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(29 Giugno 2015)
Domenico Rossi
Il governo italiano autorizzerà l’utilizzo dell’aeroporto di Pantelleria per le operazioni d’intelligence delle forze USA sui cieli della Tunisia perlomeno sino alla fine del 2015, anche senza un accordo formale tra le autorità di Tunisi e Washington o che previamente sia sentito il Parlamento sulla legittimità e l’opportunità delle attività militari statunitensi in nord Africa. E’ quanto comunicato dal ministero della Difesa nelle risposte a due interrogazioni del Movimento 5 Stelle (una con primo firmatario il sen. Vincenzo Santangelo, la seconda dell’on. Gianluca Rizzo), presentate in aprile dopo che alcune inchieste giornalistiche avevano documentato i decolli da Pantelleria di un bimotore Super King Air 300 per operazioni top secret di sorveglianza e riconoscimento nelle aree impervie di Monte Chaambi, Djebal Salloum e Foussena, al confine con l’Algeria, dove da tempo erano (e sono) in corso violenti combattimenti tra le forze armate tunisine e i gruppi ribelli d’ispirazione islamico radicale. Il velivolo, numero di matricola N351DY, è risultato essere di proprietà dell’Aircraft Logistics Group LLC, società del gruppo finanziario Acorn Growth Companies (AGC) di Oklahoma City, attivo nel settore aerospaziale civile e militare e il cui vicepresidente è l’ex generale Peter J. Hennessey, già responsabile di tutte le attività logistiche dell’US Air Force durante l’operazione “Enduring Freedom” in Afghanistan.
Rispondendo a M5S, il sottosegretario alla difesa Domenico Rossi ha spiegato che “l’Office of Defense Cooperation (ODC) dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma aveva chiesto allo Stato maggiore della Difesa l’autorizzazione al rischieramento temporaneo sulla base aerea di Pantelleria di un assetto civile (identificato come King Air BE-350, non armato e gestito da una compagnia privata per conto del Comando statunitense per il continente africano, denominato AFRICOM), al fine di consentire l’esecuzione di missioni di riconoscimento e sorveglianza nel Nordafrica (a fronte delle quali non si è al corrente di specifici accordi fra la Tunisia e gli Stati Uniti)”. “Dopo le pertinenti valutazioni di fattibilità – ha aggiunto Rossi - lo Stato maggiore della Difesa, ottenuto l’avallo politico nell’ottobre 2014, ha quindi concesso l’autorizzazione temporanea (fino al 31 maggio 2015), anche se l’Office of Defense Cooperation ha avanzato una richiesta di proroga sino alla fine dell’anno, attualmente in fase di valutazione”. Sempre per il sottosegretario alla Difesa, l’attività di volo sarebbe limitata ad una “sola sortita giornaliera” e non avrebbe “alcuna priorità rispetto al traffico aereo civile dell’aeroporto di Pantelleria”. Un “limitato supporto tecnico-logistico” al rischiaramento del velivolo-spia statunitense è stato fornito dall’Aeronautica militare italiana, sulla base di un apposito accordo tecnico di contingenza, denominato Contigency Technical Arrangement.
“Riteniamo insoddisfacente la risposta del ministero della Difesa”, ha commentato il parlamentare Gianluca Rizzo. “Dopo aver visto transitare nel cielo gli aerei e arrivare sull’isola un gruppo di militari statunitensi, la popolazione di Pantelleria ha espresso preoccupazione sia per la propria sicurezza che per la mancanza di informazione su quanto stava accadendo”, spiega Rizzo. “Restiamo perplessi sul riferimento del governo agli accordi che disciplinerebbero la sperimentazione del velivolo Usa, reputando assurdo in particolare che sia stato concesso l’uso di uno scalo aereo italiano senza essere al corrente dei dettagli di eventuali accordi tra Stati Uniti e Tunisia”. In verità, con la risposta ufficiale del governo italiano, sono adesso perlomeno quattro (e tutte differenti) le versioni ufficiali rese tra Roma, Tunisi e Washington sulle operazioni d’intelligence Usa in una delle aree più conflittuali di tutta l’Africa settentrionale. “Le attività nello spazio aereo tunisino di velivoli in missione di sorveglianza rientrano nell’ambito della cooperazione militare e d’intelligence con l’Unione europea per la lotta al terrorismo”, aveva dichiarato alla vigilia di Pasqua, il ministro degli affari esteri tunisino Taieb Baccouche. Di contro, Benjamin Benson, addetto stampa di US Africom, aveva affermato che le operazioni Usa nello spazio aereo tunisino “sono condotte con l’autorizzazione del governo nazionale”, nel quadro degli “sforzi multinazionali per la stabilizzazione della regione e della lotta al terrorismo e alla pirateria”. Di accordi bilaterali “che riguardano esclusivamente Stati Uniti e il governo di Tunisi” aveva parlato anche il Capo dell’Ufficio pubblica informazione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica militare italiana, colonnello Urbano Floreani. “Gli Stati Uniti ci hanno spiegato che le autorità tunisine sono interessate a questo nuovo assetto aereo che può e potrà essere utilizzato per il monitoraggio e la raccolta di dati sensibili e l’interesse della Tunisia è relativo alla possibilità di un suo eventuale acquisto”, aveva aggiunto l’ufficiale. “Il velivolo statunitense sta eseguendo voli sperimentali sulla Tunisia con il supporto logistico della componente della US Navy di stanza a Sigonella. La scelta di Pantelleria è scaturita dalla maggiore convenienza - in termini di tempo di permanenza in volo - rispetto alla più distante Sigonella e alle caratteristiche specifiche dello scalo aereo (le piste sono di dimensioni ridotte), con la possibilità cioè di eseguire atterraggi e decolli più simili a quelli che eventualmente potrebbero essere fatti in Tunisia”.
Realizzato alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo scalo di Pantelleria è classificato come aeroporto militare “aperto al traffico civile” ed è destinato al ruolo di deployment operating base (DOB), cioè base per il rischiaramento avanzato dei velivoli in caso di crisi o esercitazioni, sia in ambito militare nazionale che Nato. Attualmente è sede di un distaccamento dell’Aeronautica militare, dipendente dal 37º Stormo di Trapani-Birgi, che fornisce un supporto alle attività dei caccia militari e a quelle di soccorso e ricerca SAR. Il distaccamento era stato inserito inizialmente nel programma di razionalizzazione delle strutture organizzative della difesa, approvato dal governo il 14 novembre 2012. Nello specifico, il piano prevedeva la soppressione a breve termine del presidio dell’Aeronautica di Pantelleria e l’avvio dell’iter di cambio di status dello scalo aeroportuale da militare a civile. “Tuttavia, alla luce del sempre più emergente contesto d’instabilità dei paesi nord africani, che hanno profondamente mutato il quadro geostrategico del Mediterraneo centrale, la Forza armata ha preso atto del rinnovato interesse strategico che il piccolo distaccamento aeroportuale riveste da un punto di vista operativo”, dichiarava nel settembre 2013 l’allora ministro Mario Mauro, rispondendo ad un’interrogazione del Movimento 5 Stelle. “Tali aspetti hanno comportato la rivalutazione del provvedimento di soppressione con la conseguente scelta di attuare una semplice riorganizzazione ordinativa mirata a mantenere in essere le funzioni strettamente necessarie all’impiego strategico del distaccamento”. In realtà la proiezione offensiva dell’isola è stata potenziata: di recente, infatti, sono state ampliate le due piste di volo ed ammodernato il mega-hangar “Nervi”, ricavato all’interno di una collina confinante con l’aeroporto, capace di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra.
Antonio Mazzeo
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