dei nidi comunali. Questo è avvenuto a scapito della qualità del servizio e attraverso una diminuzione drastica dei diritti e dei salari delle lavoratrici dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Prima di eliminare in questo modo e così drasticamentei nidi pubblici mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, il Sindaco dovrebbe consultare i dati elaborati dall’ANCI, di cui tra l’altro è presidente, che dimostrano come siano lievitati i costi nelle città dove si è maggiormente privatizzato.” Esattamente il contrario di quanto dichiarato a Milano dal primo cittadino della capitale.
“Alemanno dovrebbe anche dare spiegazioni alle famiglie in lista d’attesa sul perché, ad anno scolastico inoltrato, i nidi di via Romero (8° municipio) e via Perlasca (9°) sono ancora chiusi; perché i bambini diversamente abili del 13° municipio sono di fatto dirottati verso le strutture private, o ancora perché, sempre nel 13° municipio, ci sono nidi privati che accolgono 80 bambini mentre dovrebbero ospitarne al massimo 30. Se il Sindaco pensa di poter preparare il terreno per le ormai prossime elezioni svendendo i servizi all’infanzia, dovrà tenere conto che la battaglia delle lavoratrici sarà ancora più dura”
A Roma ormai da tempo per le famiglie la ricerca dell’asilo nido può trasformarsi in una vera e propria corsa ad ostacoli. E l’alternativa tra la scelta di un asilo pubblico o di uno gestito da privati non esiste, visto che molto spesso la la scelta è obbligata. Le liste d’attesa per accedere nelle strutture pubbliche sono tanto lunghe che alla fine ci si deve rivolgere alle strutture private (che però ricevono lauti finanziamenti dal Comune) dovendo sborsare però assegni mensili che mettono a serio rischio il bilancio familiare.A Roma i posti teoricamente disponibili nei nidi comunali, per il 2010, ammontano a circa 10.600. Ed ogni anno sono almeno 6 mila i bambini che non rientrano nelle graduatorie per mancanza di offerta da parte delle strutture pubbliche.
Per quanto riguarda i costi, un riepilogo lo ha offerto un articolo dell’edizione romana del Corriere della Sera. Nelle strutture comunali, per l’anno in corso, si paga una tariffa mensile basata sempre sul reddito Isee e sugli orari prescelti, che oscilla tra 28 e 358 euro (comprese alcune quote aggiuntive) per la sola mattina, per arrivare a una spesa tra i 35 e i 419 euro al mese per il servizio dalle 8 alle 16.30. La quota massima vale per i redditi Isee oltre i 41.316 euro e per tutti coloro che non presentano la dichiarazione nei tempi previsti dal bando. Un nido privato costa mediamente parecchio di più, con prezzi variabili a seconda del quartiere e dei servizi erogati: la struttura “Nido, coccole & biberon”, ad esempio, in largo Solera, vicino viale Somalia (una zona standard) ha tariffe tra i 470 e i 510 euro, più la quota di iscrizione, per un servizio fino alle 16. Se poi ci si rivolge ad asili gestiti dalle congregazioni religiose (convenzionati), la quota mensile può scendere fino a 350 euro. Ma perché accettare supinamente che sia una organizzazione religiosa – il cosiddetto ‘privato sociale’ di cui parla Alemanno - ad educare e ad accudire i propri figli, con il sostegno delle finanze pubbliche, quando quegli stessi aiuti economici vengono sottratti alle strutture pubbliche?
Ma la scure del Comune non si abbatte solo sulla scuola dell’infanzia. Secondo alcune indiscrezioni la Giunta di destra è intenzionata a procedere con l'ennesimo taglio, pesantissimo e verticale, sulla spesa corrente di tutti i dipartimenti comunali: una cifra che oscilla fra i 125 e i 135 milioni di euro e si configura come un'autentica mazzata a servizi e assistenza. L'ennesima, che segue quella varata a fine luglio con il Bilancio 2010 che vide già la riduzione di ulteriori 158 milioni. A pagare il prezzo maggiore saranno, in particolare, quattro dipartimenti: Cultura, Politiche sociali, Politiche scolastiche e Personale, per i quali il taglio previsto si aggira intorno al 30% del già magro stanziamento ottenuto quest'anno. L'assistenza ad anziani e disabili verrà ulteriormente ridotta mentre in molti già denunciano la mancata erogazione da parte dell'amministrazione dei contributi per la riabilitazione alle persone con handicap a basso reddito. Bisognerà poi ritoccare i finanziamenti alle istituzioni culturali come il Palaexpo, forse chiudere alcune istituzioni culturali come la Casa del Cinema e quella del Jazz, certamente ridimensionare le iniziative in cartellone per una Estate romana da tempo ridotta a kermesse commerciale. E come sempre, sarà bloccato il turn over dei dipendenti comunali, mentre di assumere i precari a tempo pieno non se ne parla nemmeno. Alemanno si giustifica: in base all’ultima Finanziaria varata dal governo nazionale il Campidoglio continuerà a ricevere il contributo statale solo se dimostrerà di avere i conti a posto. Se a questo si aggiungono i minori trasferimenti agli enti locali, Roma inclusa, disposti dai ministeri economici per il 2011, i tagli finora descritti potrebbero essere solo la punta di un iceberg enormemente più grande. Man mano che i servizi per i cittadini verranno tagliati, si concederanno spazi e finanziamenti a quei soggetti privati che avranno quindi campo libero e potranno godere di una sorta di monopolio del settore. Altro che concorrenza all’interno delle logiche di mercato!
“Ormai i cittadini si stanno rendendo conto che le privatizzazioni hanno portato soltanto allo scadimento della qualità dei servizi per gli utenti e all’impoverimento dei lavoratori dei settori coinvolti. La battaglia contro le politiche di privatizzazione del Comune diventerà sempre più dura” promette l’esponente del sindacalismo di base che per il prossimo 25 novembre annuncia una nuova mobilitazione nell’ambito dello sciopero regionale intercategoriale che vedrà sfilare lavoratori di tutti i settori insieme ai senza casa e agli attivisti per la difesa dei beni comuni in un corteo che si concluderà questa volta sotto la sede della Giunta regionale del Lazio.

Radio Città Aperta - Roma

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