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(23 Marzo 2012)
Come i precedenti governi politici, il governo dei “tecnici” conosce una sola risposta alla crisi provocata dalle banche, dagli speculatori di borsa e dalle politiche economiche liberiste: cancellare i diritti e le tutele dei lavoratori dipendenti.
Dopo la fine della contrattazione nazionale e l’abrogazione della democrazia dentro le fabbriche; dopo la sciagurata manovra sulle pensioni che ci condanna ad una vecchiaia incerta e per molti di vera miseria, arriva ora la liberta’ di licenziare.
Una cosa deve essere chiara: noi abbiamo già dato! Con le politiche della concertazione, negli ultimi 30 anni, padroni, governi e sindacati di stato (cisl, uil, cgil, ugl, confsal) ci hanno imposto bassi salari, precarietà e disoccupazione. In tutti questi anni noi, lavoratori, studenti, pensionati, non abbiamo certo vissuto “al di sopra delle nostre possibilità”: il valore reale dei nostri redditi (stipendi e pensioni) e dei nostri risparmi è costantemente diminuito, mentre i profitti e le rendite sono enormemente aumentati. Poichè questo non ha assicurato nessuna crescita economica è evidente che i nostri governanti continuano a propagandare l’ideologia liberista che conduce alla compressione dei redditi e dei diritti del lavoro dipendente solo per garantire i propri concreti interessi di classe.
E’ l’ora della massima determinazione!
Contro questo accordo sul lavoro, la CUB-Piemonte dichiara lo stato di agitazione e invita le proprie strutture ad operare in ogni situazione di lavoro per sviluppare la più ampia mobilitazione. Il momento è gravissimo e richiede la massima unità possibile sull’obiettivo di contrastare efficacemente il pacchetto Monti-Fornero, in primo luogo tra i lavoratori e poi con tutte le sigle sindacali disponibili alla lotta.
Invitiamo tutti ad organizzare scioperi orari e forme di protesta in ogni luogo di lavoro.
Invitiamo tutti i lavoratori a fare della manifestazione nazionale del 31 marzo in P.za degli Affari, a Milano in una grande mobilitazione per fermare questo accordo e perché la crisi la paghino i padroni.
Per la CUB Piemonte
Stefano Capello
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