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Affissa a roma una targa per Yasser Arafat

(13 Novembre 2005)

Un anno dopo la morte di Yasser Arafat, questa mattina a Roma un vasto cartello di associazioni ha affisso nel quartiere di S. Lorenzo una targa commemorativa dedicata al Presidente palestinese e premio Nobel per la pace.

I promotori hanno voluto segnare con forza il riconoscimento della storia e del popolo della solidarietà italiano a Yasser Arafat per contrastare ogni rimozione e demonizzazione di un combattente per la libertà del popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente.

Si è scelto di ricordare Yasser Arafat all’interno della settimana internazionale contro il Muro dell’apartheid che il governo israeliano sta costruendo sui territori palestinesi occupati.

Il tracciato del Muro sta strappando ulteriori quote di terra, di acqua e terreni agricoli ai palestinesi. L’inclusione della colonia di Male Adumin all’interno del tracciato del Muro significa l’annessione di fatto di Gerusalemme a Israele e la divisione della Cisgiordania in due tronconi. In pratica – come sostiene il consigliere di Sharon, Dow Weinglass – la prospettiva di uno stato palestinese indipendente è rinviata indefinitivamente.

Il Muro punta ad una separazione razziale e sociale tra palestinesi e israeliani che in tutto il mondo viene chiamata “apartheid”. Ma proprio dal crollo dell’apartheid in Sudafrica è nata l’elezione a presidente del Sudafrica di Nelson Mandela - definito e imprigionato come terrorista dal regime razzista sudafricano - ma diventato il primo presidente del Sudafrica democratico.

E’ successa la stessa cosa a Yasser Arafat, sta succedendo la stessa a Marwan Bargouti. La prossima settimana la moglie di Bargouti, Fadua, sarà in Italia per costituire il Comitato per la Liberazione di Marwan Bargouti e per incontrare le forze della solidarietà con la Palestina.

Gli organizzatori ritengono necessario che il popolo della pace e della solidarietà convochi a breve una grande manifestazione nazionale al fianco del popolo palestinese anche per rispondere alla marcia guerrafondaia organizzata da Giuliano Ferrara.

L’affissione di una targa dedicata al Presidente palestinese Yasser Arafat dovrà servire affinchè nessuno possa dimenticare che in Medio Oriente non può esserci alcuna pace senza giustizia per il popolo palestinese.

Testo dell'intervento in piazza in occasione dell'affissione della targa per Yasser Arafat

Un anno dopo la morte del Presidente Palestinese Yasser Arafat, Abu Ammar per il suo popolo, abbiamo voluto segnare con forza il riconoscimento della storia e del popolo della solidarietà italiano a Yasser Arafat per contrastare ogni rimozione e demonizzazione di un combattente per la libertà del popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente.

Abbiamo scelto di ricordare Yasser Arafat all’interno della settimana internazionale contro il Muro dell’apartheid che il governo israeliano sta costruendo sui territori palestinesi occupati.

Il tracciato del Muro sta strappando ulteriori quote di terra, di acqua e terreni agricoli ai palestinesi. L’inclusione della colonia di Male Adumin all’interno del tracciato del Muro significa l’annessione di fatto di Gerusalemme a Israele e la divisione della Cisgiordania in due tronconi. In pratica – come sostiene il consigliere di Sharon, Dow Weinglass – la prospettiva di uno stato palestinese indipendente è rinviata indefinitivamente.

Possono chiamare questo Muro come vogliono ma la sua sostanza è drammaticamente evidente.

Alcuni dei suoi sostenitori lo giustificano con la sicurezza, altri – più esplicitamente – ne dichiarano la necessità per tenere separata la popolazione palestinese dal territorio israeliano.

Separazione: cosa significa separazione? Significa che il governo israeliano non teme le incursioni e gli attentati ma teme l’incremento demografico dei palestinesi dei territori occupati e di quelli all’interno del territorio israeliano. Significa che teme le conseguenze di una enorme divaricazione tra le condizioni di vita dei palestinesi e quelle degli israeliani - il reddito procapite di un israeliano è diciotto volte superiore a quello di un palestinese.

Separazione razziale e sociale dunque tra palestinesi e israeliani. A questo punta il Muro. Ma separazione razziale e sociale in tutto il mondo viene chiamata “Apartheid”. Era così nel Sudafrica o in Rhodesia ma quel muro razziale e sociale è stato abbattuto dalla storia, dai movimenti popolari e dalla mobilitazione internazionale. Dal crollo dell’apartheid è nata la possibilità di eleggere come presidente del Sudafrica Nelson Mandela. Anche Nelson Mandela era stato definito e imprigionato come terrorista dal regime razzista sudafricano ma è diventato il presidente del Sudafrica democratico. E’ successa la stessa cosa a Yasser Arafat, sta succedendo la stessa a Marwan Bargouti. La prossima settimana la moglie di Bargouti, Fadua, sarà insieme a noi per costituire in Italia il Comitato per la Liberazione di Marwan Bargouti e per incontrare le forze della solidarietà con la Palestina.

Pensiamo infatti che la mobilitazione per riportare al centro dell’agenda politica la questione dei diritti del popolo palestinese sia più che mai necessaria. Soprattutto in presenza di manifestazioni reazionarie e guerrafondaie come quelle organizzate da Giuliano Ferrara e dal Foglio e nella quale abbiamo trovato ignobile la partecipazione di personalità della sinistra e del centro-sinistra che dovrebbero rappresentare la politica estera del prossimo governo italiano. L’Italia del governo Berlusconi ha demolito l’immagine del nostro paese nel mondo arabo e islamico. Ha compromesso relazioni storiche. Ha reso l’Italia complice di una guerra ingiusta e illegale come quella in Iraq. Ha reso l’Italia complice della politica colonialista e aggressiva di Sharon siglando un accordo di cooperazione militare con Israele. Vorremmo essere sicuri che il nuovo governo cambierà radicalmente questa pagina vergognosa e pericolosa della politica estera italiana.

Continueremo a batterci al fianco del popolo palestinese, per uno Stato palestinese indipendente, per il riconoscimento del diritto al ritorno dei profughi palestinesi, per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi. Sono questi i passi concreti che possono portare ad una pace in Medio Oriente fondata sulla giustizia e non sul colonialismo e le minacce militari. Su questi punti riteniamo necessario che il popolo della pace e della solidarietà convochi a breve una grande manifestazione nazionale nei prossimi mesi al fianco del popolo palestinese.

Affiggiamo oggi una targa al Presidente palestinese Yasser Arafat perché nessuno si possa dimenticare che in Medio Oriente non può esserci alcuna pace senza giustizia per il popolo palestinese.

Roma 12 novembre 2005

Campagna Stop the Wall
Palestina_novembre2005@yahoo.it

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