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Solagrital ad alta tensione. Gli operai: "Vogliamo gli stipendi". Ma portano a casa promesse

(2 Ottobre 2012)

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I lavoratori Solagrital in consiglio regionale

1 ottobre 2012, ore 22.34

Un impegno, un impegno a fare sul serio. I lavoratori, tantissimi, della Solagrital, l'azienda avicola di Bojano a un passo dal baratro, vanno via da Campobasso alle otto e mezzo di sera con questa garanzia. Forse poco. Rientrano a casa meno esaltati di quanto hanno sperato di ritrovarsi per tutta la lunghissima giornata di oggi, lunedì I ottobre, trascorsa in consiglio regionale. Aspettavano risposte diverse. Vale a dire: domani, tra due giorni, tra una settimana al massimo incasserete finalmente gli stipendi che avanzate. Cinque mensilità.


Purtroppo non va così, perché non può andare così a Palazzo Moffa, sede di atti politici più che amministrativi. E infatti la maggioranza di centrodestra approva un deliberato di indirizzo politico che poi la giunta regionale dovrà mettere in atto. Nei fatti il documento impegna l'esecutivo guidato da Michele Iorio «a intervenire con immediatezza; ad adottare ogni opportuna iniziativa o azione tesa alla tutela della continuità aziendale, ivi compresa l'eventuale possibilità dell'affitto del ramo di azienda».E soprattutto - la questione più a cuore a chi ogni giorno lavoro nello stabilimento avicolo di Monteverde di Bojano - «ad affrontare mediante idonea disposizione finanziaria la problematica degli arretrati salariali delle maestranze coinvolte» per pagare anche allevatori e trasportatori.

In che modo, con quali risorse e quali strumenti non viene detto ed è questa la mancanza che inasprisce oltre ogni misura il dibattito tra maggioranza e opposizione. Già fortemente critica per le condizioni con cui il centrodestra s'è presentato in consiglio: senza un foglio in mano. «Non avete prodotto una carta: è una vergogna», per chi siede nei banchi della minoranza è davvero troppo.

E' un rimbalzo continuo con tra gli schieramenti avversari di accuse ben precise. La più forte: prendete in giro i lavoratori che sono qui e le loro famiglie. Massimo Romano, esponente di Costruire democrazia, è la voce ufficiale della protesta Solagrital. Il centrosinistra per una volta, come non accadeva ormai da tempo, è compatto. E' unito e fa squadra con una sua mozione. Molto più dettagliata di quella del centrodestra, precisa come strategia. I numeri - lo si sa da subito - non daranno mai ragione a questo testo di minoranza, tuttavia i consiglieri firmatari lo difendono, provando a convincere la maggioranza a licenziarlo. Non accadrà, è chiaro.

Perciò quella che resta di una seduta infinita, tutta concentrata sulla vertenza Solagrital (tanto è vero che l'approvazione nella mattinata della legge che taglia le poltrone dei consiglieri regionali passa nell'indifferenza dei più), è lo scontro politico.

La tensione alle stelle, il nervosismo, le parole grosse che si alzano da una parte e l'altra dell'aula. Difficile trattenere anche le maestranze. Nessuno dei lavoratori, donna e uomo che sia, teme di essere mandato via dalla zona riservata al pubblico. Chi non trova posto lì sta fuori nei corridoi incollato ai monitor che trasmettono la seduta. Le mamme di famiglie si disperano proprio come i padri. «Vogliamo mangiare come voi». Urlano, attaccano a brutto muso i consiglieri, commentano. Si arrabbiano. Nel pomeriggio - mentre il consiglio è sospeso per il conclave con i tecnici e funzionari - c'è addirittura una zuffa tra gli operai. «E' colpa loro», commenta esasperata una giovane signora. Laddove in «loro» si riconosce la classe politica che «non dà le risposte che vogliamo. Vogliamo risposte, vogliamo i soldi che ci spettano». Fame e disperazione anche a questo portano.
Portano uomini e donne, mariti e mogli, che ogni mattina entrano in Solagrital, a non fidarsi di nulla e più il centrosinistra rinfaccia alla maggioranza di non fornire strumenti adeguati alla soluzione di un problema così delicato, più loro protestano. E' pesante l'aria che si respira a Palazzo Moffa.

L'assessore Vitagliano perde letteralmente le staffe mentre Romano parla e si scalda. «Smettila di fare il tribuno. Tu illudi le persone». «Voi mentite sapendo di mentire», la replica esplosiva. Le illazioni sono bipartisan: «Qua siamo già in campagna elettorale».

Anche il governatore Iorio la butta su queste logiche. Non accetta il muro dell'opposizione, non accetta quella mozione autonoma che in fondo dice di replicare per l'azienda di Bojano le medesime operazioni finanziarie tentate per altre realtà produttive della regione. L'Ittierre, per esempio. O lo Zuccherificio. «I soldi di Finmolise - incalza il leader di Costruire democrazia - non possono essere spesi solo per Remo Perna». Il centrosinistra vorrebbe anche si facesse una sommaria pulizia nel cda di Solagrital. Il pensiero è chiaro: «Chi ha gestito male e portato a questi livelli l'azienda dei polli non può rimanere lì dove sta». Si pretendono azioni forti che però la maggioranza sostiene siano impraticabili. Troppo lunghe, troppo poco fantasiose anche per le banche.

Perciò il tentativo reciproco di avallare l'uno il documento dell'altro non porta a nessun punto di incontro tra gli schieramenti avversari. L'opposizione non cede di un passo: basta deleghe in bianco. Il centrodestra però ha i numeri e vota il suo deliberato. Promettendo «l'immediatezza» degli interventi per assicurare «la continuità aziendale». E gli stipendi? «Arriveranno. Domani saremo già a lavoro». La giunta Iorio non può che dire questo. Sono passate da un po' le otto della sera. Tutti sono stanchi a Palazzo Moffa. Anche le operaie e gli operai per tentare l'ultima protesta. un nuovo presidio davanti ai cancelli della loro azienda di polli.

www.primapaginamolise.it

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