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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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La sanita' che fare? Dopo il piano regionale ospedaliero campano

Contributo al dibattito: Un'altra sanità possibile.

(28 Settembre 2005)

Dopo le nomine di alcuni Manager nelle Aziende Ospedaliere, nella sanità campana tira un’area velenosa evidenziata anche dalle complesse indecenti vicende, comparse in questi ultimi giorni su alcuni quotidiani cittadini .

È sicuramente superfluo ed inutile cominciare con la solita litania nel ricercare una efficiente soluzione con nuove regole.

Molte battute sono state fatte sull’idea della programmazione, ma molti come noi hanno il bisogno di riflettere su che cosa fare della salute altrui.

Premesso che quello che succede nella Sanità campana non accade certo per caso ma rappresenta il tragico risultato della somma di incapacità diverse, a tutti i livelli, che si incrociano o di scelte dovute a pressappochismo ed incompetenza .

Quello che sicuramente chiedono i cittadini è una programmazione che rende trasparente e verificabile l’idea di fondo, cioè l’obiettivo e le procedure entro cui il processo di programmazione deve essere gestito.

In questo contesto noi Compagni del Circolo “Nestor Cerpa Cartolini” Monadi non siamo indifferenti e ci rendiamo conto del triste panorama che abbiamo di fronte e soprattutto del quadro di alleanza politica che sopportiamo.

L’analisi della realtà campana sulla Sanità è sicuramente complessa, ecco perchè quantitativamente e qualitativamente è la più povera della nazione.

Dobbiamo anche considerare che poteri trasversali e lobby accademiche prevalgono e condizionano la gestione delle Aziende ospedaliere.

Ecco perché alcune strumentazioni di indagine e terapeutiche che sono all’avanguardia (come per il trattamento di neoplasie) vengono introdotte nella Sanità privata con l’apporto dell’impianto di convenzione Regionale.

Non possiamo prescindere da questa grave considerazione.

Un contesto in cui si inserisce l’autonomia dei manager Aziendale non deve significare, indifferenza politica, autonomia manageriale deve invece vuol dire essere capaci di elaborare concretamente una propria analisi, una propria idea, un proprio progetto, ed essere così in condizione di misurarsi con le realtà cittadine, con le associazione e gli operatori del settore .

Lo snodo principale su cui si concentra il nostro maggior interesse è quello delle risorse e della spesa - all'uso cioè che viene fatto dei finanziamenti - e la crescita delle disuguaglianze economiche tra i lavoratori

Gli amministratori, i politici sono notevolmente preoccupati , in quanto la spesa sanitaria cresce e brucia considerevolmente una parte consistente del bilancio

Ma se aumentano i costi bisogna trovare il modo di coprirli? la sanità costa, costa molto, costa sempre di più. E il messaggio diventa immediatamente percepito e tradotto in preoccupazione dall’opinione pubblica.

È vero, la sanità costa. Siamo coscienti che lo sviluppo scientifico e tecnologico ha determinato l’innalzamento dei costi in generale, e quindi anche per la sanità.

Infatti per impiantare un reparto di cardiochirurgia negli anni 50-60 era necessario una strumentistica a basso costo, oggi non bastano svariati milioni di euro per attrezzare un reparto di semplice unità coronaria. E’ quasi un’ovvietà, visto il tipo di società, la sua composizione, i suoi squilibri, i suoi innumerevoli bisogni e le crescenti domande.

Ma diventa pericoloso quando il governo decide di diminuire le risorse per il Sistema Sanitario perché vi è una ricaduta pratica sulla quantità e qualità dei servizi erogati, il cittadino impatta direttamente nella nuova situazione - assai più povera – e la preoccupazione, si può trasformare in disaffezione al sistema pubblico, fino a ritenere auspicabile un processo di privatizzazione. Esattamente l’obiettivo delle destre.

Questa è la fotografia di ciò che succede e che sarebbe utile fosse tenuta ben presente,

Ed è nel quadro di questa operazione che viene portata avanti la devoluzione; che viene cioè portata avanti un’idea che contribuisce in modo decisivo all’abbattimento strutturale del sistema sanitario pubblico.

Anche un altro tema assai importante: quello della riduzione della partecipazione. Questo è un punto davvero nodale, poiché un grande sistema come quello sanitario, che reca dentro di sé l’idea della salute come diritto universale di cittadinanza, sancito dall’art.32 della Costituzione ha necessariamente bisogno di un livello alto di partecipazione.

