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Mezzogiorno di fuoco

Mezzogiorno di fuoco

(2 Marzo 2011) Enzo Apicella
Gli USA preparano l'invasione della Libia

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Con il proletariato Palestinese!

Contro stati, rais, mullah!

(13 Maggio 2011)

con le rivolte del nordafrica
contro stati, rais e mullah
al fianco del proletariato mediorientale
INTERNAZIONIALISMO!

L’incessante movimento dell’interdipendenza capitalista provoca rivolte di classe e colpi di stato, vuoti di potere e nuovi accordi.
La ridefinizione globale dei rapporti di forza tra potenze e blocchi imperialisti è alla base della odierna ri-spartizione delle sfere di influenza nell’area nordafricana e dello scrigno energetico mediorientale.
Gli elementi costanti di questo processo di riequilibrio sono il relativo indebolimento della presenza americana, il relativo rafforzamento europeo ( vedasi il protagonismo anglo-franco-italico nella guerra di Libia ), l’ingresso forte della Cina, i cui investimenti sono messi a rischio dall’attuale instabilità.
L’Africa ed il mediooriente stanno diventando il farwest della geopolitica mondiale, facendo divenire progressivamente quello che una volta era solo il cortile d’Europa il luogo dove si scontrano le ambizioni economiche, militari e politiche di U.S.A. e Cina, con Francia, Inghilterra ed Italia nel ruolo di attori non protagonisti.

Alla base dell’inaspettato dialogo tra Hamas ed A.N.P. in Palestina ( dove probabilmente si voterà a settembre ) pesano le rivolte nei paesi del Maghreb e gli scontri in Siria, cosi’ come l’effetto domino dei rivolgimenti politici della primavera araba stanno facendo perdere al governo israeliano alcuni punti di riferimento, primo fra tutti l’Egitto e con il passare dei mesi e l’aumento delle proteste anche nella vicina Siria, il nervosismo è cresciuto pure a Tel Aviv e a Gerusalemme.
Fatah e l’Anp, dal canto loro, prive dell’appoggio di Mubarak, hanno visto affievolirsi i canali di finanziamento provenienti dai paesi del Golfo e dalla U.E., impegnati a erogare enormi somme per attutire i sommovimenti democratici delle loro popolazioni. Ma il movimento di massa arabo ha influenzato anche i giovani, che hanno chiesto con imponenti manifestazioni a Gaza e in Cisgiordania la fine della divisione palestinese. Le reazioni internazionali sono ovviamente più che prudenti: la Clinton ha rievocato nei confronti di Hamas le famose e oramai un po’ desuete tre condizioni del Quartetto (riconoscere Israele, rinunciare alla violenza e riconoscere i trattati pregressi), e numerosi senatori e deputati sia repubblicani che democratici hanno richiesto che si arrivi al blocco dei consistenti aiuti Usa alla Anp. La Russia, al contrario, ha salutato positivamente l’accordo raggiunto. L’Ue, da parte sua, è stata più cauta, e la responsabile di politica estera, Catherine Ashton, ha dichiarato di dover studiare i dettagli dell’accordo, ricordando che l’Europa ha ripetutamente fatto appello alla riconciliazione interpalestinese ma che è importante venga riconfermato il ruolo centrale dei laici di Al Fatah e del presidente Mahmoud.
Ancora una volta, di sicuro, l’opportunismo costretto di Hamas ed A.N.P., in guerra tra loro e contro il proletariato palestinese, annuncia stati e persegue elezioni e potere, prodromi di nuove ed “unitarie” oppressioni e sfruttamenti.
Il proletariato palestinese, solo ed isolato, avrebbe bisogno dell’appoggio dei fratelli di classe mediorientali e di quelli delle metropoli imperialiste europee, pena la strumentalizzazione prima, il soffocamento poi del suo moto di liberazione.
Qualche segnale in questo senso c’è ( carta dei giovani palestinesi-1° maggio unitario israelo-palestinese a Tel Aviv ), ma è ancora insufficiente.
Questa tragica inadeguatezza ( alla base anche del recente assassinio di un attivista pacifista ) non può essere colmata dalle prezzolate “solidarietà umanitarie” dell’arcipelago delle o.n.g., né da un pacifismo itinerante ed ininfluente.
D’altra parte, se questa è la realtà, essa non può essere cambiata solo dalla volontà, o rimandata alla speranza di un futuro migliore.
Qualcosa si può fare, qui ed ora.
Capire il mondo, ridefinire l’internazionalismo come nemicità con i nostri padroni, ricostruire l’organizzazione autonoma di classe.

COMBAT

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