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25 Aprile

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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Enrico Zambonini vive nei nostri cuori e nelle nostre lotte

(24 Gennaio 2024)

A OTTANT'ANNI DALL'ASSASSINIO DI ENRICO ZAMBONINI MARTEDI’ 30 GENNAIO 2024
al Circolo Berneri via Don Minzoni 1/d
ore 19.00 interviene Franco Schirone
ore 20.00 cena conviviale
ospiti a sorpresa

Organizzano l'Archivio Storico della FAI Reggiana - Cucine del Popolo -Federazione Anarchica

Enrico Zambonini

30 GENNAIO 1944 – I FASCISTI FUCILARONO
ENRICO ZAMBONINI
MILITANTE ANARCHICO NELLE BATTAGLIE ANTIFASCISTE,
LIBERTARIE E INTERNAZIONALISTE


Il 30 gennaio 2024 ricorre l'ottantesimo anniversario dell'assassinio di Enrico Zambonini. Anche quest'anno non potevamo esimerci da ricordare questa splendida figura tra i protagonisti dell'antifascismo anarchico del Novecento. Un percorso straordinario, quello di Zambonini, iniziato a Secchio di Villa Minozzo (Reggio Emilia) e sviluppatosi nelle lotte antifasciste e libertarie tra Francia, Belgio e Spagna per poi fare ritorno in Italia.

Avvicinatosi all'anarchismo agli inizi del 1919 diventa presto un punto di riferimento, tramite la sua militanza con l'Unione Sindacale Italiana, per la zona di Genova dove era emigrato gli inizi del secolo.

Spesso torna a Villa Minozzo ma a causa della sua propaganda anarchica nel 1922 viene aggredito dai fascisti. Costretto all'esilio in Francia continua la sua militanza politica spostandosi di frequente anche in Belgio dove l'antifascismo libertario ha una buona presenza. Nel 1935 si trasferisce in Spagna e l'anno successivo è fra i primi aderenti alla Colonna italiana “Ascaso” CNT- FAI, partecipando ai combattimenti di Huesca e Almudévar. Nel maggio 1937 è presente a Barcellona dove si registrano gli scontri fra comunisti e anarchici per il controllo della centrale telefonica, rimanendo gravemente ferito al volto.

Torna in Francia, ma viene consegnato alla polizia italiana che lo manda al confino di Ventotene.

Come tutti gli anarchici che, a differenza degli altri antifascisti, verranno “liberati” sei mesi dopo, nell'agosto del 1943 viene recluso nel campo di concentramento di Renicci d'Anghiari (Arezzo).

Evaso insieme ad altri anarchici il 4 dicembre del 1943, dopo il lungo viaggio, ritorna nelle montagne reggiane entrando nella Resistenza con un ruolo di primo piano. Dopo lo scontro fra partigiani e fascisti viene arrestato e dopo un processo sommario fucilato, insieme a Don Pasquino Borghi e ad altri 7 partigiani.

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