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Conferenza stampa della SG del CC del KKE Aleka Papariga sugli sviluppi politici

Il nuovo governo del fronte nero del capitale, dei partiti borghesi e della UE

(15 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in it.kke.gr

08/11/2011

Il 7 novembre, Aleka Papariga, Segretaria Generale del Comitato Centrale del KKE, ha tenuto una conferenza stampa riguardo la formazione del nuovo governo da parte dei due partiti borghesi del paese, il socialdemocratico PASOK e la destra di Nuova Democrazia, con il sostegno del partito nazionalista LAOS. Aleka Papariga ha invitato la classe operaia e gli strati popolari ad abbattere con la loro lotta questo governo il più rapidamente possibile. Ha sottolineato che è necessario un fronte popolare-sociale per rovesciare il potere dei monopoli, per la loro socializzazione, per il disimpegno della Grecia dall'UE e dalla NATO e per la cancellazione del debito.

Nel seguito il testo completo della dichiarazione introduttiva del SG del CC del KKE alla conferenza stampa:

"Si sta formando un governo del fronte nero dei partiti del capitale, del capitale stesso, con l'UE nel ruolo di gran maestro. Il suo scopo è quello di imporre, nelle condizioni di crisi e competizione, gli interessi del capitale greco ed europeo, superando gli attriti all'interno dell'Unione e rendendo il popolo subalterno. Apparentemente l'Unione europea ha esercitato pressioni su ND e PASOK per formare questo governo. In realtà la pressione è sul popolo. Affermiamo con certezza che questo governo non può far fronte al debito, al deficit o alla profondità della crisi e nemmeno alla possibilità di un default incontrollato.

Evitare una bancarotta incontrollata nei prossimi mesi e anni non dipende dalle alchimie di gestione politica che i vari governi borghesi adotteranno, né dipenderà dalla formazione di un governo di coalizione piuttosto che di un governo di maggioranza. La questione di un governo di ampie intese, ribadiamo, è collegata principalmente all'obbedienza e alla sottomissione del popolo, perché il problema della crisi è grave, riguarda il sistema capitalista stesso e non la sua gestione.

Il popolo deve sapere che tutto ciò che ha vissuto finora, sarà ripetuto in futuro. Per cominciare adotteranno misure antioperaie e antipopolari, la rata sarà pagata e anzi iniziamo ora a pagare un nuovo ciclo di rate con il nuovo memorandum. Non crediamo affatto che l'iniziativa di Papandreou di indire un referendum attorno alla scelta "Euro o Dracma" sia stata la determinante che ha portato alla formazione del governo di coalizione. Era in preparazione da lungo tempo e il referendum ha fornito il pretesto.

Il capitale nel nostro paese e nell'UE voleva imporre un governo forte e dinamico. E in effetti a ben vedere, si è superato ciò che è accaduto in Portogallo, dove l'opposizione prima delle elezioni aveva dichiarato un pieno sostegno. Questo non è apparso sufficiente. ND ufficialmente all'opposizione avrebbe votato contro le misure, certo per ragioni di opportunità e non per motivi strategici, pur dichiarando che avrebbe onorato gli impegni del precedente governo. Il capitale voleva un governo di ampie alleanze.

Una parte significativa del popolo, e stranamente anche i politici, si sentono umiliati dagli interventi dell'UE e dalle dichiarazioni di Merkel e Sarkozy. Che sia chiaro: se il popolo vuole smettere di sentire questa umiliazione, destinata a acuirsi se la situazione non cambia negli anni a venire, se vogliono liberarsi da questa umiliazione devono, prima di tutto, liberarsi del potere dei monopoli nel nostro paese e disimpegnarsi dall'UE. In caso contrario, l'umiliazione continuerà ad esistere e ribadiamo che le cose peggioreranno.

Il Patriottismo moderno per noi si concretizza nella socializzazione dei monopoli, nel potere della classe operaia-popolare, nel disimpegno dalla UE, che nelle condizioni attuali comporta anche la cancellazione unilaterale del debito.

Questo governo non sarà per un paio di settimane. Hanno intenzione di trascinarla il più a lungo possibile. Ma anche se si trattasse di un paio di settimane, adotteranno misure che si ripercuoteranno sul tenore di vita e i diritti delle persone per almeno 10 o 15 anni a venire.

Già il FMI parla di un governo di due anni. Invitiamo la classe operaia e gli strati popolari ad abbattere questo governo con la loro lotta nel più breve tempo possibile, a rendergli la vita difficile, a utilizzare tutte le difficoltà della nuova coalizione (vecchia nella sostanza, ma nuova in termini di composizione) per abbreviare la sua permanenza per quanto possibile e si impongano nuove elezioni. Naturalmente è necessaria una lotta senza precedenti e soprattutto che i lavoratori e gli strati popolari che ancora credono nel PASOK e in ND non abbiano più alcuna illusione o speranza che questa coalizione porti a qualcosa di buono. Questa alleanza si è compiuta per realizzare provvedimenti anche peggiori di quelli che abbiamo sperimentato. Il popolo ha un'arma in più oggi: alla giustezza della sua causa e all'esperienza acquisita nel passato, si aggiunge il fatto che l'Europa sta affrontando gravi difficoltà. I governi della UE non possono gestire la crisi, il sistema politico in Grecia è in tumulto: per queste ragioni sono stati costretti a ricorrere a un governo di larghe intese mentre speravano di mantenere in vita il regime di alternanza dei due partiti di governo.

Il popolo non deve temere per la debolezza del sistema borghese, per le sue ansie e i suoi dilemmi. Il debito, il deficit, il memorandum, i programmi di medio termine, sono preoccupazioni della classe dominante del nostro paese e dei partiti che la servono e il popolo non se ne deve preoccupare.

