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(22 Luglio 2013)
Circa 500mila visite specialistiche e 30mila interventi programmati. Sono le prestazioni che rischiano di saltare oggi per la protesta di medici, veterinari e operatori della sanità pubblica che hanno proclamato 4 ore di sciopero all’inizio di ogni turno. In mattinata è previsto anche un sit-in al ministero dell’Economia, contro la mancanza di risorse e il blocco del contratto, fermo dal 2009. Tra le ragioni che hanno spinto il comparto allo sciopero la difesa del sistema sanitario, la stabilizzazione dei precari e l’occupazione dei giovani, la riforma della formazione medica pre e post laurea, l’esigenza di una legge specifica sulla responsabilita’ professionale, il diritto a contratti e convenzioni e il ripristino delle prerogative sindacali, la definizione di livelli essenziali organizzativi e la progressione di carriera sottratta alla politica e ai tagli lineari.
A incrociare le braccia saranno i 115.000 medici e veterinari, oltre ai 20.000 dirigenti e amministrativi, tecnici e professionali dipendenti del Servizio sanitario, e anche i medici in formazione specialistica. Rimandati, quindi, gli interventi programmati e le visite ambulatoriali, mentre saranno garantite le emergenze.
''Siamo al limite della sopravvivenza del sistema - ha spiegato Massimo Cozza, segretario nazionale dei medici della Cgil - e le condizioni di lavoro, la penuria di risorse, la dilagante precarietà che colpisce 10mila giovani medici che rischiano di invecchiare senza certezze lavorative, il blocco dei contratti imposto da oltre 4 anni e la strisciante privatizzazione della sanità impongono una reazione. Il sistema sanitario nazionale è sotto attacco, vittima di interessi economici e dell'ottusa logica dell'austerità senza diritti. Bisogna utilizzare questo sciopero - conclude Cozza - per spiegare che la nostra sanità non è né costosa né pletorica, che il contratto nazionale non è un privilegio ma uno strumento per riformare e innovare la sanità''. Gravi preoccupazioni condivise da Costantino Troise, il segretario del principale sindacato degli ospedalieri, Anaao. A parlare, secondo il giudizio di Troise, sono i fatti: ''basta fare un giro nei Pronto soccorso, per capire a che punto siamo arrivati''.
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