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La lotta paga: l’UE taglia i fondi per la Tav, domani corteo a Torino, gli arrestati rimangono in carcere

(8 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

La lotta paga: l’UE taglia i fondi per la Tav, domani corteo a Torino, gli arrestati rimangono in carcere

foto: www.radiocittaperta.it

07-07-2011/20:39 --- Chi l’ha detto che lottare non serve? E’ notizia di oggi che l’Unione Europea ha annunciato che una parte dei finanziamenti inizialmente destinati alla costosissima e dannosissima infrastruttura che dovrebbe unire Torino e Lione saranno ritirati, e non saranno quindi più disponibili.

La colpa, per stessa ammissione dei rappresentanti dell’UE, è dei ritardi dei lavori, causati naturalmente dalla tenace e determinata mobilitazione della popolazione della val di Susa e di chi la sostiene.
Non si sa ancora di quanto saranno decurtati i finanziamenti, qualcosa in più si saprà in autunno, ha annunciato durante una conferenza stampa tenuta questa mattina un rappresentante della Commissione Europea dopo la conferenza intergovernativa di ieri a Roma tra Italia e Francia.

Naturalmente la Commissione, nel comunicato emesso, conferma tutto il suo sostegno al corridoio ad alta velocità. Che ora però, visti i ritardi, la strenua resistenza della popolazione e adesso anche la riduzione e la dilazione dei finanziamenti europei, potrebbe diventare meno appetibile di prima. Forse alcune delle aziende che si sono aggiudicate gli appalti potrebbero valutare non più così redditizio l’affare.
Più la resistenza alla Tav aumenta e tiene duro, più contraddizioni potrebbero aprirsi in quelle forze politiche che difendono il progetto strenuamente, costi quel che costi. Secondo uno studio dell’Università di Torino, condotto su un campione di 653 persone che hanno partecipato alle primarie del Partito Democratico dello scorso 27 febbraio nel capoluogo piemontese, il ‘popolo del Pd’ sulla vicenda della Tav è spaccato in due. I risultati del sondaggio, rivelati dal quotidiano torinese La Stampa segnalano alcuni dati interessanti. Dal sondaggio emerge infatti che gli stessi stretti elettori del Pd non sono poi così fedeli alle indicazioni del loro leader Fassino, da poco sindaco di Torino. Di loro quasi il 40% si dichiara contro la Tav, mentre un 12% dice di non avere una posizione definita. Tra i giovani democratici i contrari all’alta velocità sono molto più numerosi. Altrettanto significativo è l’evidente dissenso rispetto all’ipotesi di espulsione dal partito di quei dei sindaci pidiessini della valle contrari alla Tav. Il 61% del campione si dichiara esplicitamente contro, solo il 25% a favore.

Se il movimento no Tav continuerà, come ha fatto intelligentemente finora, a tenere duro e ad impedire l’inizio vero dei lavori ma anche a saper parlare a tutti in maniera chiara e trasversale, potrebbe scardinare il meccanismo di consenso interno ai partiti che ufficialmente sostengono il corridioio Torino Lione. Anche l’elettorato leghista della valle e della provincia di Torino è assai sensibile, si sa.

