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Golf Club Lampedusa

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(31 Marzo 2011) Enzo Apicella
Berlusconi a Lampedusa promette di cacciare i migranti e di costruire sull’isola un campo da golf e un casinò

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(La tolleranza zero)

Palermo. Noureddine che si è dato fuoco – fronte del CIE: Torino e Gradisca

(19 Febbraio 2011)

Noureddine Adnane ha 27 anni ed è nato in Marocco. Vive in Italia dal 2002 e si guadagna da vivere facendo l'ambulante. Lo conoscono tutti nel quartiere, e tutti gli vogliono bene, al punto che i palermitani lo chiamano "Franco". Noureddine riesce a portare a casa una ventina di euro al giorno. Mette i soldi da parte, con ostinazione e speranza, perché vuol far venire in Italia sua moglie e la loro bambina di due anni.

Ma a Palermo i venditori ambulanti, specialmente immigrati, devono fare i conti con la polizia municipale: retate nei mercatini, ispezioni, multe, sequestri della merce, intimidazioni. Noureddine non è un abusivo, ma riceve la visita dei vigili urbani per cinque volte in una settimana: davvero troppo per chi deve sbarcare il lunario tra mille difficoltà. Così di fronte all’ennesimo controllo, alla minaccia di sequestro della merce, Noureddine si è sentito solo e in preda al panico, ha preso la benzina, se l'è versata addosso, e s'è dato fuoco. Il vigile urbano che stava redigendo il verbale cerca di coprire le fiamme col giubbotto, mentre gli avventori di un bar tentano di spegnere con l'acqua delle bottiglie quella torcia umana. Il corpo di Noureddine è tutto ustionato, e viene ricoverato d'urgenza all'ospedale Civico dove sta lottando contro la morte.

Questo è il prodotto dell'esasperazione che nasce dalla repressione dilagante nei confronti degli immigrati, dei poveri, dei senza-carte, anche a Palermo.

L'anno scorso le forze dell'ordine si sono scatenate più volte a piazzale Giotto: pistole spianate ed elicottero che volteggiava sul mercatino settimanale. Un incredibile spiegamento di uomini e mezzi per dar la caccia a chi vende cinture o borse a buon mercato. Per non parlare della persecuzione nei confronti dei lavavetri ai semafori, con retate in grande stile contro "pericolosi clandestini" armati di secchio e tergicristallo.

A Palermo è in vigore dall'anno scorso la famigerata ordinanza per il "decoro urbano", uno dei tanti provvedimenti con cui – in tutta Italia – i sindaci hanno applicato le direttive del pacchetto-sicurezza. La legalità si svela per ciò che è realmente: l'esercizio del potere per schiacciare i più deboli.

Nella Sicilia vessata dal potere mafioso e dal malaffare politico, la "sicurezza" viene garantita perseguitando i soggetti più vulnerabili, come se in questa terra il problema fossero i lavavetri ai semafori o gli ambulanti che vendono la roba sui marciapiedi.

Noureddine voleva solo lavorare in pace e il suo gesto è un urlo assordante contro l'ingiustizia e la criminalità del potere.

Fronte del CIE. Aggiornamenti da Gradisca e da Torino

Aggiornamenti del 15 e 16 febbraio: dai giornali si apprende che la rivolta del 14 febbraio è iniziata nella sezione rossa con l'incendio di alcuni materassi da parte di alcuni degli immigrati appena portati lì da Lampedusa. La situazione dentro il Cie è considerata ad alto rischio anche a causa dell'imminente cambio di gestione e dei lavori di ammodernamento appena iniziati. Infatti secondo i piani della Prefettura la struttura avrebbe dovuto ridurre ancora di più la capienza fino ad un minimo di 60-70 reclusi per permettere i lavori. I nuovi sbarchi di massa a Lampedusa mettono a rischio questa strategia e parlano di nuovo di una polveriera pronta ad esplodere. Nel frattempo sono in cantiere nuove iniziative degli antirazzisti.

Ascolta l'intervista realizzata da radio Blackout.

Torino

Il 15 febbraio, dopo un incontro con i responsabili del centro ai quali hanno chiesto miglioramenti nelle cure sanitarie e più velocità nell'esaminare la pratiche, i reclusi hanno interrotto lo sciopero della fame iniziato il sabato precedente.

Il 16 febbraio una quarantina di antirazzisti si sono ritrovati davanti al CIE per un presidio solidale. Numerosi e molto aggressivi digos, carabinieri e antisommossa. Partiti con samba e battiture per un giro intorno a Centro, subito dopo la svolta in via Mazzarello, gli antirazzisti sono stati circondati dalla polizia che ha impedito loro di proseguire. Il pretesto per l'azione repressiva? Un compagno si è arrampicato sul muro ed ha acceso un fumogeno per salutare i ragazzi dentro.

Giovedì 17 febbraio. Il quotidiano Cronacaqui diffonde la notizia che un recluso è in isolamento perchè affetto da scabbia. La situazione, anche sanitaria, è sempre più critica: l'ondata di sbarchi di profughi e migranti dalla Tunisia sta portando al collasso le strutture. A Torino ci sono 170 reclusi per 120 posti.

Federazione Anarchica Torinese - FAI

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