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Difendere il tfr è il primo passo per rilanciare la lotta per la pensione pubblica

(22 Febbraio 2007)

La manovra di accaparramento del TFR rientra pienamente nell’attacco che il padronato conduce contro i lavoratori per abbattere il costo del lavoro e, quindi, aumentare ancora i propri profitti, attraverso la drastica riduzione del salario in tutte le sue forme, compresi quindi il TFR e la pensione di anzianità. Il TFR, cioè la liquidazione, non è altro che salario differito, accantonato in azienda dal lavoratore, una sorta di risparmio forzoso indispensabile per tirare avanti nei periodi di disoccupazione, in attesa della pensione o per far fronte a spese eccezionali.

Il tentativo di Governo, CGIL, CISL, UIL è quello di togliere questa fetta del nostro salario dalla nostra disponibilità, anche utilizzando espedienti antidemocratici quali il silenzio assenso, per dirottarlo nei fondi pensione di categoria gestiti con il padrone (COMETA, Fonchim, etc.) allo scopo, a sentir loro, di costruirci una pensione integrativa. Per poter fare questo passaggio hanno reso la pensione integrativa “necessaria”, permettendo che le varie “riforme” delle pensioni, fatte soprattutto dai governi “amici”, demolissero la pensione pubblica, nonostante che i conti dell’INPS fossero e siano tuttora in attivo. In particolare la “riforma” Dini del 1995, contro la quale i vertici di CGIL – CISL – UIL non hanno indetto un’ora di sciopero, è stata quella che ha tolto ai giovani il diritto alla pensione, con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo: sono gli stessi giovani che, nei loro piani, dovrebbero sottoscrivere in massa il passaggio del TFR ai fondi pensione.
L’enorme mole di denaro che pensano di raccogliere verrà, per la maggior parte investita in Borsa, con tutti i rischi che il gioco in borsa comporta, come ben dimostrano il fallimento dei fondi pensione della Enron negli Stati Uniti ed il disastro delle obbligazioni argentine e della Parmalat ma, evidentemente, questo non preoccupa i Sindacati Confederali che, con questa operazione, cambiano natura diventando, in prima persona, gestori di capitali.

Va sottolineato il fatto che, mentre il decidere di lasciare il proprio TFR in azienda non impedisce di aderire in futuro ad un fondo pensione, al contrario, trasferire ora il proprio TFR ad un fondo pensione è una scelta irreversibile, cioè non si può più tornare indietro.

Noi pensiamo che sia meglio lasciare il proprio TFR in azienda, pur sapendo che anche questa non è una soluzione ottimale, ma solo il male minore. I nostri soldi resteranno così più tutelati e disponibili, ma in molti casi andranno comunque a finanziare contro la nostra volontà, tramite un fondo speciale appositamente costituito, le famose “grandi opere” come la TAV o le operazioni di guerra all’estero.

Bisogna rilanciare la lotta per conquistare il diritto ad una pensione dignitosa non solo per i giovani ma anche per i vecchi, che vedono il potere d’acquisto della loro taglieggiato dal carovita. Per farlo è necessario demolire tra i lavoratori l’illusione che ci si possa salvare individualmente, utilizzando gli strumenti del capitale finanziario che, non solo, non portano ricchezze ai lavoratori ma finanziano il nostro nemico di classe: non è certo un caso che quando un’azienda ristruttura e licenzia, il valore delle sue azioni sale!
La strada da imboccare è ben diversa e si percorre collettivamente, è quella della lotta al lavoro nero e precario, della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, della rivendicazione di salari e pensioni adeguati al costo della vita.

I soliti noti, di centro destra o di centro sinistra poco importa, obietteranno che quanto rivendichiamo non è compatibile con la nostra economia e con la nostra permanenza in Europa, in realtà è il sistema capitalistico ad essere incompatibile con i bisogni del proletariato e delle masse lavoratrici.

ASSEMBLEA PUBBLICA - SALA CHIAMATA DEL PORTO DI GENOVA, piazzale S. Benigno
24 febbraio 2007 ore 17.30

LAVORATORI, PRECARI, IMMIGRATI ANTIFASCISTI GENOVESI

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