Contro chi si oppone all’alta velocità e pur di non farsi mettere i piedi in testa resiste anche attivamente, come è avvenuto nelle ultime settimane attorno al presidio della Maddalena sgomberato con l’assalto di migliaia di poliziotti lo scorso 27 gennaio, si è scatenata una campagna stampa di criminalizzazione senza precedenti. I manifestanti per tv e giornali sono black bloc, estremisti, violenti o quantomeno ignoranti. Anche la magistratura ci mette del suo. Oggi il gip di Torino Federica Bompieri ha convalidato gli arresti per Marta Bifani, 32 anni di Parma, Salvatore Soru, 31 anni residente a Maranello, Roberto Nadalini, 32 anni di Modena e Gianluca Ferrari di 33 anni di Marghera. Ministri e politici nei giorni scorsi avevano fatto enormi pressioni affinché si procedesse agli arresti degli attivisti fermati duranti gli scontri del 3 luglio. I legali dei quattro arrestati hanno annunciato che inoltreranno presto una richiesta di scarcerazione al Tribunale del riesame di Torino. Secondo l'avvocato Novaro, le lesioni riportate dai sui clienti, Roberto Nadalini e Giuseppe Soru, non sono compatibili con quanto riportato dal verbale di arresto che parla di una ‘caduta’ dei due. E’ sottinteso che i due siano stati percossi durante o dopo l’arresto. I componenti del Legal Team del movimento No Tav contestano radicalmente la versione data dalle forze di sicurezza degli scontri con i manifestanti avvenuti domenica alla Maddalena di Chiomonte e annunciano denunce. «Stiamo raccogliendo il materiale, foto, video e testimonianze, per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti» hanno spiegato durante una conferenza stampa. I legali contestano sia la sequenza temporale dei fatti, sostenendo che sono state le forze di Polizia a lanciare preventivamente i lacrimogeni, sia il non rispetto delle regole d'ingaggio della polizia «che ha lanciato lacrimogeni potenzialmente pericolosi per la salute ad altezza d'uomo, oltre a pietre ed altri oggetti» hanno spiegato mostrando alcune foto. Le denunce che si configurano sono principalmente per lesioni e danneggiamento, e saranno presentate contro ignoti «Visto che non sarà probabilmente possibile individuare chi materialmente ha tirato pietre, danneggiato le tende e così via - spiegano gli avvocati - almeno vorremmo fosse individuato chi ha diretto le operazioni, al di là dei singoli episodi». I sindacati di Polizia continuano a lamentarsi col governo per le regole d’ingaggio deboli e per la violenza dei manifestanti, ma dovrebbero preoccuparsi invece della pericolosità estrema dei gas che impiegano e che, nonostante maschere e tute, sicuramente attaccano anche l’organismo dei loro affiliati. E dovrebbero preoccuparsi anche del fatto che gli agenti in divisa continuano ad essere occupati come una vera e propria forza di occupazione militare all’interno del territorio nazionale contro quelle popolazione che, come in val di Susa, si oppongono in maniera trasversale a scempi ambientali costosi e dannosi.

Proprio contro l’occupazione militare della valle – 2000 tra poliziotti e carabinieri stazionano in Val di Susa dall’assalto del 27 giugno a protezione dei cantieri e dei tecnici teoricamente impegnati nei lavori – il movimento No Tav ha convocato per domani sera a Torino una fiaccolata che porterà nel capoluogo piemontese migliaia di valligiani. Lo hanno deciso ieri sera in una partecipatissima assemblea realizzata a Bussoleno - oltre 1000 i partecipanti – i comitati territoriali, le liste civiche, gli amministratori della valle, i sindacati FIOM e USB, i movimenti politici di sinistra che hanno dato appuntamento per domani alle 20.30 in Piazza Arbarello per un corteo che arriverà fino a Piazza Vittorio. Durante l’assemblea una troupe televisiva di Matrix, la trasmissione televisiva di Canale 5, sarebbe stata allontanata, vista la innegabile manipolazione dei fatti e delle opinioni dei valligiani realizzata in un servizio sugli scontri del 27 giugno. '

'La grande crisi economica del 2008 e la campagna referendaria contro il nucleare e la privatizzazione dell'acqua – recita un appello propedeutico alla fiaccolata di domani - indicano la necessità di invertire la rotta rispetto a un consenso bipartisan che non é più in grado di proporre un modello di sviluppo sostenibile ed accettabile e la vertenza della Valle di Susa contro la Tav e il grande consenso popolare che è stata capace di raggiungere in tutto il paese mostrano come la sensibilità per i beni comuni sia stata capace di conquistare l'egemonia del Paese come dimostra l'esito referendario''. “Chi si candida a guidare l'Italia del dopo Berlusconi cercando i voti del popolo della sinistra deve farsi una ragione di questo cambio di sensibilità del popolo sovrano e saperlo interpretare politicamente” conclude l'appello che tra i firmatari vede Giorgio Airaudo (Fiom), Luca Mercalli, Marco Revelli (storico), Ugo Mattei (giurista), docenti universitari, economisti e politologi.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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