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Bisogna salvare la Matec

Serrata e protesta degli operai: 260 posti a rischio

(25 Dicembre 2005)

Chiusa. Con i lucchetti ai cancelli, una quindicina di infreddoliti agenti di polizia inviati addirittura con i cani da un solerte funzionario della questura, e un avviso della famiglia Lonati ai 260 lavoratori superstiti: «La tredicesima non sarà erogata nei tempi dovuti». La Matec di Scandicci non riaprirà, non almeno con il gruppo industriale (e non solo) bresciano sul ponte di comando. Dal primo gennaio partirà la cassa integrazione di un anno «per cessazione di attività». Hanno provato in tanti a convincere i Lonati ad una meno traumatica cigs per ristrutturazione industriale. Prima la Rsu e i sindacati, poi gli enti locali, alla fine anche Claudio Martini. Niente da fare, è stato lo stesso presidente regionale a dover stilare due giorni fa il certificato di morte, appena temperato «dalla disponibilità del gruppo a valutare proposte industriali alternative, con risorse imprenditoriali nuove». Fine delle trasmissioni, iniziate nel 1993 (all'epoca del «privato è meglio») quando la storica fabbrica meccanotessile Billi (macchinari per calzetteria) era passata dalle mani pubbliche dell'Eni al gruppo Lonati, che di Matec era diretto concorrente.

Dopo 12 anni e un gran numero di procedure di cassa integrazione, si tira il bandone. «C'è la crisi che investe il gruppo - si è giustificato Tiberio Lonati - e che non lascia margini per il mantenimento della Matec». Almeno ufficialmente nessun accenno agli intrecci affaristico-speculativi legati alle scalate bancarie di Antonveneta e Bnl da parte della famiglia Lonati. Salviamo il salvabile, questa la parola d'ordine. Almeno fino a ieri, quando la serrata della stabilimento ha fatto da detonatore a una miscela esplosiva.

Si sono imbufaliti tutti. Gli operai che hanno subito organizzato un'assemblea in palazzo Comunale, insieme ai rappresentanti dei comuni di Scandicci e Firenze e della regione Toscana. Gli stessi enti locali, che con l'assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini saranno oggi a Brescia, per la manifestazione-presidio davanti alla sede centrale del gruppo Lonati, con il gonfalone della Toscana al posto d'onore. Ultimi ma non certo per ultimi Fiom, Fim e Uilm, che promettono nuove iniziative di protesta. Ecco Cesare De Sanctis della Fiom fiorentina: «Non ci resta altro che fare quello che un sindacato deve fare. Andare a Brescia, dove già da giorni ci sono alcuni di noi, e spostare le iniziative lì, dove la famiglia Lonati ha i suoi affari. Lì dove intendono spostare tutte le produzioni. Questa è la verità».

Realistico e puntuale il comunicato dell'assemblea dei lavoratori: «Governo e Confindustria non possono fingersi estranei a una vicenda che riguarda un gruppo industriale nazionale, e un grande immobiliarista che si ritiene al di sopra delle regole di convivenza e di rispetto alla base delle coesione del paese». Si smuove anche l'Assindustria fiorentina «che si impegna per la ripresa delle trattative». Le Rsu di Gkn e G.E.Transportation System solidarizzano. Lo stesso fanno i partiti dell'Unione, con il Pdci che chiede un consiglio regionale straordinario.

Riccardo Chiari (IL Manifesto 23 Dicembre 2005)

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