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Mezzogiorno di fuoco

Il significato della Zona Economica Speciale per il Sud

(22 Luglio 2023)

zes campania

Il progetto dell'autonomia differenziata, com'è noto, rappresenta uno dei pilastri dell'azione di governo Meloni, e dello stesso patto di maggioranza tra Lega e FdI. Prevede non solo un nuovo travaso di risorse pubbliche dal Mezzogiorno ai potentati leghisti del Nord, ma anche un ulteriore stagione di privatizzazioni, di saccheggi ambientali, di divisione del lavoro salariato.

Il progetto non è semplice. Sconta difficoltà nella maggioranza e persino in settori di Confindustria, preoccupata della propria unità interna.
Le dimissioni illustri (Amato, Bassanini) all'interno del comitato dei saggi preposto al varo del progetto è un sintomo indicativo delle contraddizioni. Contraddizioni che peraltro attraversano direttamente il governo. La Lega vuole incassare il bottino, se possibile prima delle elezioni europee del 2024. Fratelli d'Italia, più radicato al Sud, aziona il freno.
L'opposizione borghese liberale, che con Bonaccini e il PD avallò il progetto, dichiara di opporsi.
Vedremo gli sviluppi. Di certo l'opposizione all'autonomia differenziata, in ogni sua declinazione, è un terreno necessario dell'azione di massa.

Ma il progetto di autonomia differenziata non è l'unica “attenzione” che il governo Meloni riserva al Sud. Lo dimostra l'idea di fare dell'intero Mezzogiorno una Zona Economica Speciale. Non si tratta di una idea nuova. I governi di centrosinistra degli anni '90 esordirono con i patti territoriali e i contratti d'area nel Mezzogiorno. Più recentemente i governi Gentiloni e Draghi, con largo sostegno parlamentare, pensarono di suddividere il Sud in otto aree a regime speciale, con tanto di rispettivi commissari. Al pari dei vecchi contratti d'area, questi regimi speciali consistono in una liberalizzazione delle pratiche amministrative per gli investimenti (ad esempio meno controlli ambientali), nella riduzione delle tasse per gli investitori, in agevolazioni creditizie e decontribuzioni. Ora il ministro Fitto ha concordato con la commissione UE l'unificazione di questi regimi e la loro estensione all'intero Meridione.

La retorica che accompagna l'operazione è come sempre l'interesse del Mezzogiorno, la creazione di lavoro... È una retorica truffaldina. L'unico effetto concreto di tale impostazione è la maggiorazione dei profitti per i capitalisti del Sud o che investono al Sud, pronti a usufruire delle condizioni di favore per operazioni mordi e fuggi, come dimostra la cronaca infinita di centinaia di vertenze che hanno attraversato il mezzogiorno negli ultimi trent'anni contro le speculazioni di padroni faccendieri che aprono e chiudono aziende buttando sulla strada migliaia di lavoratori.

Questa truffa ha un'altra ricaduta sociale. La riduzione delle tasse sui capitalisti in funzione dell'attrazione di mercato degli investimenti ha accompagnato ovunque la riduzione delle prestazioni sociali. È ciò che è avvenuto in larga parte dell'est europeo, anche all'interno della UE, con un colpo a tutta la classe operaia. Il governo Meloni vuole applicare la stessa ricetta nel mezzogiorno d'Italia, con la volontà di fare del Meridione un'area concorrenziale con l'Est Europa in fatto di condizioni di favore per i capitalisti.

Non solo. In perfetta connessione col progetto di autonomia differenziata, la Zona Economica Speciale nell'intero Sud apre la via a regimi salariali e contrattuali differenziati per i lavoratori e le lavoratrici meridionali. Non a caso la stessa ripulsa da parte del governo di ogni forma di salario minimo viene sostenuta con la necessità di differenziare i regimi salariali. Mentre alcuni apologeti dell'operazione ZES come Nicola Rossi (di estrazione PD) giungono a richiedere una differenziazione di regimi salariali all'interno della stessa Zona Economica Speciale nel nome della libera concorrenza e delle sue virtù. Lo spettro delle gabbie salariali pre-1968 torna dunque a delinearsi all'orizzonte. Per di più in una versione estremizzata.

Unire in una comune piattaforma generale la classe lavoratrice del Nord e del Sud è l'unica via per contrastare questi disegni reazionari. Le ragioni di una svolta di lotta generale sono confermate, giorno dopo giorno, dai progetti dell'avversario di classe.

Partito Comunista dei Lavoratori

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