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Cgil. Per ora gli arancioni restano in minoranza-I riformisti della Fiom chiedono aiuto a Epifani

(23 Ottobre 2005)

Il nodo - forse non scorsoio, certo molto stretto - che la maggioranza epifaniana dal (presunto) sapore riformista sta cominciando a stringere intorno alla sua "sinistra", rappresentata dalle cronache dalla sola Fiom ma in realtà ben più vasta di questa importantissima categoria di lavoratori, comincia a farsi sempre più stretto. La manovra, in gergo militare, si potrebbe definire "a tenaglia".

Da un lato, infatti, un bel pezzo della ex minoranza di sinistra della Cgil (quella che fa capo a Gianpaolo Patta e che in Fiom ha il suo terminale in Marzio Breda) ha deciso di mollare Rinaldini, Cremaschi e i loro seguaci barricaderi per passare armi e bagagli con la maggioranza di Epifani. Dall'altro, il vertice della Cgil ha deciso di scendere in campo con tutto il suo peso nella battaglia politica che il congresso della Cgil aprirà anche tra i metalmeccanici.

«Non vi lasceremo soli». Mancava che aggiungesse «questa volta» (a differenza dell'ultima, cioè) e poi le parole della segretaria confederale Carla Cantone, intervenuta ieri mattina per schierarsi apertamente al
fianco dell'assemblea nazionale dei quadri e delegati della Fiom di matrice «riformista» sarebbero stato perfette. La "numero due" (di fatto) di Guglielmo il Timido era seduta in prima fila, nel salone Di Vittorio di
corso d'Italia, non certo per caso e non certo da sola, ad ascoltare la giornata dell'orgoglio riformista fiommino. C'erano infatti, accanto a lei, anche molti altri pezzi da novanta dei piani alti di corso d'Italia: dai segretari confederali Mangia Maulucci, Achille Passoni e Giorgio Guzzonato al presidente dell'Ires e capofila della filiera riformista in Cgil Agostino Megale. L'occasione è stata offerta dalla riunione dei delegati della Fiom che «sostengono» le tesi congressuali della Cgil, licenziate a settembre. Tesi che costituiranno la base per la discussione che già si è aperta all'interno delle strutture verticali e orizzontali del più grande sindacato italiano in vista del XIV congresso.

Eppure, anche se lo ammettono solo a mezza bocca, i dirigenti dell'enclave riformista che si annida dentro la Fiom di Rinaldini e Cremaschi (duri, puri e bertinottiani, oltre che veri pansindacalisti) si sono sentiti abbandonati eccome, almeno negli ultimi anni. Al congresso "straordinario anticipato" - «un infelice ossimoro che mi sono stancata di pronunciare», dice una delegata riformista tosta e sveglia dal palco, Elena Lattuada, che insiste anche e molto sul «nesso inscindibile tra partita per il rinnovo dei contratti e partita congressuale», dichiarandosi «stufa» di veder brandire, in Fiom, «la sola arma dell'ideologia» - di Livorno dell'anno scorso successe. Fausto Durante - piccoletto dall'aria mansueta che ha preso il difficile posto di Riccardo Nencini in qualità di leader della componente riformista preferisce dirla così: «Oggi la sensazione di solitudine dei riformisti Fiom è assente...». Sì, appunto, ma ieri? «Diciamo che oggi vengono al pettine, anche dentro la Cgil, i nodi che la minoranza della Fiom ha cercato di affrontare al suo congresso».

Venendone sonoramente sconfitta, allora. Ma oggi? «Oggi - spiega serafico ma deciso Durante al Riformista – o meglio quando il congresso della Cgil finirà, nemmeno la Fiom potrà più essere quella di prima. Nuovi equilibri politici e nuove strategie sindacali dovranno determinarsi, in base al pronunciamento dei delegati al congresso. Altrimenti vorrebbe dire che la Fiom preferisce condannarsi all'isolamento, dentro la Cgil».

Insomma, se non il conto, Durante chiederà «coerenza» anche dentro la Fiom, ove le tesi alternative di Cremaschi e Rinaldini non dovessero avere successo. Tesi alternative che la Cantone, ieri in vena di battute ironiche («Solo sul sentirvi sempre i primi della classe, su questo non c'è nessuna divisione, in Fiom, tra voi da un lato e Rinaldini e Cremaschi dall'altro...»), ha preso di petto. Per demolirle. «La Cgil e la Fiom fanno da sempre grandi battaglie comuni - ha spiegato secca - dalle vertenze alla risposta alla crisi del nostro sistema industriale, dalla pace all'antiliberismo, contro le richieste di Federmeccanica e gli stravolgimenti del sistema contrattuale. Ecco perché proprio non capisco il perché di tesi alternative sulla democrazia e la rappresentanza, ma soprattutto sulla contrattazione, tema molto caro alla Cantone, ndr.) di cui mi sfugge il merito...». Insomma, la Cantone non ha dubbi: «alcuni compagni della "Rete 28 aprile" (l'area che fa capo a Cremaschi, ndr.) preferiscono sentirsi di sinistra appiccando le etichette. Noi, come Cgil, preferiamo contrattare e anche estenderla, la contrattazione, perché questo è il nostro mestiere. E perché senza regole vincono i più forti. E cioè i padroni». Per ora è chiaro solo che i Rinaldini e i Cremaschi sono finiti nell'angolo, in casa Cgil. In casa Fiom si vedrà più avanti.

Il RIformista - edizione di sabato 8 ottobre 2005

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