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(10 Ottobre 2004)
Con la firma da parte di Filcams CGIL sull’ultimo rinnovo contrattuale del terziario e cooperazione (commercio) si è conclusa un’altra tappa di un percorso alquanto contraddittorio per questa organizzazione sindacale.
Una firma dal forte sapore politico che dimostra inequivocabilmente come certe strategie concertative e certe vocazioni moderate siano ancora salde e robuste nell’intero corpo burocratico della Confederazione.
E’ una firma che contraddice palesemente le stesse direttive congressuali sancite collegialmente all’ultimo congresso di Rimini, soprattutto in termini di potere d’acquisto dei salari e mercato del lavoro per non parlare delle gravissime falle di partecipazione democratica da parte dei lavoratori in merito a come è stata condotta l’intera trattativa.
La volontà di non esacerbare i toni della lotta è stata evidente: dopo aver proclamato circa sei giorni di sciopero nell’ultimo anno si è arrivati ad effettuarne uno solo (oltre alla 4 ore dello sciopero generale del 26 marzo), annullando inoltre la manifestazione organizzata per il 19 giugno scorso a supporto di una piattaforma unitaria (CISL e UIL) sottoscritta a Montecatini e che, prevedendo certe priorità regresse, fissava determinati paletti oltre i quali non bisognava andare.
Tutto questo purtroppo segna un netto arretramento del settore in riferimento anche al grado di rappresentatività che un sindacato portavoce di tutele e diritti dovrebbe sempre mantenere come obiettivo minimo da consolidare o raggiungere.
In un settore dove la precarietà è già diffusa e l’utilizzo delle ultime innovazioni legislative (ex legge 30) ha contribuito a fungere ancor di più come strumento di sfruttamento lavorativo, questa partita indebolirà ulteriormente di riflesso l’intero complesso di altre varie categorie di cui molte volte la controparte è la medesima.
Analizzando nel dettaglio solo alcuni aspetti, l’ipotesi di accordo permette il raddoppio dei contratti a termine su base annua, non pone alcun limite rispetto ai contratti precari e atipici (a progetto), non esclude il lavoro a chiamata e la somministrazione di manodopera a tempo indeterminato.
Il periodo dell’apprendistato è stato elevato a 48 mesi (singolare il fatto che per una laurea breve ci vogliono 36 mesi) e pur restando la percentuale del 28% su base annua fissata come limite per i contratti a termine ed ex interinali, questa non viene recepita per i contratti di inserimento.
E’ stato cancellato inoltre il tetto massimo delle 120 ore riferite al lavoro supplementare part-time, incentivando di fatto l’uso indiscriminato di questa modalità di assunzione nei vari supermercati.
Come emerge da una semplice lettura di queste “modifiche” anche se non chiaramente esposta e scritta risulta recepita nello spirito la sostanza dell’ex legge 30 (DLGS 26/03) che in passato ci si era dati come obiettivo da contrastare nettamente e non da accogliere camuffandolo.
Pur riconoscendo che certi principi positivi sono stati mantenuti (diritto di precenza, elevazione della conferma dell’apprendistato, volontarietà del lavoro supplementare) è da ricordare che il tutto avviene in un quadro desolante sotto il profilo della tenuta del potere d’acquisto salariale il cui aumento è fissato su 125 Euro a regime in quattro anni (!) oltre a irrisorie cifre erogate come una-tantum a copertura del periodo di vacanza contrattuale (400 Euro circa).
Gran poca cosa di sicuro, soprattutto riguardo alla vasta mobilitazione messa in campo ad appena poche ore dalla suddetta firma e in particolare se si pensa alle altre quote di produttività e profitto conseguite nel settore negli ultimi anni dalle varie aziende.
Una resa che si poteva contrastare e dirigere in modo assai diverso e che ha visto moltissime RSA e RSU sparse su tutto il territorio nazionale esprimersi in modo insoddisfacente per l’intesa raggiunta.
A settembre inizieranno le assemblee nei diversi luoghi di lavoro e l’auspicio più sincero e generoso è quello che trionfi la vera democrazia sindacale (anche con lo strumento referendario a voto segreto), si rigetti questa ipotesi e si riapra la trattativa partendo da reali ed intransigibili condizioni normative.
Enrico Pellegrini
Direttivo Regionale Veneto Filcams Cgil
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