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Arresti e licenziamenti: due facce della stessa oppressione

comunicato Slai Cobas

(23 Novembre 2002)

L’arresto dei 20 attivisti della rete “Sud Ribelle” è l’ultimo atto di una crescente repressione contro quanti si oppongono a questo sistema, alle sue politiche di guerra e alla sua “guerra” contro i lavoratori.

L’utilizzo di capi d’accusa legati ai reati associativi e alla libertà d’opinione ripropongono lo schema del “complotto” e dell’associazione “occulta”, con cui è molto più semplice e facile reprimere e ostacolare lo sviluppo delle lotte e dei movimenti.

Nel provvedimento dei giudici di Cosenza c’è la volontà di perseguire, a cominciare da questi 20 compagni, quanti non ritengono che il capitalismo sia il “miglior mondo possibile”, l’unica forma realizzabile di rapporti sociali e si organizzano per superarlo.

Questa inchiesta, sulla base di articoli di legge promulgati nel periodo fascista per seppellire con anni di carcere tutti gli oppositori al regime, mette sotto accusa l’anticapitalismo. Articoli di legge di cui nessuna forza politica, dalla nascita della Repubblica Italiana fino ad oggi, ha mai chiesto l’abrogazione. Anzi, dagli anni ‘60 in poi, queste leggi fasciste sono state usate contro i movimenti sociali non appena cominciavano ad avere un consenso di massa.

Questi arresti, però, non sono un “fulmine ciel sereno”, ma il punto più alto di una repressione crescente che è avanzata nel corso di questi anni, sotto i governi di centro sinistra e di centro destra.
All’inchiesta di Cosenza ci si arriva dopo una serie di fatti “minori”, come i decreti penali per blocchi stradali e presidi in numerose città d’Italia, l’imputazione di “terrorismo internazionale” per chi sostiene la lotta dei palestinesi, la criminalizzazione dell’antifascismo, le misure restrittive delle libertà personali per militanti dei centri sociali, ...
I licenziamenti annunciati al gruppo Fiat, quelli che seguiranno nell’indotto della casa automobilistica, l’ondata di “esuberi” che si sta estendendo nelle fabbriche, nelle banche..., lavori sempre più meno pagati, esternalizzati, precarizzati e senza diritti, sono le motivazioni alla base della repressione.

Di fronte al fallimento delle ricette neoliberiste a garantire uno sviluppo crescente, la questione delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari è destinata a spostarsi sempre più da un “problema sindacale” a un “problema di ordine pubblico”.

Oggi, sotto i riflettori dei media, le lotte degli operai dell’Alfa di Arese, di Termini Imerese, di Cassino, ... sono presentate quasi con “simpatia” e il potere le affronta “lasciando correre” blocchi stradali  e occupazioni di stazioni e aeroporti. Ma al momento dell’accordo che sancirà la Cassa Integrazione dietro promesse di futuri reintegri e iniezioni di fondi pubblici per la Fiat, queste lotte diverranno un ostacolo da eliminare, affinché non siano un esempio per tutti i lavoratori e si estendano. Tanto più se proseguiranno per contrastare un accordo a perdere, rifiutando la chiusura degli stabilimenti e la perdita del lavoro.

La repressione dei lavoratori in lotta è già cominciata. Scioperi cancellati a raffica nei trasporti, avvisi di garanzia e multe per blocchi stradali, 57 conducenti dell'ATC di Trieste che il 16/12/2002 saranno processati per interruzione di pubblico servizio (perché nel gennaio 2000 in occasione della vertenza contrattuale violarono la 146), limitazione dei diritti delle RSU non subordinate alla concertazione nel pubblico impiego, ....
La gestione politica della repressione vuole tenere separati l’ambito delle “lotte sociali” e quello delle “lotte sindacali”, che sarebbero fatte da “sovversivi” le prime, condotte (per il momento e purché non “eccedano”!) da operai “buoni” le seconde.

Le motivazioni alle base di tutte queste lotte, invece, risiedono nella medesima causa: questo sistema capitalista che ti spreme come lavoratore finché gli conviene e poi ti getta quando non servi più, che non si tira indietro dallo strangolare l’economia della maggior parte dei paesi delle terra e dal distruggere l’ambiente per ottenere profitti, che dopo aver promesso pace conduce guerre una dietro l’altra nelle aree dominate del mondo.  

La mobilitazione per la scarcerazione immediata degli arrestati
La lotta contro i licenziamenti e per la difesa delle condizioni di lavoro
devono essere un comune ed unitario obiettivo per il movimento e per i lavoratori,
la repressione vuole anche impedire questo collegamento e questa unità  

Slai Cobas

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