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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Viva i fischi

Perché è stato giusto fischiare la Moratti e perché occorre continuare a farlo.

(27 Aprile 2006)

Scrivo di getto un intervento assai poco meditato dal punto di vista politico, però mi viene così. M'è nato in testa assistendo alla corsa alla solidarietà espressa nei confronti della Moratti da vari leader del centrosinistra, nonché aspiranti sindaco. Il fatto è noto: la Moratti, candidata a sindaco, è stata fischiata a Milano durante la manifestazione del 25 aprile. Non stavo purtroppo tra i fischiatori, ero impegnato nella raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare per una buona scuola, ma sarei stato volentieri della partita. E dico: ben le sta. E ora dirò il perché.

Un passo indietro. La manifestazione milanese mi ha molto tirato su il morale. Prima pensavo: la vittoria risicata avrà buttato a terra il popolo della sinistra che, timoroso della persistente forza della destra, sarà portato alla moderazione e dunque a esigere meno dalle proprie rappresentanze politiche. Invece. Invece ho trovato molta "rabbia", molta voglia di rivincita. Abbiamo raccolto a getto continuo firme, e solo 1200 perché eravamo riusciti a mettere in cantiere tre punti di richiamo in tutto. Non ho sentito nessuno che dicesse: "è inutile firmare perché tanto poi ci pensa Prodi". Lo temevo, e invece le firme erano offerte con gusto e determinazione. La battuta più diffusa: "abrogare la riforma Moratti? Ma non si potrebbe abrogare LA Moratti?". Del resto non è stata fischiata solo lei. Tiziana Maiolo, esponente della giunta di destra di Albertini, lì a rappresentare il Comune, è stata fischiata instancabilmente dall'inizio alla fine del corteo, che era enorme. Le contestazioni erano del tutto spontanee. I soliti e anche meno soliti esponenti del centrosinistra avevano esortato il popolo a non contestare questa gentaglia. Il popolo però ha fatto come più gli pareva meglio, e ha fischiato.

I nostri furbissimi comunicatori progressisti, così comunicatori che non riescono a spiegare a una persona non dotata di una laurea in storia contemporanea che differenza passi tra destra e sinistra, ci avevano raccomandato: non fischiatela, altrimenti il giorno dopo i giornali parleranno solo della contestazione e non della manifestazione. Non è vero. I giornali, in assenza di contestazioni, non avrebbero mai dato rilievo a questo corteo entusiasmante. Quando abbiamo protestato a Milano per difendere il tempo pieno portando in piazza 40.000 persone non siamo apparsi sui grandi quotidiani nazionali nemmeno nell'ultima colonnina della penultima pagina.

Certo, la Moratti, come lei stessa ha dichiarato, sapeva benissimo che sarebbe stata fischiata. Sapendolo è stata così viscida da strumentalizzare il proprio padre immaginando che questo avrebbe accresciuto il compatimento collettivo. Non ha mai manifestato il 25 aprile da ministra dell'istruzione, perché da quella partecipazione nessuno traesse la conseguenza che quindi era importante parlarne a scuola. Nelle interviste successive ai fischi, tra lacrime di plastica, è riuscita a spiegare la sua partecipazione alla manifestazione girandola in modo tale che il 25 aprile pareva fosse diventato l'anniversario dell'anticomunismo viscerale. Questa gente viene alle nostre manifestazioni immaginando di occupare anche quegli spazi, i nostri spazi, ridisegnandone il senso. E la gente ha detto, coi fischi, che quello non era il loro posto. Mi ha stancato enormemente la retorica per cui il 25 aprile sarebbe "di tutti". Col cavolo! Non è dei fascisti, e non è di tutti quelli che li imitano. Non è di Berlusconi, per la semplice ragione che lui non la considera la sua festa, come ha avuto modo di dire decine di volte. Quelli lì hanno le loro tv oscene, e molte altre cose, noi il 25 aprile, e qualche altra cosa. A ognuno il suo.