Se si riducono gli spazi della partecipazione, il sistema si burocratizza e si isola. E un sistema isolato è più facile da colpire diventa terreno fertile per i grandi poteri trasversali,

in questo contesto pensiamo che tra la scelta di nominare un direttore generale che decide quello che gli è stato impartito dal politico che lo ha nominato e il ritorno al vecchio Comitato di gestione della passata riforma sanitaria , ci potrebbe essere qualcosa tra questi due impianti su cui si può elaborare e poi proporre.

Lo snodo tra la riforma 502 che fa leva sul processo di aziendalizzazione con il sistema perverso della tariffazione della patologia si può sicuramente trovare una via di mezzo che metta fine a questa deriva.

L’uso delle risorse, l’aumento della spesa, la riduzione dei trasferimenti, la devoluzione, la caduta della partecipazione, questi sono i primo tasselli da porre come picchetto principale del risanamento del sistema

Poi c'è diseguaglianza tra chi ha più soldi e chi non li ha . Senza alcuna generalizzazione demagogica guardiamo, per esempio, a come si affronta la non autosufficienza -. Un dramma che investe la vita di una famiglia, in modo a volte devastante. In queste situazioni, allora, o si hanno i soldi, e quindi si è in un qualche modo in grado di andare sul mercato per affrontare il problema; oppure, si precipita in una situazione davvero difficile, anche per chi aveva fino a quel momento una condizione di reddito dignitosa. In sostanza la soglia di povertà, in questi casi, può essere drammaticamente varcata..

Ma la disuguaglianza c'è anche fra chi si può curare nella sua città e chi invece deve fare la valigia e spostarsi al nord. Si resta impressionati per il dato fornito sul saldo negativo tra entrate e uscite che si registrano in Campania. Un saldo negativo che sta a significare che molti nostri cittadini non hanno fiducia del nostro servizio sanitario perché è inefficiente e poco attrezzato rispetto ad altre regioni.

Queste due leve, la spesa e la disuguaglianza, negli ultimi quattro anni sono state utilizzate con sapienza su scala nazionale e in molte regioni, in Campania stanno portando ad una situazione che – come si è detto - se dovesse proseguire, determinerebbe tendenzialmente una forte caduta del consenso sociale intorno al sistema sanitario nazionale.

Questo è allora il punto politico che abbiamo di fronte. Se noi non riusciamo a svelare con chiarezza il tentativo che è in atto ormai da anni nel Paese e in questa regione; se non riusciamo a far comprendere cosa ci aspetterebbe nell’ipotesi che in Campania non avessimo la capacità di trasferire questa chiarezza ai lavoratori, ai pensionati, alle persone che rappresentiamo e più complessivamente all'intera società, rischiamo davvero che il processo di progressivo abbattimento del sistema sanitario e di erosione continua del consenso sociale possa ricevere un’ulteriore spinta e, forse, un'accelerazione decisiva.

E poi dobbiamo con forza difendere il pubblico, e dobbiamo dirlo in modo netto ed esplicito. Se infatti si guarda, con attenzione a ciò che succede, ci si accorge di come tutta la spesa per la sanità si stia spostando.

Ormai il processo di privatizzazione negli ospedali si espande a macchia d’olio

Se la privatizzazione sono la mensa, si è di fronte ad un problema. E si è di fronte ad un problema anche se si tratta di lavanderie. Ma se si parla di sale operatorie, allora si sta parlando dell’ospedale intero! Rischiamo di ritrovarci, anche in questo caso, di fronte ad un’operazione strisciante all'interno della quale passano processi di privatizzazione. Tutte le Fondazioni di cui sentiamo parlare partono sempre dalla garanzia che tanto è tutto pubblico.

E allora bisogna che le amministrazioni dichiarino esplicitamente il gioco! Anche quelle di sinistra! E noi diremo loro di no. Se avremo la forza bloccheremo questo progetto, altrimenti se ne assumeranno tutta la responsabilità sapendo della nostra ferma opposizione.

Inoltre bisogna investire nella salute. La salute è fattore di sviluppo, non è un costo. Lo abbiamo dimostrato tante volte, lo abbiamo detto e lo continueremo a ripetere. Noi siamo fermamente convinti che l’utilizzo delle risorse per investimenti in sanità, produce un volano per lo sviluppo del Paese. Questo principio economico vale per la sanità e vale per il welfare in generale. A questo riguardo c’è un pensiero politico e culturale, prima ancora che economico, da sconfiggere che attiene all’idea stessa di costo che rappresenta uno dei fondamenti teorici del neo-liberismo.

Direttivo del 20/09/05
Circolo “NESTOR CERPA CARTOLINI” A.O. MONALDI
Partito della Rifondazione Comunista

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