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Dove si vincono le elezioni

(6 Aprile 2006)

In questi giorni di chiusura della campagna elettorale, al di là degli scambi di battute (e di insulti) tra i leader ed il clima un po' surreale dovuto ai meccanismi della nuova legge elettorale che rendono pressoché superflua la presenza dei candidati sul territorio (per esempio sono spariti i fac – simile), l'attenzione degli osservatori, privati dalla possibilità di pubblicare sondaggi (che ci sono, ovviamente, ma sono tenuti riservati e non possono essere oggetto di commento) e di imbastirci sopra discussioni “virtuali”, si è spostata sui cosiddetti “indecisi”.

Attraverso la stima numerica di questo tipo di elettori si cerca, in sostanza, di far passare il messaggio di una valutazione più complessiva del voto e, quindi, di orientare comunque l'insieme dell'opinione pubblica.

In realtà il nodo di queste elezioni (che è anche il nodo, ormai, di tutte le tornate elettorali) non sono i cosiddetti “indecisi” (quelle persone, cioè, in bilico tra uno schieramento e l'altro), ma gli astenuti: quegli elettori che, tra una scadenza e l'altra , si sono defilati dallo schieramento di appartenenza, per rifugiarsi nel “non voto”.

Elettori che si considerano “delusi”, ma non riescono a collocarsi altrove.

In Italia, infatti, da quando il meccanismo bipolare ha preso piede nelle modalità di espressione del voto, i passaggi da un campo all'altro sono sempre risultati numericamente molto ridotti (si è calcolato non più di 3-400.000 voti ad elezione), mentre molto più alta è risultata, e risulterà, la “volatilità” all'interno dei “blocchi” (nella sostanza il passaggio da un partito all'altro, all'interno dello stesso schieramento: in questa occasione fenomeni del genere potrebbe verificarsi in particolare alla Camera tra il listone dell'Ulivo e la “Rosa nel Pugno” a favore di quest'ultima sul tema dei diritti civili e della laicità dello stato e tra Rifondazione Comunista ed il Comunisti Italiani, che hanno tentato di “smarcarsi” dimostrando di mantenere una maggiore identità rispetto alla tradizione).

Il punto più difficile e complesso da affrontare, per le forze politiche, rimarrà però quello di far tornare al voto quegli elettori passati, nel frattempo (penso alle Europee 2004 ed alle Regionali 2005) sul fronte dell'astensione.

Per questo motivo il centrodestra, principale indiziato di sconfitta il 9 Aprile, ha fissato nell'82% di partecipazione al voto un tetto, al di sotto del quale la propria sconfitta appare certa.

Il centrosinistra appare, invece, favorito proprio su questo terreno: infatti, nel corso di questi anni, a questa parte sono mancati, in fuga verso il “non voto”, circa 1.000.000 di elettori; mentre dall'altra parte la diserzione ne ha interessato circa 2.500.000.

Ripetiamo: non si tratta di indecisi, ma di elettori che si è cercato di sottoporre ad una vera e propria operazione di “recupero”, resa però difficile dall'imponenza dei numeri che pare parlino proprio chiaro.

Dunque: le elezioni saranno vinte “in discesa”. Non per merito, ma per minore demerito rispetto alla capacità di mobilitazione dei due schieramenti principali.

Il centrosinistra, paradossalmente perché dovrebbe trattarsi della parte maggiormente legata all'idea della partecipazione popolare, potrebbe risultare favorito da una minore partecipazione al voto (tra il 75 e l'80% ?). Una quota superiore potrebbe, invece, rilanciare il centrodestra (c'è una spiegazione anche per questo fenomeno: un centrodestra populista come quello italiano, ha bisogno di arrivare al ventre mollo dell'elettorato, quello più legato ai meccanismi della disinformazione televisiva, più sensibile ai messaggi “immediati” e “rozzi”).

Questi i dati di partenza, a poche ore dal voto: il centrosinistra appare favorito e, difficilmente, potrà risultare insidiato nell'esito complessivo, anche al Senato, laddove funzionerà il premio di maggioranza, a livello regionale.

Tutto ricomincerà dopo: quando, al di là dell'esito del voto, il sistema politico italiano sarà oggettivamente investito da un processo di ristrutturazione e riallineamento di rilevanti dimensioni che sarà, anche, provocato dalla necessità di mettere mano, comunque, alla legge elettorale.

Savona, li 5 Aprile 2006

Franco Astengo

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