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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Iraq, il governo prepara la «missione civile»

Vertice D’Alema-Parisi. Non prima dell’autunno il completamento della riconversione

(28 Maggio 2006)

ROMA—Chi si aspetta un retrofront alla spagnola, come quello ordinato da José Luis Zapatero dopo aver vinto le elezioni nel 2004, dovrà rifare i propri calcoli. Più attenti a guardare dove conviene mettere i piedi che a correre, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema e il ministro della Difesa Arturo Parisi hanno cominciato ieri a esaminare le possibili opzioni sulla riconversione della missione italiana in Iraq da militare in civile. Per due ore, si sono fatti spiegare da alti ufficiali e alti funzionari della diplomazia come stanno le cose adesso a Nassiriya e come potrebbero andare ritirando gran parte dei 2.800 tra soldati e ufficiali impegnati oggi nell’operazione «Antica Babilonia ».

Sono state prese in considerazioni diverse possibilità, sia sui tempi del rientro sia sulle attività da svolgere nella stessa zona. La sostanza è che il grosso del ridimensionamento avverrà più verso l’autunno e che certe attività risultate finora soltanto un fiore all’occhiello, ornamento di un’operazione quasi tutta in divisa e con armi in spalla, dovrebbero diventare la giacca, l’intelaiatura della prossima fase di assistenza italiana al nuovo Iraq.

Per fare un esempio, in passato l’Italia ha ospitato e istruito con programmi di formazione giornalisti, o aspiranti giornalisti, locali. Era un accessorio, rispetto alla vigilanza affidata a Esercito, Aeronautica, Marina e Carabinieri nell’ex dominio di Saddam e nei paraggi. Tra qualche mese, l’aiuto alla preparazione di funzionari e dirigenti iracheni, quel genere di appoggi che i diplomatici definiscono di institutional building, dovrebbe essere invece la polpa dell’intervento nella provincia di Dhi Qar.

Considerato che un occidentale in Iraq vale un pacco di soldi per eventuali riscatti, tutto ciò richiederà comunque la presenza di soldati. Nei giorni scorsi, il capo di stato maggiore dell’Esercito Filiberto Cecchi ha osservato che per garantire la sicurezza degli italiani da destinare agli aiuti civili e i supporti logistici occorreranno 800 nostri militari. Nella sinistra, ieri, dopo l’incontro alla Farnesina c’era qualcuno che, scherzando, ma non lontano dal vero, diceva: abbiamo portato a casa il ritiro,mica portiamo a casa tutti i soldati.

D’Alema e Parisi sono orientati a riferire le proprie intenzioni nel Consiglio dei ministri della settimana prossima. La riunione di ieri serviva a ottenere una fotografia della situazione attuale e delle possibili vie d’uscita dal capo di stato maggiore della Difesa, Giampaolo Di Paola, dal consigliere militare di Parisi, Giuseppe Cucchi, e dal capo di gabinetto Biagio Abrate. Serviva a D’Alema e Parisi per farsi descrivere gli effetti politici delle riconversioni in esame da tre ambasciatori: dal segretario generale del ministero degli Esteri Paolo Pucci di Benisichi, da Ferdinando Nelli Feroci che è capo di gabinetto di D’Alema e da Riccardo Sessa che è direttore generale per il Medio Oriente.

La nota ufficiale diffusa alla fine sottolinea la volontà di dare «sostegno» alla «ricostruzione» dell’Iraq e al «consolidamento delle sue istituzioni democratiche » nell'ambito di «consultazioni con il governo iracheno e le altre parti interessate». In pratica, con gli americani e il resto degli alleati.

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