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LA CONFESSIONE DI INGROIA

(20 Gennaio 2013)

“Sono sempre stato incline al dialogo col PD.. Ho sperato che una lista nuova dove partiti già esistenti rinunciano alla loro identità e ai loro simboli, potesse aiutare a superare i conflitti tra i vecchi leader e Bersani..” ( Ingroia su Il Fatto quotidiano 20/1). “Ci rivedremo a dialogare in Parlamento e vedremo se il PD farà ciò che promette, a partire dal conflitto d'interesse” ( Ingroia su La Repubblica del 20/1).

Questa dichiarazione è una confessione. E un fascio di luce sull'intera operazione “Rivoluzione Civile”.

1) La stessa nascita della lista civica aveva come fine la ricomposizione negoziale con Bersani. La rinuncia di IDV PDCI e PRC alla propria “identità” e ai propri “simboli” doveva aiutare il PD a imbarcare con meno difficoltà il ceto politico di questi partiti. Il loro trasformismo era funzionale alla svendita. Ma Bersani, tallonato dalla competizione di Monti, non ha potuto acquistare il prodotto. Solo da qui la corsa solitaria di Ingroia. Altro che “intransigenza”!

2) Il “dialogo” è rinviato alla prossima legislatura. La speranza di Di Pietro e Diliberto ( con Ferrero alla coda) è quella di entrare nelle contraddizioni tra PD e Monti facendo leva sui numeri del Senato, per potersi offrire al PD quale possibile sponda d'appoggio: in altri termini per poter entrare nella maggioranza di governo. Magari usando allo scopo il vecchio mantra liberal dipietrista sul “conflitto d'interesse”. Il “voto utile” che Ingroia chiede a sinistra, è “utile” solo a questo gioco: la ricerca di un compromesso di governo col PD. Col partito che ha votato tutti i colpi al lavoro e alle pensioni, e che ha giurato sul “fiscal compact”. Sarebbe questa la..”Rivoluzione” sia pure “civile”?

3) Non a caso tutti i soggetti di “Rivoluzione civile” sono alleati di governo del PD nelle giunte di mezza Italia, ed oggi corrono in alleanza col PD nelle elezioni regionali di Lombardia e Lazio, in compagnia del personale politico borghese più squalificato ( in Lombardia persino di ex ministri o assessori leghisti come Cè e Pagliarini!) Non è un caso. Si tratta di una collocazione utile per riprovare a negoziare domani con un governo nazionale di centrosinistra. Altro che “nuova politica”! Semmai il cinismo più vecchio..

Depositata la polvere della propaganda, cosa rimarrà dunque a sinistra dopo l'operazione Ingroia? La rinuncia all'”identità” e dunque ai “simboli”. O forse all'opposto, proprio per questo, l'esibizione dell'identità vera: quella di ex ministri pronti a tutto pur di tornare nel gioco della politica borghese. Altro che..”comunismo” e “lavoro”. Ai militanti ed iscritti di PRC e PDCI chiediamo solo una cosa: aprite gli occhi.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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