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(4 Agosto 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

Contro i buoni scuola, la scuola di classe e la precarizzazione dei lavoratori della scuola

(17 Settembre 2002)

Il 6 ottobre prossimo si terrà nel veneto il referendum per l’abolizione della legge regionale sui buoni scuola. Una legge che come tutti sappiamo viene usata nell’ambito della riforma Moratti per finanziare ampiamente le scuole private.
Ben venga quindi la più ampia mobilitazione possibile, soprattutto perché è evidente che il rischio principale sta nel mancato raggiungimento del quorum necessario.
Ben venga quindi qualsiasi presa di posizione che serva – in così breve tempo – a pubblicizzare l’esistenza del referendum e la sua rilevanza.

Ma lo sforzo per il successo di questa iniziativa del partito non ci deve far dimenticare alcune questioni importanti, sulle quali è a nostro avviso necessario invece fare la massima chiarezza.

Non ci dobbiamo dimenticare che, nonostante ora larga parte del centrosinistra – margherita esclusa – plauda all’iniziativa referendaria e rivolga inviti al voto a favore dell’abolizione della legge - ci sono perlomeno due questioni centrali per quanto riguarda la riforma della scuola sulle quali ci sono da parte di queste forze evidenti contraddizioni.

Nessun dubbio infatti che il principio della parità scolastica – introdotto dalla riforma Berlinguer – sia il più grande favore fatto alle scuole cattoliche nella storia della repubblica; quanto neanche la DC aveva osato fare nel corso di decenni.
Chi invoca ora i rischi del predominio di una scuola confessionale sull’offerta formativa statale dovrebbe anche riconoscere che cosa abbia aperto la strada a questa possibilità, consentendo materialmente il libero trasferimento di denaro pubblico alle scuole religiose.
Al di là di questo ciò che si deve sottolineare è che l’accentuarsi del divario fra scuola pubblica e privata a favore di quest’ultima ha come risultato il rafforzamento di una scuola di classe. La riforma Berlinguer conteneva già in pieno i principi di questo modello – oltre alla già menzionata parità, un altro cardine si può ritrovare nell’idea di percorsi alternativi a quelli scolastici – direttamente spendibili nel mondo dell’apprendistato, del lavoro interinale, dei contratti a termine e del lavoro precario e sottopagato in genere, tutto questo in perfetto collegamento con il pacchetto Treu.

L’altra questione importante riguarda il precariato nella scuola. Sotto questo aspetto, la riforma Moratti tende a portare alle estreme conseguenze la linea neoliberista di smantellamento della scuola pubblica che aveva permeato l’iniziativa politica dei governi di centro sinistra.
La riduzione dell’istruzione ad una merce e la visione della scuola che ne consegue giustificano ogni forma di precarizzazione e flessibilità dei lavoratori della scuola; come si è visto anche nella pratica nei tagli di personale di recente operati.

Nei fatti la riforma Berlinguer ha preparato il terreno su cui la riforma Moratti compie l’annullamento dell’esperienza della scuola pubblica italiana.
E anche un’eventuale sconfitta parziale di questa strategia sul terreno dei buoni scuola non può per noi significare un presupposto politico per il ritorno al modello proposto dal centrosinistra.

G.L.O. – Gruppo di Liberazione Omosessuale Rifondazione Comunista

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