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In Tunisia è un bagno di sangue. Frattini conferma il sostegno al regime di Ben Alì

(10 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

In Tunisia è un bagno di sangue. Frattini conferma il sostegno al regime di Ben Alì

foto: www.radiocittaperta.it

10-01-2011/14:15 --- In Tunisia il regime di Ben Alì sta soffocando nel sangue la rivolta dei giovani e dei disoccupati. E' salito infatti ad almeno 25 morti il bilancio delle vittime delle proteste di questi giorni in Tunisia, secondo fonti sindacali locali citate dalla tv panaraba 'al-Jazeera', mentre secondo fonti dell'opposizione - nel paese i partiti di sinistra sono fuorilegge - e secondo l’emittente fuori legge radio Kalima, che trasmette dall’Algeria, le vittime della repressione sarebbero almeno 50, uccise nelle città di Thala, Kasserine, Meknassi e Reguab. Per tentare di placare la situazione il presidente-dittatore tunisino Zine El Abidine Ben Ali indirizzerà oggi un messaggio alla Nazione che andrà in onda sulla rete televisiva e radiofonica nazionali alle 14 ora locale.
Radio Kalima, che per prima ha dato voce ai gruppi di opposizione di Tunisi, ricorda che per il ministero dell'Interno locale le vittime degli scontri sarebbero solo una quindicina. In particolare gli scontri più violenti tra manifestanti e polizia sono avvenuti negli ultimi giorni nella zona centro-occidentale della Tunisia, dove migliaia di disoccupati hanno chiesto interventi del governo per lo sviluppo dell'economia locale e per contrastare l'inflazione e l'aumento della disoccupazione. Nella giornata di ieri forti tensioni si sono registrate nella zona di Sidi Bouzid durante i funerali di alcune vittime degli scontri dei giorni precedenti. Testimoni sostengono che i manifestanti abbiano dato fuoco ad alcuni uffici governativi e che la polizia sia intervenuta con idranti e gas per disperdere la folla. Sempre ieri, per la prima volta, la tv governativa ha mostrato alcune immagini proprio degli uffici amministrativi dati alle fiamme mentre ancora non sono mai apparse immagini degli scontri.
Intanto i cadaveri di cinque giovani sono stati scoperti questa mattina a Talah. Lo ha riferito a Radio Kalima l'avvocatessa Munia Bu Ali, secondo cui i cinque sarebbero stati uccisi da esponenti delle forze di sicurezza tunisina. Tre dei cadaveri sono ancora, secondo l'avvocatessa, all'interno di una caserma e la polizia si rifiuta di consegnarli ai parenti. Altri due cadaveri, che la polizia sta cercando di identificare, sempre secondo quanto ha riferito Munia Bu Ali, sono stati trovati su una montagna vicina alla città. Radio Kalima racconta anche che ieri la polizia ha aperto il fuoco contro il corteo funebre di un manifestante ucciso nelle ore precedenti impedendo di fatto la cerimonia e costringendo i presenti ad abbandonare il feretro sulla strada per il cimitero.
Il regime di Ben Alì, al potere ormai da 23 anni con il sostegno di Francia e Italia, ha minacciato di mobilitare l’esercito contro i giovani disoccupati. Nuove manifestazioni di protesta sono in corso oggi, secondo fonti del Partito Democratico Progressista (Pdp), a Sfax e a Regueb. L'opposizione tunisina di centrosinistra ha lanciato un appello al presidente Ben Ali per un cessate il fuoco "per salvare altre vite umane e per garantire la sicurezza dei cittadini e il rispetto dei diritti umani". In particolare uno dei leader dell'opposizione a Tunisi, Najib al-Shabi, ha chiesto che "cessino le violenze contro i manifestanti che sfilano pacificamente in strada".
Oltre ai giovani disoccupati spesso impiegati in maniera precaria nel settore della vendita ambulante degli alimenti e delle merci, anche gli studenti sono mobilitati. Gli alunni del Liceo sperimentale Bourguiba di Tunisi hanno solidarizzato con le proteste in corso indossando, lo scorso 8 gennaio, le maschere di Anonymous, il network hacker che ha lanciato la scorsa settimana ''Operazione Tunisia'', contro ''la censura del governo'' alle notizie delle proteste di piazza. Le foto dell'evento, pubblicate sulla pagina Facebook del Liceo, mostrano decine di ragazzi seduti nel cortile della scuola con le maschere di Anonymous (ispirate al protagonista di ''V per Vendetta'') che sventolano le bandiere tunisine.
Il governo tunisino, evidentemente in difficoltà, nel frattempo ha annunciato la liberazione di due figure fortemente rappresentative per i manifestanti. Si tratta del 22enne Hamadi Ben Amor, noto cantante rap, soprannominato 'il generale' dopo che con la sua canzone di protesta dal titolo 'Presidente il tuo popolo sta morendo' aveva contribuito a denunciare la passività di Ben Ali di fronte alle difficoltà di vita e il disagio crescente per le nuove generazioni. Una canzone che si rivolge direttamente al presidente-monarca, in carica dal 1987 e sempre più accusato di mantenere in vita un sistema di potere ormai corrotto, immobile, determinato soltanto a difendere i propri privilegi.
L'altro rilasciato Slim Amamaou, giovane universitario 'cyber-attivista' autore sul suo blog di vari appelli a proseguire la protesta.
Resta alta la tensione anche in Algeria, anche se in quasi tutto il paese e' tornata oggi la calma dopo le violente proteste dei giorni scorsi e gli scontri con la polizia che hanno provocato 5 morti e oltre 800 feriti. Ieri, riferiscono diversi media algerini, alcuni scontri si sono verificati ancora in Cabilia, principalmente a Bejaia e Tizi Ouzou, e nell'ovest del paese a Tlemcen e Sidi Bel Abbes. Secondo il quotidiano Algerie News, proprio lungo la frontiera con il Marocco, sarebbero stati rafforzati i controlli per evitare che i contrabbandieri approfittino delle proteste. Ad Algeri e nel resto del paese, la situazione e' sotto controllo anche se si rincorrono le voci su di una possibile ripresa delle proteste. Per precauzione, la Federazione nazionale di calcio ha annunciato la sospensione del campionato fino al 10 febbraio, anticipando la pausa invernale prima della fine del girone di andata. Un invito alla calma, e' arrivato tramite un video sul web, anche dal popolare rapper algerino, Lotfi Double Canon: ''Non bisogna perdere di vista quelli che vogliono il disordine e lo stato d'emergenza, la chiusura di porti e aeroporto e il divieto di scrivere sui giornali. Questa esperienza l'abbiamo già vissuta e non vogliamo che si ripeta'', ha affermato l’artista algerino.
Le politiche repressive nel Maghreb sono intanto totalmente appoggiate, tra gli altri, anche dal governo italiano: ''Quello algerino e tunisino sono governi che costituiscono un'importante presenza mediterranea anzitutto nella lotta al terrorismo - ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini aggiungendo - Sosteniamo governi che hanno avuto coraggio e hanno pagato con il sangue dei propri cittadini gli attacchi del terrorismo''. Queste le parole del ministro degli esteri italiano mentre le proteste non si fermano e probabilmente è destinato a crescere ancora il numero delle vittime della repressione.

Mila Pernice - Radio Città Aperta

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