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Contro il trasferimento del TFR ai fondi pensione

documento gruppo di lavoro sui fondi pensione dell'assemblea del movimento 11 e 12 settembre

(13 Settembre 2004)

L'aggressione allo stato sociale e, nello specifico, alla pensione pubblica quale patto di solidarietà intergenerazionale, costituisce un ulteriore elemento della guerra militare, economica e sociale neoliberista che ha prodotto l'aggressione all'Iraq, il varo della legge 30 dopo il pacchetto Treu e della Bossi/Fini dopo la Turco/Napoletano. Un attacco, questo, rivolto contro lo stato sociale in tutta Europa.

Le scelte in materia di pensioni, fatte in danno in primo luogo di donne e giovani precare/i, non trovano nessuna reale giustificazione se non nella volontà di ridurre la pensione pubblica a mero ammortizzatore sociale dell'indigenza e di imporre la privatizzazione della previdenza con l'apertura a favore della speculazione finanziaria di un mercato di evidenti, enormi potenzialità.

Questa scelta produrrà null'altro che il sussidio di povertà per la stragrande maggioranza delle/i lavoratrici/ori, in specie per quelle/i che sono oggi giovani precare/i, soggette/i all'episodicità e alla discontinuità del lavoro, riservando una possibilità (e non di più!) di pensione dignitosa solo a coloro che conserveranno, nell'arco dell'intera vita lavorativa, un lavoro stabile ed un salario consistente.

Dopo la già infausta ed inutile riforma Dini - che col passaggio nel calcolo della pensione dal metodo retributivo al metodo contributivo ha tagliato la pensione pubblica - l'attuale legge delega, per la quale in questi mesi il governo Berlusconi si appresta a varare i decreti applicativi, liquida definitivamente ogni idea di solidarietà generazionale, ovvero lo stesso fondamento dello stato sociale. Infatti, il sistema di finanziamento delle pensioni a "ripartizione" - in base al quale le pensioni vengono pagate con i contributi degli attuali lavoratori attivi - viene confinato a quel che resta della pensione pubblica, ovvero all'ammortizzatore sociale della povertà, mentre per finanziare la cosiddetta seconda gamba, ovvero la previdenza privata (che dovrebbe assicurare, sommata all'altra, una pensione dignitosa), viene introdotto il sistema a "capitalizzazione": ovvero ognuno dovrà pensare per sé nella logica dei prodotti assicurativi, senza peraltro avere alcuna garanzia e certezza di prestazione dato che questa sarà legata all'andamento dei mercati azionari.

Questo raddoppio di contribuzione che si vuole imporre alle lavoratrici e ai lavoratori, per avere nel migliore dei casi una pensione che si avvicina a quella che sarebbe toccata loro prima delle cosiddette riforme, viene nascosto dietro il furto del Trattamento di  Fine Rapporto (TFR). 

Il TFR è parte della retribuzione delle lavoratrici e dei lavoratori e costituisce una importante disponibilità nei periodi tra la perdita di un lavoro e una successiva occupazione. Il governo vorrebbe farlo confluire, attraverso il meccanismo del silenzio assenso - che in questo quadro di generale disinformazione e di silenzio acquiescente costituisce per il governo solo una forma ipocrita per assicurarsi il successo dell'operazione -, nei Fondi Pensione. Sostituirebbe così un rendimento abbastanza modesto ma garantito, legato parzialmente all'inflazione, con altri molto più incerti e senza nessuna forma di garanzia, come dimostrano i rendimenti dei fondi di questi anni e i casi alla "Enron".

I Fondi pensione si sono caratterizzati negli ultimi anni per la loro spasmodica ricerca di alti rendimenti a breve termine e per la loro necessità di liquidità. Concorrendo a determinare l'intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, i licenziamenti per ridurre costi nei conti economici delle imprese, la precarietà, lo sfruttamento dell'ambiente. Con il loro comportamento gregario sono l'elemento che concorre a creare ed amplifica a dismisura le crisi derivanti dalle speculazioni finanziarie e che strangola i paesi dominati costringendoli alle politiche di aggiustamento strutturale per difendere le loro valute o ripagare i debiti.

Essi realizzano l'effetto perverso di costringere i lavoratori a sperare, per avere rendimenti che consentano loro di godere di una pensione dignitosa, nello sfruttamento e nel licenziamento d'altri lavoratori e lavoratrici

Appare dunque evidente come nella questione delle pensioni emergano chiaramente gli aspetti cruciali più deteriori del neoliberismo: il profitto come unica misura, la noncuranza per le condizioni di vita e la dignità delle persone, la precarizzazione delle esistenze, una visione salvifica dei mercati finanziari, il superamento progressivo di qualsiasi ragione solidaristica e redistributiva, lo stato sociale ridotto a forme minimali.

Per le ragioni che precedono l'assemblea di Roma dell'11 e 12 settembre assume la lotta contro la privatizzazione e la finanziarizzazione della previdenza come lotta dell'intero movimento, individuando in una campagna che nei prossimi mesi informi i lavoratori e li inviti ad esprimere il proprio dissenso al conferimento del proprio TFR nei Fondi Pensione, uno strumento concreto in grado di porre in discussione l'intero impianto delle riforme.

In questo senso dà mandato al gruppo di lavoro costituito di sollecitare nei prossimi un giorni un incontro a Roma delle organizzazioni, delle reti e delle associazioni interessate per il concreto avvio della campagna.

Roma, Astra occupato, 12 settembre 2004

IL GRUPPO DI LAVORO SUI FONDI PENSIONE

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