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il pane e le rose

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La pace senza condizioni

(14 Luglio 2006)

Il mondo fermi Israele; l'Italia si ritiri immediatamente da tutte le imprese belliche in cui il nostro Paese si trova coinvolto, al di là dell'egida, della catena di comando, delle regole d'ingaggio. tecnicismi che non desideriamo ascoltare, perché dietro di essi si cela la parola terribile: Guerra.

Siamo per la pace senza condizioni: il Medio Oriente è ancora al centro dramma: Israele , ancora una volta, invece di cercare la pace ha scelto la guerra, attaccando un paese sovrano.

Il mondo sta a guardare: il ministro degli Esteri italiano parla di “reazione sproporzionata”.

Ci pare inverosimile che nessuno intervenga per chiedere la pace, subito, qui ed ora, imponendo il ritiro della truppe.

Allo stesso modo ci pare surreale la discussione parlamentare sul rifinanziamento delle missioni di guerra che l'Italia conduce in giro per il mondo, sui più disparati scenari.

Non ci basta, vogliamo essere chiari, il ritiro del contingente in Iraq: non saremmo dovuto andare, siamo complici dell'occupazione armata del Paese.
Il governo di centrosinistra avrebbe dovuto dare l'ordine del ritiro, il giorno stesso del suo insediamento: si trattava di un atto dovuto, di rispetto del proprio popolo che non c'è stato.

In Afghanistan la situazione è ancora peggiore, perché più ambigua e la mozione che chiede la ridefinizione della nostra presenza arriva tardi: l'11 Marzo 2003 la NATO ha assunto il comando, senza mandato dell'ONU, che ne ha soltanto preso atto. Così è già stata ridefinita la nostra presenza: del resto il ministro Parisi, alla commissione della Camera, ha parlato chiaramente della missione italiana all'interno della politica militare.

Le forze NATO, di cui quelle italiane fanno parte, sono in Afghanistan per integrare le forze USA e dipendenti dal Comando centrale statunitense.
Di conseguenza è questo comando a stabilire i compiti operativi anche dei militari italiani, nel quadro sia della missione NATO sotto paravento Isaf, sia di Endurance Freedom.
Nella sostanza è la stessa guerra, condotta in Iraq ed Afghanistan.

Il Governo Italiano, proseguendo nella presenza delle truppe italiane in Afghanistan rende del tutto di facciata il ritiro in Iraq e continua a violare palesemente l'art. 11 della Costituzione: quella Costituzione appena difesa, lo scorso 25 Giugno, dal voto di milioni di elettori che ne hanno respinto lo stravolgimento.

Dobbiamo dire NO alla guerra, senza perderci in alchimie parlamentari e diplomatiche.

Dobbiamo dire NO alla guerra per un imperativo morale, un dovere politico, una necessità storica.

Chiediamo ai Parlamentari di votare contro il decreto che finanzia la missione di guerra in Afghanistan.

Chiediamo il ritiro immediato delle truppe da tutti i fronti di guerra.

Chiediamo l'intervento diplomatico dell'ONU perché si fermi la macchina bellica israeliana e cessino i massacri in Libano e in Palestina.

Savona, 17 Luglio 2006

A SINISTRA PER SAVONA

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