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“Legittima difesa”. Parla il segretario del Sindicato di i Travagliadori Corsi.

Versione integrale dell'articolo pubblicato da "il manifesto" sabato 8 ottobre 2005

(14 Ottobre 2005)

Gli scioperi continuano, nei porti di Marsiglia, Bastia e Ajaccio e sulle navi della Societé Nacionale Corse-Mediterranée. Tutti i sindacati hanno infatti respinto l'ultima proposta del governo sulla privatizzazione della Sncm ed aspettano lunedì la riunione del consiglio d'amministrazione della compagnia che potrebbe decidere il fallimento e numerosi licenziamenti. L'esecutivo, dopo aver ritirato il progetto di privatizzazione totale in seguito alle proteste sindacali, per bocca del primo ministro Dominique de Villepin e del ministro dell'Economia Thierry Breton, ha proposto che lo Stato mantenga solo il 25% delle azioni.

I 2400 marinai della compagnia di traghetti, 800 dei quali lavorano in Corsica, hanno annunciato quindi che continueranno ad oltranza uno sciopero iniziato il 20 settembre scorso e che ha visto anche momenti di alta tensione, come quando alcuni lavoratori hanno sequestrato la nave Pascal Paoli nel porto di Marsiglia per portarsela in Corsica, “costringendo” addirittura l’esercito francese ad intervenire con l’uso di elicotteri e navi da guerra.

In Corsica probabilmente i lavoratori non torneranno ad occupare i porti, come avevano fatto nei giorni scorsi. 'Gli scioperi continueranno - ha detto Alain Mosconi, segretario del settore marittimo del Sindacato dei Lavoratori Corsi - ma all’interno dei luoghi di lavoro”. Di fronte alla esasperazione delle imprese corse, colpite dal blocco dei porti, Mosconi ha detto che il solo ''avversario è la logica della privatizzazione dello Stato francese, non il popolo corso''. Da parte sua invece la presidente del Medef (Confindustria francese), Laurence Parisot, ha chiesto oggi “in modo molto solenne” ai poteri pubblici di sbloccare i porti di Bastia e di Marsiglia.

Assieme alla CGT, vicino al Partito Comunista Francese, il protagonista della mobilitazione sia in Corsica che a Marsiglia è stato l’STC, la sigla vicina agli indipendentisti corsi dal 2002 primo sindacato dell’isola.

Abbiamo raggiunto telefonicamente il segretario generale dell’STC Jacky Rossi, nella sua sede di Ajaccio, per chiedergli un commento su uno sconto che si annuncia duro.

D - Quali sono a questo punto della vertenza le vostre principali rivendicazioni?

R – E’ presto detto. Noi vogliamo che la SNCM rimanga una compagnia regionale pubblica perché il trasporto marittimo tra la Corsica e il resto del Mediterraneo deve rispettare gli interessi collettivi del popolo corso. Quello del trasporto marittimo non può essere considerato un settore del mercato come gli altri, ma al contrario deve essere regolato dalle istituzioni pubbliche per garantire non solo il profitto ma anche le esigenze della popolazione che lo utilizza e dei lavoratori. L’STC purtroppo ha dovuto fare spesso i conti con l’ostracismo di tutti gli altri sindacati, ma per la prima volta dopo anni tutte le sigle sono unite nella battaglia contro la privatizzazione della compagnia marittima; anche se con sfumature diverse, tutti i sindacati chiedono il mantenimento del carattere pubblico della società. I sindacati francesi rivendicano una compagnia pubblica statale, mentre noi chiediamo che sia sottoposta al controllo dell’assemblea regionale corsa. Ma in questa fase della lotta non ha molta importanza.

D - Il ministro francese dell’economia, Thierry Breton, ha più volte ribadito che il suo esecutivo, pur essendo disponibile alla trattativa, non è però intenzionato a tornare indietro sulla scelta di privatizzare la SNCM, proponendo però un aumento, dal 5% inizialmente previsto fino al 9%, della quota di capitale destinata ai lavoratori. La situazione sembra ormai in una fase di stallo.

R - Le posizioni del ministro rendono evidente che siamo di fronte a un diktat da parte della Commissione Europea, di fronte al quale lo stesso governo francese dimostra di avere scarsi margini di manovra. La nostra richiesta non ha nulla di assurdo o inattuabile. Esistono compagnie pubbliche regionali marittime in Europa, e alcune anche all’interno della Francia, come ad esempio in Bretagna. Da tempo facciamo notare l’assurdità dei diktat che vengono da Bruxelles, e chiediamo ai nostri eletti all’assemblea regionale di farsi carico di rappresentare la volontà della popolazione corsa nelle istituzioni statali e internazionali. Se il giudizio delle comunità locale non coincide con i provvedimenti varati da Bruxelles o da Parigi la controversia può essere risolta solo tenendo conto della volontà popolare e rispettando un metodo di discussione democratica. Il Consiglio Economico e Sociale Europeo ha recentemente affermato che quello del riassetto del trasporto marittimo è un problema di natura particolare che ha bisogno di una soluzione di tipo specifico, dandoci quindi ragione quando parliamo della prevalenza del capitale pubblico nelle compagnie marittime.

D - Siete stati accusati di utilizzare metodi di lotta antidemocratici e addirittura violenti, bloccando per settimane i porti, impedendo ai turisti di lasciare l’isola, danneggiando l’economia isolana. Addirittura qualche deputato dell’UMP, il partito maggioritario della destra francese al governo, ha paventato l’ipotesi di una messa fuori legge del vostro movimento sindacale in quanto violento e pericoloso per la civile convivenza. Come rispondete a queste accuse?

R - Giorni fa abbiamo dato l’incarico ai nostri avvocati di presentare una querela per diffamazione nei confronti degli esponenti politici francesi che hanno proferito queste accuse. Si tratta di minacce inaccettabili. Noi utilizziamo da sempre i metodi classici della battaglia sindacale; quando protestiamo per la difesa dei nostri posti di lavoro siamo obbligati a bloccare la circolazione. Certamente ci sono ripercussioni negative sulla popolazione e sui turisti. Ma la popolazione della Corsica appoggia le nostre rivendicazioni anche perché una privatizzazione della compagnia marittima danneggerebbe l’insieme dell’economia dell’isola. Se il Governo di Parigi non torna indietro sulla scelta di privatizzare l’SNCM noi siamo obbligati a continuare la lotta. La nostra è una legittima difesa.

D - Il vostro sindacato rappresenta esclusivamente lavoratori corsi. Come si concilia un punto di vista nazionalista con delle rivendicazioni di carattere sociale e sindacale come quelle che portate avanti?

R - La domanda a cui dobbiamo rispondere è: che Europa vogliamo? Noi ci opponiamo ad una Europa degli Stati, degli interessi economici e finanziari, delle multinazionali. Noi vogliamo un’Europa nella quale tutti i popoli abbiano un giusto riconoscimento, e nella quale si affermino gli interessi dei lavoratori e delle classi popolari. Per noi non esiste nessuna contraddizione tra un punto di vista nazionale corso e la difesa degli interessi popolari; questa visione ha sempre contraddistinto l’azione del nostro sindacato.

Di Marco Santopadre

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