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(4 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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15 novembre con gli operai Fiat in sciopero

facciamo della giornata di lotta dei metalmeccanici una scadenza a sostegno degli operai Fiat

(10 Novembre 2002)

Licenziamenti Fiat
Un problelma solo degli operai di Arese e di Termini Imerese?
NO

La volontà della Fiat di chiudere Arese e Termini Imerese prelude ad un successivo attacco agli stabilimenti di Mirafiori che viene tatticamente dilazionato di qualche mese. Non solo. La chiusura degli stabilimenti Fiat si scaricherà anche su migliaia di dimenticati lavoratori dell’indotto che saranno gettati sulla strada. Ma non basta !

La Fiat, per tutto il secolo scorso, ha guidato la gestione padronale in tutta l’Italia determinando i rapporti di classe per tutti i lavoratori.

La Fiat è sempre stata un avanzato “laboratorio” per tutto il padronato. Ad esempio :
- Mentre in Italia si parlava delle cessioni di ramo d’azienda (che saranno liberalizzate con il ddl 848), nella Fiat le avevano già fatte (Power Train, Parts Services, Fiat Gesco, …).
- Quando la Confindustria cercava di introdurre salari e orari diversi per gli operai adibiti allo stesso lavoro, alla Fiat li avevano già ottenuti con gli accordi specifici per gli stabilimenti aperti nel Meridione, siglati dai sindacati confederali, violando anche il divieto del lavoro notturno per le donne.
- Mentre in Italia padronato e governo cercavano di inventarsi forme di flessibilità e di riduzione dei salari, alla Fiat di Melfi, Pratola Serra avevano già introdotto l’aumento dell’orario di lavoro a “parità” di salario.

Nel destino degli operai della Fiat è preannunciato quello che i padroni vogliono fare a tutti i lavoratori di ogni settore in tutta Italia.

Se oggi ci sono degli stabilimenti, come Arese e Termini Imerese e prossimamente Mirafiori e altri ancora, che vengono valutati “improduttivi” è perché in altri, come Melfi e Pratola Serra, speculando sulla fame di lavoro del sud, sono state imposte ai lavoratori meridionali delle “condizioni capestro” ( concordate con i sindacati confederali ) fatte di sottosalario, ritmi intollerabili, orario di lavoro a ciclo continuo, notturno e festivo. Ci sono lavoratori messi sulla strada, mentre altri sono sottoposti a condizioni disumane di lavoro.

Questo è il cuore non solo della vicenda Fiat ma del destino di tutti i lavoratori.

Per far fronte alla crisi il padronato riduce il “costo del lavoro” espellendo una parte di lavoratori e aumentando ritmi e orario di quelli che hanno la “fortuna” di conservare il posto di lavoro.

Per questo la difesa dei lavoratori delle fabbriche che la Fiat vuole chiudere deve partire dal blocco di questo supersfruttamento. Rilanciando anche la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro (a parità di salario) di tutti i lavoratori.

Quanto oggi avviene alla Fiat è anche un effetto della crisi del capitalismo che ha messo in ginocchio l’Argentina, che ha fatto degli USA il paese con il più alto tasso di povertà al mondo, che affama milioni di persone nel Sud del mondo, che ha portato alla crisi delle borse. Una crisi che si sta estendendo a tutti i paesi e a tutti i settori di produzione.

Non basta quindi dirsi solidali a parole con gli operai della Fiat, ma occorre cominciare a mobilitarsi per sostenerli, sapendo che appoggiare oggi gli operai della Fiat vuol dire creare dei rapporti di forza più favorevoli anche per difendere le condizioni di tutti i lavoratori, a cominciare da quelle che ciascuno di noi vive ogni giorno nei posti di lavoro.

In questo senso, giusto è stato il segnale dato dai lavoratori dell’ATM di Milano, anch’essi sottoposti ad un pesante processo di esternalizzazione e ristrutturazione che, in concomitanza con lo sciopero generale dei metalmeccanici contro la Fiat di venerdì 15 novembre, hanno proclamato uno sciopero in solidarietà con l’Alfa di Arese.

Ci pare strategicamente importante che in tutta Italia, in ogni posto di lavoro, le strutture sindacali aziendali facciano prendere coscienza ai lavoratori di questa situazione e lancino il messaggio, dove sia possibile, di

partecipare allo sciopero del 15 novembre

scendendo in piazza contro il devastante progetto Fiat e cominciando a innescare un vasto fronte di lotta permanente che unisca tutti i lavoratori contro i licenziamenti, la ristrutturazione e la flessibilizzazione dei rapporti di lavoro.

a Milano affianchiamoci ai compagni dell’Alfa di Arese
con 4 ore di sciopero
alle 9.30 in p.zza S.Babila

Slai Cobas
Coordinamento Provinciale di Milano
Viale Liguria 49, 20143 Milano, Tel 02.8392117
e-mail: cobaslai@ats.it

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