">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Fiatscismo

Fiatscismo

(24 Novembre 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Capitale e lavoro)

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Melfi: Che cosa abbiamo fatto. Che cosa e’ veramente successo

(19 Maggio 2004)

Domenica mattina, alle ore 6.40 le organizzazioni sindacali hanno firmato l’accordo che mette fine alla lotta di Melfi: Un compromesso fra migliaia che nella storia degli operai sono stati sottoscritti fra padroni e rappresentanti sindacali. Ma ci sono compromessi e compromessi. Questo di Melfi è stato imposto dalla forza degli operai, il colpo dello sciopero ha colpito duramente la Fiat, la Fiat ha resistito con tutti i mezzi che ha avuto a disposizione, ma alla fine ha dovuto cedere.

Gli operai non conquistano tutto, ma la cosa importante è come lo hanno conquistato, che cosa hanno veramente fatto. Uno sciopero ad oltranza di 21 giorni, il blocco della produzione con ripercussioni in tutti gli stabilimenti, la Fiat colpita dove si sentiva più forte, nella sua fabbrica modello. Uno sciopero ad oltranza per conquistare la parificazione salariale, contro ritmi insopportabili, contro il dispotismo del padrone, non la lotta di operai sull’orlo di essere licenziati, che difendono disperatamente il loro posto di lavoro, ma operai che attaccano il padrone Fiat e gli mandano un messaggio chiaro: “se vuoi che continuiamo a lavorare, queste sono le nostre condizioni e qui devi venire a patti”.

Ci sono volute 40.000 macchine in meno per far abbassare la cresta ai dirigenti Fiat, per aprire la trattativa e firmare sulla modifica dei turni, per fargli tirar fuori i soldi nella crisi.

Avevano iniziato mettendo in libertà gli operai per stroncare gli scioperi articolati. Avevano giurato che sui soldi non c’erano assolutamente spazi. Hanno usato Fim e Uilm per far fallire gli scioperi, fatto intervenire la polizia, minacciato e intimidito, ma alla fine si sono seduti al tavolo e hanno trattato e firmato, hanno trovato i soldi, sono pronti a riorganizzare i turni, a rivedere la disciplina. A metà della lotta è sceso in campo anche il gruppo dirigente della Fiom. Togliere il blocco era diventato il problema centrale. Solo la decisione di noi operai ha fatto in modo che la smobilitazione dei blocchi non volesse dire la ripresa della produzione. Sciopero ad oltranza e presidi è stata la risposta dell’assoluta maggioranza degli operai. Il gruppo dirigente Fiom è stato costretto a seguirci. Uno schieramento di operai di questa portata non poteva essere raggirato. Anche il compromesso raggiunto poteva essere più favorevole, ma sappiamo bene che chi oggi tratta a nome e per conto degli operai è più predisposto ad ascoltare i problemi del padrone e le minacce piuttosto che usare fino in fondo la forza messa in campo dagli operai. Il compromesso raggiunto c’è costato molti sacrifici economici e personali, ma avevamo tanti nemici: ministri e sottosegretari, sindacalisti venduti, polizia, magistratura, giornali e televisioni falsi, ma uno ad uno li abbiamo fronteggiati e resi innocui. Ora gli stessi sfilano e salutano con entusiasmo l’accordo di Melfi. Sicuramente avrebbero avuto più piacere a registrare la nostra sconfitta, vederci tornare a lavorare divisi e umiliati. Non è stato così, devono solo registrare una tregua con gli operai ancora in forza. In realtà avevano paura che il fuoco acceso a Melfi potesse allargarsi a tutti e sollevare una ribellione operaia di vaste proporzioni. Non è detto che ciò non accada.

Questo pericolo abbiamo rappresentato. Questo è ciò che abbiamo fatto.
Abbiamo iniziato il riscatto degli operai schiavi delle moderne galere industriali.


10/05/04

Associazione per la Liberazione degli Operai

10252