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UNA RISPOSTA A PANEBIANCO, di PATRIZIA TURCHI

Con una nota di FRANCO ASTENGO, su "Governo Renzi, Democrazia, Elezioni

(23 Febbraio 2014)

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Angelo Panebianco

Finalmente si esplicita anche nel più famoso quotidiano nazionale un passaggio epocale per il sistema politico italiano: non sono le elezioni ad essere il cuore dell'espressione democratica, ma un versante “virtuale”, inteso qui come “non reale”.

Due interessanti questioni solleva Panebianco, oggi nell'editoriale del confindustriale Corriere della Sera:
la prima è che non si può parlare, riferendosi a Renzi, di “uomo solo al comando” poiché l'editorialista è convinto che non vi sia luogo di comando. In parte ha ragione, ma per ragioni differenti da quelle indicate: tutta la politica economica si svolge altrove, cioè in Europa e specificatamente rappresentata dalla Troika, mentre a livello nazionale si adottano interventi in applicazione e comunque di risulta.

Ma è anche vero che non è dato sapere se, qualora il posto di comando ci fosse, questo verrebbe considerato buona cosa per la politica italiana. O almeno non è così chiaro....

La seconda cosa, assai più interessante riguarda un passaggio che Panebianco sintetizza così: “Forse suona disdicevole alle orecchie dell’Italia bacchettona del politicamente corretto ma la vera ragione per cui Renzi è piaciuto a tanti è che si tratta di un giocatore di poker coraggioso e spregiudicato. È come uno di quei giocatori professionisti a cui tante altre persone, fidandosi della sua abilità, danno i soldi per fare una partita. È come se, premiandolo nei sondaggi, tanti italiani gli avessero affidato i propri risparmi. E lui se n’è servito fino ad ora facendo rilanci su rilanci. Adesso, è arrivato il momento di vedere le carte. Se il punto risulterà alto, bene per tutti. Se era solo un bluff, poveri noi.”

Finalmente si esplicita anche nel più famoso quotidiano nazionale un passaggio epocale per il sistema politico italiano: non sono le elezioni ad essere il cuore dell'espressione democratica, ma un versante “virtuale”, inteso qui come “non reale”.

Tenendo a mente che parliamo sempre di elezioni borghesi per un parlamento borghese, e stupiti che almeno la parte borghese (sempre più impoverita dal gioco al massacro capitalista) del Paese dovrebbe autoconservare il proprio status senza farsi scippare totalmente il proprio ruolo, siamo ormai certi che la questione della legge elettorale, e delle riforme istituzionali conseguenti all'Italicus (o qualunque altro modello) non sarà e non potrà essere di interesse popolare.

Sarà questione che atterrà solo all'individuazione di un sistema elettorale che consenta agli attori in gioco che detengono il vero potere di essere alla cabina di guida (una guida ridotta, per le questioni sollevate prima rispetto al ruolo della Troika), da primo pilota ovvero da comprimario (la sensazione è che sparirà definitivamente il concetto di opposizione) senza però eccessive marginalizzazioni (d'altra parte la doppia maggioranza di cui potrebbe godere il governo Renzi è già stata scodellata da Berlusconi).

Ovvio che l'obiettivo principale di una legge elettorale, nel contesto che qui si prefigura, non è garantire la rappresentanza politica del Paese nel suo complesso (Parlamento specchio del Paese), ma questa dovrà solo garantire un gruppo ristretto di dirigenti utili al progetto. E qui, a nostro parere, sbaglia (volutamente) il nostro Panebianco, citando ancora destra e sinistra come poli entro i quali dovrebbe muoversi il renziano Renzi.

Alla popolazione rimarrà il gioco dei sondaggi. Degli eventi spettacolo, le primarie (logicamente) sempre meno affollate, la calca massmediatica che indirizza non solo l'opinione (e i sondaggi) ma che prepara l'agenda politica.

Nel frattempo però l'azione politica che ne discende, così apparentemente evanescente e distante, si traduce in leggi e provvedimenti. Reali e che pesano sempre più profondamente nella vita delle persone.

UNA NOTA AL TESTO DI PATRIZIA TURCHI di FRANCO ASTENGO
E' evidente che dobbiamo ristrutturare il rapporto di una possibile forza comunista e anticapitalista rispetto al sistema politico e alle sua regole, ma non è possibile rinunciare a rivendicare il processo democratico fondato sulle elezioni e la rappresentatività politica. Si tratta di un passaggio decisivo per non cadere, alla fine, nel puro movimentismo. Altre soluzioni non ce ne sono date, almeno per ora. Serve subito un partito comunista all'altezza delle contraddizioni emergenti in questa fase, la cui prospettiva appare essere quella di una stretta autoritaria.

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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