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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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NO alto e forte a Moretti e alla sua privatizzazione

(2 Giugno 2011)

Privatizzazione: questa è la parola magica con cui i pubblici amministratori trattano sempre più spesso il denaro pubblico proveniente dalle tasse pagate dai cittadini, in particolare dai lavoratori, perché gli altri sono bravi a evaderle, le tasse, più che a pagarle.

Privatizzazione, cioè appalto di pubblici servizi ad aziende private, a favore delle quali vengono trasferite somme di denaro pubblico, che in parte serve a retribuire i loro dipendenti (il rapporto di lavoro coi quali spessissimo è disciplinato dalla legge della giungla più che dai contratti e dagli accordi sindacali) e in parte va nelle tasche dei loro padroni e dirigenti.
Col risultato che la qualità del servizio scade pesantemente, perché per le aziende appaltatrici l’obiettivo non è soddisfare esigenze e bisogni degli utenti, ma fare profitti.

Così, il Consiglio di Amministrazione (CdA) del DSU, su dettatura della Regione Toscana, il 29 maggio ha comunicato ai giornali che intende procedere alla privatizzazione del servizio di ristorazione dell’AOT di Pisa e, insieme, alla trasformazione del menù da “cotto e consumato” a “cotto, conservato, veicolato e consumato con comodo”!

Da quando questo CdA è in carica, rinnovato nel suo presidente (il brillante sig. Moretti, dal piglio decisionista da vero manager, sempre sui giornali, anche oggi, martedì 31 maggio, per fare finta di smentire quanto dichiarato il 29!) e in qualche altro membro (di provenienza sindacale, ma con tanta predisposizione ad amministrare il denaro pubblico per privatizzare i servizi!), il DSU di Pisa ha già subìto la chiusura del turno serale della mensa di via Betti, l’aumento del prezzo del pasto, la mazzata sul servizio editoriale, la distribuzione di soldi a pioggia nelle alte sfere dei dipendenti e nella dirigenza, la cancellazione delle relazioni sindacali (così il DSU può fare ciò che gli pare nella gestione del personale, mettendolo sempre di fronte al fatto compiuto).

E pensare che l’assemblea dei lavoratori del DSU di Pisa, convocata dalla RSU, mercoledì 25 maggio aveva deciso lo stato di agitazione sindacale, per chiedere al DSU di convocare un tavolo di trattativa, in cui decidere di: 1) smetterla con le privatizzazioni e col depotenziamento dei servizi; 2) valorizzare le professionalità esistenti in azienda; 3) gestire in modo corretto e trasparente la cosiddetta “mobilità”; 4) finirla con gli sprechi economici; 5) supervisionare le attività appaltate; 6) affrontare la questione “pagelle” e quella della produttività; 7) mettere a norma gli impianti, il macchinario e le attrezzature, non solo per evitare danni economici, ma anche per tutelare salute e integrità fisica dei lavoratori; 8) adeguare la dotazione organica alle necessità dei servizi.

Insomma, mentre l’assemblea del 25 intendeva impedire che i lavoratori facessero la fine di farsi rosolare in padella, il manager Moretti (detto anche il Marchionne del DSU) ha pensato bene, il 29 a mezzo stampa, di risponderci che il destino che ci riserva è quello di farci abbrustolire nella brace.

Una uscita in stile provocatorio, a cui è necessario rispondere a tamburo battente da parte di tutti i sindacati e della RSU, indicendo una nuova assemblea; praticando in modo efficace lo stato di agitazione; andando decisamente allo sciopero una volta conclusa inutilmente la relativa procedura. Tutto questo, nel rispetto degli obiettivi decisi in assemblea, tra i quali il NO fermo alla privatizzazione assume il carattere di trascinamento e rafforzamento di tutti gli altri.
Il Cobas si dichiara fin da ora completamente disponibile a muoversi in questo senso.

Resta da costruire il necessario collegamento coi lavoratori di Siena e di Firenze e da coinvolgere il mondo studentesco, soggetto di certo interessato a tutta la vicenda e, forse mai come stavolta, a muoversi in sintonia coi lavoratori.

COBAS PUBBLICO IMPIEGO

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