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(Flessibili, precari, esternalizzati)

LA LOTTA DEI PORTUALI MONFALCONESI CONTRO IL “SISTEMA PRECARIATO"

(16 Luglio 2013)

Nello scalo di Monfalcone sono impiegati circa 300 lavoratori, suddivisi fra dipendenti diretti della Compagnia Portuale e i vari operatori di settore (tra cui Cetal, Midolini, Marter), oltre a quelli dell’Alto Adriatico e interinali che vengono chiamati quando ci sono particolari esigenze produttive.

Il 9 e 10 luglio hanno fatto uno sciopero di 2 giorni (martedì davanti ai cancelli del porto, e mercoledì sotto il palazzo della Regione a Trieste), come non accadeva da tempo immemore, con un adesione pressochè totale, dopo una precedente giornata di lotta nel mese di giugno, in seguito alla rottura delle trattative tra i sindacati (la FILT-CGIL è il sindacato più rappresentativo) e la Compagnia portuale di Monfalcone sull’accordo di secondo livello.

Su questo tavolo l’azienda metteva da un lato la richiesta di effettuare sino a otto turni di recupero, cioè di lavorare 12 ore per otto giorni (i turni normali sono di 6 ore), dove le prime 6 vengono pagate normalmente, e le altre 6 non riconosciute come straordinarie, e dall’altro il ricatto che in caso di rifiuto si andava incontro alla possibile dichiarazione di esuberi al termine del contratto di solidarietà.

Al momento, la Regione FVG, guidata dalla neoletta Serracchiani (PD), ha promesso l’apertura di un tavolo di discussione con i sindacati e i lavoratori. Si deve specificare che la Regione stessa ha un ruolo nell’autorità portuale.

In un quadro caratterizzato dall’utilizzo dei contratti di solidarietà, ormai da circa 4 anni per i dipendenti della Compagnia Portuale, si assiste ad un utilizzo sfrenato della legge 84/94 (capitoli sull’utilizzo dei lavoratori a termine e con contratti interinali), che avrebbero dovuto essere utilizzati esclusivamente per i picchi straordinari di lavoro. Nel frattempo, una decina di lavoratori della Compagnia, sono usciti “volontariamente”, e i loro posti sono stati immediatamente “coperti” da lavoratori precari.

Bisogna precisare che ci sono diverse forme di assunzione “precarie”, che per legge vengono avvallate direttamente dall’autorità portuale: da un lato i lavoratori in regime di “articolo 17, legge 84/94”, che sono impiegati quando ci sono picchi di lavoro, e che sono retribuiti quando sono a casa, e dall’altro gli interinali, che ovviamente sono la parte meno garantita, e che vengono chiamati quando il personale dell’art.17 non è sufficientemente numeroso per coprire i carichi di lavori. Questi interinali hanno contratti di lavoro che durano un turno, e sono chiamati di giorno in giorno, quindi assunti e licenziati volta per volta, e per assurdo possono lavorare nello stesso giorno con 2 ditte diverse.

In un contesto noto per un elevato tasso di incidenti, spesso mortali, è del tutto evidente che precarizzando le condizioni contrattuali dei lavoratori, non si fa altro che aumentare i rischi per l’incolumità fisica dei lavoratori stessi, in quanto è necessaria una formazione personale adeguata per affrontare i rischi del mestiere.

Il disegno escogitato dall’azienda è lo stesso che vediamo in moltissime realtà, dalla fabbrica vera e propria al grande commercio, passando per ogni settore produttivo, ovvero il tentativo di ridurre l’organico e concentrare su chi rimane carichi di lavoro sempre maggiori, e di avere a disposizione un esercito di precari a chiamata quando ci sono dei picchi.

Tuttavia, fino ad ora, il dibattito sul porto di Monfalcone si era fermato sulle necessità logistiche reclamate dagli operatori, ovvero sulle mancate concessioni e sulle infrastrutture non sufficientemente sviluppate, mettendo in secondo piano le condizioni dei lavoratori. Noi ci proponiamo di invertire questa visuale, e di mettere in comune con gli altri lavoratori questa vertenza. I lavoratori del porto hanno mostrato coraggio e determinazione nel dire la parola basta a questa eterna e ingiustificata precarietà.

Questa disponibilità alla mobilitazione non deve andare sprecata. Dobbiamo lottare per la stabilizzazione di tutti i precari e dare una continuità lavorativa a tutti gli operai. I lavoratori hanno indicato una strada precisa che va perseguita e a cui i dirigenti sindacali si devono adeguare, dare a questa mobilitazione una prospettiva di stabilizzazione a tutti i lavoratori.

Marco Sandrin

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