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(2 Maggio 2012) Enzo Apicella
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Protestiamo contro le retate e gli arresti dei sostenitori del DHKP-C e del Campo antimperialista!

Dichiarazione del Comitato di difesa sociale e proletaria

(22 Aprile 2004)

Inviata a:
Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu
Procuratore Antonio Miriano, Procura di Perugia
Ministro degli Interni, Otto Schily
Primo ministro, Recep Tayip Erdogan
Ministro degli Interni, Abdulkadir Aksu

Milano, 13 aprile 2004
Signor Ministro - Signor Procuratore

Protestiamo contro le retate e gli arresti dei sostenitori del DHKP-C e del Campo antimperialista!

All’alba di giovedì 1 aprile, un’operazione coordinata e simultanea dei corpi speciali delle polizie di cinque paesi europei e della Turchia, denominata “Operazione Tracia”, ha portato in carcere decine (secondo la repubblica 57) di militanti di sinistra, in maggioranza turchi, accusati di appoggiare il DHKP-C (Devrimci Halk Kurtulus Partisi Cephesi), il Partito-fronte rivoluzionario del popolo turco.

Secondo i rapporti vi sono stati 37 arresti ad Istanbul, ma perquisizioni ed arresti sono avvenuti anche in Grecia, Germania e Olanda. In Belgio è stata arrestata Feriye Erdal, una militante del DHKP-C di cui il governo turco cerca da anni di ottenere l’estradizione e che rischia di finire nell’inferno delle galere turche. In Italia sono stati arrestati Er Avni e Kilic Zeynep, insieme a tre militanti del Campo Antimperialista di Perugia: Moreno Pasquinelli, Maria Grazia Ardizzone (moglie di Er Avni) e Alessia Monteverdi. Gli arrestati sono stati tenuti in isolamento senza possibilità di incontrare gli avvocati, con l’accusa di “associazione con finalità di terrorismo” e di “eversione dell’ordinamento democratico”, il famigerato Articolo 270 Ter derivante dal fascista “Codice Rocco”, indurito dopo l’11 settembre. I loro “crimini”? Aver fornito alloggio, sostegno e assistenza (e persino aver sposato o fatto da testimoni!) a profughi politici turchi. Come ha detto l’Avvocato degli arrestati, Giuseppe Pelazza, “A questo punto, per essere incriminati, è sufficiente aver aiutato qualunque militante che abbia problemi nel suo paese. Può bastare anche l'organizzazione di un ciclo di conferenze con un esponente delle Farc colombiane, o del Pkk kurdo, o di Batasuna”. Noi chiediamo la liberazione immediata di tutti gli arrestati e il ritiro delle accuse! Libertà per i prigionieri politici di sinistra! No alle leggi di emergenza! No alle deportazioni!

Questa retata continentale contro la sinistra turca e i suoi sostenitori cade nel clima isterico di caccia all’arabo e all’immigrato scatenata dalle borghesie europee e rafforzata dopo i criminali attentati terroristici di Madrid dell’11 marzo e rappresenta una pericolosa escalation nella repressione contro la sinistra e gli immigrati. In Italia, il ministro Pisanu e la stampa borghese hanno colto la palla al balzo per insinuare la “collaborazione” tra “gruppi o singoli personaggi” della sinistra italiana e “organizzazioni terroristiche internazionali”. Il 2 aprile la polizia, senza neppure autorizzazione giudiziaria, ha lanciato una vasta retata “preventiva” fermando 161 immigrati nordafricani, accusati di essere “fondamentalisti islamici” ma in gran parte rilasciati per mancanza di prove o rinchiusi nei Cpt e deportati come “clandestini”.