Certo, la Moratti "voleva" essere contestata. E noi l'abbiamo accontentata. Messaggio politico? E' molto semplice: togliti di torno, non ti vogliamo più vedere. Se lo voleva sentir dire? Glielo abbiamo detto. Perché questi leader del centrosinistra si sono precipitati a offrire la propria solidarietà? Possibile che nessuno abbia almeno espresso "comprensione" per chi fischiava? E' che sono terrorizzati dalla destra. Hanno una paura fottuta di essere oggetto delle loro campagne di stampa, perché sono culturalmente succubi. Non sanno contrapporre alla visione coerente, nonché stomachevole, della destra, una propria visione, complessivamente alternativa. Questa stessa parola "alternativa" fa loro paura. Invitano continuamente la destra alla "ragionevolezza", al compromesso, al decoro, alla buona educazione. Al livore artificiale e mediatico della destra non sanno contrapporre la nostra rabbia, la nostra voglia di cambiamento, i nostri desideri. Ma guardateli come essi stessi commentano il 25 aprile: non riescono nemmeno più a pronunciare la parola "antifascismo"! Se non ci fosse la scuola dove sopravvive ancora qualche maestra o prof che spiega che il fascismo è stata cacca allo stato puro (con altri linguaggi), la gran parte dei giovani sulla base di quel che sentono in tv o leggono sui giornali non avrebbe la minima idea di cosa sia stato il 25 aprile. La tv produce sceneggiati e film revisionisti a getto continuo nel più assoluto silenzio di un centrosinistra succube, vile e pieno di passioni quanto un catino di acqua tiepida. Mi hanno stancato stancato questi leader che ci vogliono costantemente insegnare come si fa a vincere, loro che perdono sempre o vincono a metà.

Una settimana fa ad un banchetto di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare ha firmato un giovane, lì con il figlio piccolo: ci ha detto che è sempre stato di destra (Lega), lui, i suoi genitori, ecc. Ora però che ha un bambino, e nota che col salario non arriva a fine mese: "stavolta ho votato di là", perché? "beh, devo star dietro anche ai miei interessi, no?". Prendevo giù i dati, e ho visto che sulla carta d'identità c'era scritto: "operaio". E mi sono domandato: come diavolo ha fatto questo qua ad identificare la difesa dei propri interessi di lavoratore con il centrosinistra? Sì perché il centrosinistra nella sua campagna NON ha parlato di operai, di lavoratori e nemmeno di salario. L'unica parola d'ordine era il famigerato "cuneo fiscale" che per fortuna nessuno ha capito di che si trattasse: è una misura che avvantaggia gli imprenditori e basta. E allora ho pensato: cavoli, è merito di Berlusconi. Sì, mi è venuto in mente il confronto con Prodi dove l'ineffabile gridava "la sinistra vuol prendere alle classi agiate per distribuire i soldi agli operai!". Magari! pensavo io, e mi sono messo a ridere. Ma qualche operaio ha creduto a questa immaginaria radicalità, propagandata dalla parte avversa. C'è così bisogno che l'impazienza vada al potere, che un sacco di gente sogna una rappresentanza che non c'è, la desidera. E a volte, quando non c'è, o quella che c'è non soddisfa, fa da sola.

Quei fischi sono allora una lezione, un messaggio. Significa che non ci faremo impaurire da un Senato traballante, non ci faremo ricattare dagli equilibri precari. Vuol dire che per le piazze cammina un popolo impaziente e fiero. I fischi si danno alla squadra avversaria, a un cantante d'opera che stecca, e perché no, anche a una riccona che voleva trasformare la scuola a immagine e somiglianza della sua classe sociale. Io spero che riceva ancora altri fischi, moltissimi fischi. Non insulti, non pedate nel sedere (siamo nonviolenti): fischi. Spero che li riceva nei mercati, nei quartieri e in qualsiasi angolo di Milano dove oserà apparire col suo sorriso al nylon. Da ieri fino all'ultimo giorno della sua campagna elettorale.

Michele Corsi

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