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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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(Licenziamenti politici)

Solidarietà agli operai licenziati dell'Alfa di Pomigliano

(25 Febbraio 2006)

La Confederazione Cobas è vicina e solidarizza con gli operai, militanti sindacali dello Slai Cobas licenziati all’Alfa di Pomigliano. Licenziamenti estremamente gravi che reintroducono la vecchia pratica aggressiva della Fiat che tende a decapitare qualsiasi opposizione operaia nelle loro fabbriche, con l’esplicita copertura di Cgil, Cisl e Uil.

Questo ricorso ai licenziamenti politici arriva all’indomani della bocciatura di massa del Contratto Nazionale dei metalmeccanici sottoscritto da FIOM, FIM e UILM durante due assemblee partecipate da migliaia di lavoratori che hanno contestato duramente i burocrati della triplice confederale che volevano far passare l’accordo senza recepire le critiche e le esigenze degli operai.
Bocciatura che è avvenuta non solo all’Alfa di Pomigliano ma che si è estesa anche in altre fabbriche importanti dalla Fiat di Melfi agli operai della Fincantieri di Genova e delle carrozzerie di Mirafiori, alla Ferrari, alla Fiat e alla Cnh di Modena sino a tante altre.

E’ chiaro che gli autoritari provvedimenti della FIAT, avallati dalle organizzazioni sindacali confederali, hanno l’unico intento di colpire le avanguardie di lotta dell’Alfa, di azzerare qualsiasi organizzazione di base alternativa nel sito di Pomigliano e di normalizzare la vita sindacale in tutte le fabbriche metalmeccaniche che avranno l’ardire di proporsi in maniera conflittuale.
La moderazione salariale o cosiddetta "politica dei redditi", inaugurata con l'Accordo di concertazione Cgil-Cisl-Uil-Governo-Confindustria del luglio '93, ha avuto un ulteriore anello della catena con questo contratto che ha al centro il mancato recupero economico, nuova precarizzazione del lavoro e peggioramento della tutela dei diritti.

A questi licenziamenti bisogna rispondere con una grande mobilitazione di massa non solo per richiedere il reintegro dei compagni al loro posto di lavoro e di conflitto ma per mettere al primo posto delle rivendicazioni, la lotta per il salario e per i diritti, la condizione operaia nelle grandi fabbriche e un percorso di ricomposizione con le vertenze in atto in tutto il mondo del lavoro e nei settori precari, sempre più emergenti.
Mobilitazione da sostenere nella consapevolezza che i fatti di Pomigliano non sono l’ultimo colpo di coda del governo di centro destra ma potrebbero avere pari scenario nei mesi a venire col prossimo governo “amico o non amico”.

Confederazione Cobas

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