I padrini del regime repressivo turco sono i governi imperialisti d'Europa e degli Usa, che per decenni hanno finanziato la guerra contro la sinistra turca e il popolo curdo. L'imperialismo tedesco ha fornito le armi che lo stato turco utilizza per la repressione contro i curdi. In Europa la persecuzione contro il DHKP-C è una vecchia storia. La Digos italiana e i servizi segreti tedeschi hanno collaborato con la polizia turca nella caccia al DHKP-C; il gruppo di sinistra turco Devrimci Sol e il Pkk sono stati messi fuorilegge in Germania nei primi anni ’90; il leader del Pkk Abdullah Ocalan venne arrestato in Italia e consegnato ai servizi segreti turchi dalle autorità greche; per non parlare delle innumerevoli retate e deportazioni di profughi curdi verso le torture e la morte: ecco il contributo di sangue della “Fortezza Europa”.

Dietro la facciata della "democratizzazione", il governo islamico "moderato" del primo ministro turco Erdogan continua il terrore sistematico contro i 15 milioni di curdi di Turchia, che nel corso dagli anni ha provocato quasi due milioni di profughi. Dal 1999 l'esercito turco ha ucciso 37.000 curdi! Oltre ad essere fuorilegge in Turchia, dove tra i 110 morti negli eroici scioperi della fame contro le agghiaccianti condizione carcerarie vi sono decine di suoi militanti, il DHKP-C è stato inserito nel maggio del 2002 nella “lista nera” delle organizzazioni considerate “terroriste” dall’Unione Europea: assieme ai nazionalisti baschi dell’Eta e ai palestinesi dell’Fplp: una licenza per le polizie europee per perseguitarne, arrestarne o deportarne i militanti. Gli arrestati in Italia – che svolgevano apertamente la loro attività politica da anni - sono stati vittima di una gigantesca operazione di spionaggio: 56.000 ore di intercettazioni telefoniche, 10.000 di intercettazioni telematiche, 5.000 di intercettazioni ambientali, 2.500 di pedinamenti e “intrusioni” nelle abitazioni private! Come ha commentato Liberazione (2 aprile), più di quanto faceva la Nsa (il "grande fratello" della Cia) per intercettare le comunicazioni sovietiche nell’Artico! In Inghilterra lo scorso marzo una montatura costata più di 1 milione di sterline mirante a condannare per “terrorismo” 6 militanti del DHKC (Devrimci Halk Kurtulus Cephesi), Fronte di liberazione rivoluzionario del popolo, un’organizzazione che da anni organizza attivamente la difesa dei prigioneri politici turchi contro le brutali prigioni di "Tipo-F" e la tortura dell'isolamento, è fallita quando il tribunale ha dovuto riconoscere la legalità del gruppo.

Gli obiettivi di questa "operazione Tracia" sono evidenti: rafforzare il terrore razzista contro le comunità immigrate in Europa, etichettare come “terrorista” chiunque si oppone all’occupazione coloniale dell’Iraq o difende il popolo palestinese dal terrore sionista. Soprattutto, vogliono preparare il terreno per soffocare e reprimere le lotte della classe operaia contro le crescenti condizioni di povertà, precarietà e disoccupazione. Nonostante le grandi divergenze politiche con le organizzazioni colpite sappiamo che un attacco a uno è un attacco a tutti! Libertà per i prigionieri politici del Campo Antimperialista e del DHKP-C! No alla proscrizione del DHKP-C! Abbasso l’occupazione coloniale dell’Iraq! Fuori subito tutte le truppe imperialiste! Pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati!

Il Codispro e il KfsV si batteranno per far conoscere questo caso nel movimento operaio e facciamo appello ai sindacati in Europa e in Turchia a mobilitarsi in difesa degli immigrati e per la libertà di tutti i prigionieri politici.

Comitato di difesa sociale e proletaria
Komitee fur soziale Verteidigung



Comitato di difesa sociale e proletaria
Il comitato di difesa sociale e proletaria è un'organizzazione non settaria di difesa legale e sociale che si basa sulla lotta di classe e si batte per casi e cause di interesse dell'intera classe operaia. Questo obiettivo si svolge in accordo con le concezioni politiche della Lega trotskista d'Italia. C/o MBE 265 - Piazza Caiazzo 3 - 20124, Milano - Tel. 02/6692155.

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Komitee fur soziale Verteidigung
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