Il popolo deve occuparsi di una sola cosa: come prevenire e rovesciare le misure, come creare le condizioni per uscire vittorioso.

Il popolo greco viene minacciato di esser espulso dalla zona euro. Il popolo deve ritorcere questa minaccia, sollevare la testa e dire: d'ora in avanti disimpegno dall'Unione europea, si procede con la nostra decisione, con le nostre forze, con il nostro progetto.

Non è impossibile, anzi è probabile che nei prossimi anni l'UE non appaia come oggi. Alcuni Paesi potrebbero essere espulsi dalla zona euro, dall'Unione europea, l'UE potrebbe dividersi e qualcosa d'altro potrebbe apparire al suo posto. Di recente vi è stato un dibattito attorno alla trasformazione dell'UE in un'organizzazione come quella degli Stati Uniti. Pensano di poter abolire l'organizzazione dello stato nazione attraverso decisioni politiche. La ragione è che questo è un modo per soggiogare il popolo, per reprimere la sua militanza; in secondo luogo, è anche un modo per garantire una migliore competizione tra i monopoli. Né questo piano può evitare le crisi del sistema capitalista, le rivalità e le divisioni.

Colgo l'occasione per rispondere ai media che ripetono che la signora Papariga ha sostenuto che un ritorno alla Dracma implica speculazioni da parte di alcuni. Per quanto riguarda specificamente la questione Euro o Dracma la nostra risposta è che ci sono sezioni del capitale, non solo in Grecia ma in altri paesi, interessati a una permanenza della Grecia nell'UE ma uscire dalla zona euro perché la loro posizione economica nel sistema è di carattere speculativo. Tuttavia la nostra risposta è: disimpegno, in quanto non ci schieriamo né con gli speculatori dell'euro e né con gli speculatori della dracma. Riteniamo che gli interessi del popolo non possano essere soddisfatti da un generico fronte "anti-memorandum", per quanto definito progressista, patriottico o di sinistra. ND si diceva fino a ieri con le forze anti-memorandum. Avete visto come è andata. Naturalmente quella di ND è una scelta consapevole e non costituisce un cambio di schieramento. Qual è il significato di un fronte contro il memorandum, di sinistra o progressista?

Il fronte di cui abbiamo bisogno oggi non può essere semplicemente un fronte "anti". Deve invece esplicitare la direzione dove andare, è in questo modo che si determina il suo carattere antitetico. Quindi stiamo parlando di un fronte sociale popolare per il rovesciamento del potere dei monopoli, per la loro socializzazione, per il controllo operaio-popolare, per il disimpegno della Grecia dall'UE e dalla NATO e, naturalmente, con l'implicita cancellazione del debito. Noi rifiutiamo una politica antioperaia con l'euro o con la dracma.

Da questa prospettiva qualsiasi generico fronte contro il memorandum non solo è temporaneo - si dividerà presto o tardi - ma costituisce uno dei bastioni per proteggere la classe borghese. Certo la classe borghese vuole un fronte reazionario-conservatore ma allo stesso tempo può utilizzare un fronte di lotta per tutelarsi, perché chi combatte nel quadro della UE in termini di negoziazione e cambiamenti nella formula politica non costituisce una minaccia per il sistema. L'azione comune con il KKE costituisce uno dei presupposti irrinunciabili, non abbiamo la pretesa che sia l'unico ma lo giudichiamo essenziale, perché questo fronte sociale - che esiste in embrione - si formi e passi al contrattacco.

Crediamo anche che nuovi fronti di lotta debbano svilupparsi immediatamente, domani mattina se è possibile, con piattaforme aggiornate sulla base dei sette punti del governo. Sorgono nuove specifiche rivendicazioni, senza entrare nel dettaglio: i tagli dei fondi di previdenza sociale; i contratti collettivi di settore; i tagli del prossimo bilancio che ridurranno ulteriormente la spesa e non so se lasceranno qualcosa per istruzione, sanità, welfare, asili nido, assistenza per anziani, per i bisognosi, per i problemi specifici delle donne e dei giovani; disoccupazione, lavoro di riserva; la cosiddetta liberalizzazione delle professioni. Cito alcuni esempi che non sono un'esaustiva piattaforma di rivendicazione. Inoltre, i fronti di lotta si formano dall'iniziativa popolare nei quartieri, nelle fabbriche. Questi fronti di lotta devono mirare a impedire le misure, a prevenirle, al rovesciamento del governo. Elezioni.

E naturalmente dopo le elezioni il popolo deve cercare di creare le condizioni per un forte contrattacco. Da non dimenticare le altre questioni esistenti: i diritti sovrani nel Mar Egeo, il Tribunale dell'Aja che deciderà in merito al nome di FYROM (non è il nome in se stesso che ci preoccupa ma le altre questioni legate alla definizione dei confini), la Costituzione ecc. Questi sviluppi sono in corso oggi e il popolo non può aspettare le dichiarazioni programmatiche del governo. A dire il vero le dichiarazioni programmatiche del governo sono ben note. Gli sviluppi saranno peggiori che nel passato. Di conseguenza abbiamo bisogno di lottare immediatamente utilizzando tutte le forme di lotta - scioperi, manifestazioni, comitati e alleanza sociale a livello di base. Non deve esserci una fabbrica o un quartiere senza un centro di azione e di lotta e tutti devono unirsi in un torrente in piena per il rovesciamento del potere dei monopoli. Non esiste una soluzione alternativa oggi".

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Partito Comunista di Grecia (KKE)

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