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(15 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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(Dove và la CGIL?)

Metalmeccanici: votiamo NO al referendum

Una piattaforma insufficiente per il rinnovo del biennio economico 2005-2006 del contratto nazionale dei metalmeccanici

(8 Febbraio 2005)

Un ordine del giorno di dirigenti dell'area classista della Fiom Cgil da proporre in votazione nelle assemblee di fabbrica sulla piattaforma dei metalmeccanici di cui codividiamo i contenuti e la proposta che esso avanza di votare NO nel referendum sulla piattaforma contrattuale.


Le nostre richieste per il biennio contrattuale

La richiesta di 130 € al 5° livello (105€ in forma riparametrata e 25€ uguali per tutti coloro che non hanno fatto la contrattazione di secondo livello ed erogati come elemento distinto dalla retribuzione), è insufficiente a recuperare il potere di acquisto dei salari e rappresenta un arretramento rispetto alla precedente richiesta salariale sostenuta dalla Fiom Cgil di 135€ uguali per tutti.

Un arretramento tale da segnare una conclusione in perdita di oltre quattro anni di lotte sostenute dai lavoratori.

Solo mantenendo un significativo aumento salariale nell’attuale rinnovo del biennio economico dei metalmeccanici possiamo invertire questo processo.

La nostra proposta sulle regole

Le regole proposte nella piattaforma di Fim, Fiom, Uilm presentano gravi carenze democratiche in particolare sullo svolgimento del referendum in uscita (previsto solo su richiesta di almeno una organizzazione sindacale) e sulla modalità di elezione dell’assemblea nazionale dei 500 delegati (comprendendo in questi ultimi i tre esecutivi nazionali di Fim, Fiom e Uilm).

Riteniamo necessario garantire che anche il referendum in uscita sulla piattaforma contrattuale sia comunque effettuato.

L’assemblea nazionale dei 500 delegati deve essere votata dai lavoratori, coordinare e seguire la vertenza, esprimere pareri sull’andamento della stessa, chiamare i lavoratori alla mobilitazione e alla lotta.

La necessità di una svolta nelle politiche sindacali

Le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori oggi sono rese sempre più difficili dai processi di precarizzazione, chiusure e delocalizzazioni aziendali, con conseguenti licenziamenti e cassa integrazione.

A questi processi strutturali si associa il continuo peggioramento normativo compreso l’ultimo, in ordine di tempo, progetto di riforma delle norme di sicurezza sul lavoro in un quadro di aumento degli infortuni e delle malattie professionali.

Coscienti che solo un vertenza unificante delle varie categorie del lavoro salariato, sostenuta da forme di lotta adeguate, può aprire una nuova fase nel rapporto di forza con la controparte padronale e governativa.

Riteniamo necessaria una svolta nelle politiche sindacali tale da superare realmente le pratiche concertative.


INVITIAMO I LAVORATORI A VOTARE NO
AL REFERENDUM

Fonte

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