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(27 Maggio 2010) Enzo Apicella
La Corte d'appello di Milano condanna Callisto Tanzi a 10 anni per il crac Parmalat

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(Flessibili, precari, esternalizzati)

Contro il governo Renzi e la BCE di Draghi, è tempo di lottare.

Altrimenti, oltre l'art. 18, ci toglieranno il pane e il futuro,
ci faranno diventare tutti lavoratori a chiamata, a zero diritti.

(16 Ottobre 2014)

Volantino distribuito il 14 ottobre a Marghera

controilgov

Il nuovo, il nuovo: questo sarebbe Renzi. Ma ora che sta scoprendo un po' le sue carte non si vede altro che la vecchia politica anti-operaia di Berlusconi, di Monti, della Confindustria, delle banche.
Gli 80 euro in più in busta paga sono stati la premessa di una serie di bastonate pesantissime. Il suo governo ha dato 80 con una mano a un certo numero di lavoratori, per togliere ben più di 80 con l'altra a tutti con i nuovi aumenti dell'Iva, le tasse comunali e regionali in aumento, il blocco dei contratti per i dipendenti pubblici, la svendita dell'acqua ai privati (che ne farà crescere il costo), etc.
Per chi vive del proprio lavoro, più si va avanti, meno tornano i conti.
Ma non è solo questo. C'è di più e di peggio: è ciò che il governo sta preparando.
La pratica eliminazione dell'art. 18 rende tutti i salariati più ricattabili e precari, anche quelli che erano stati finora un po' più tutelati (infatti sarà cancellato per tutti, non solo per i nuovi assunti). La norma-Poletti sui 36 mesi continuativi di contratti precari, anche brevissimi, dopodiché puoi essere preso a pedate e cacciato, precarizza, oltre il lavoro, anche l'esistenza dei più giovani, e di chi giovane non è più, ma cerca lavoro. Dare ai padroni il potere di demansionare i propri dipendenti, cioè farli scendere di livello, gli dà il diritto di tagliargli il salario e di umiliarli davanti ai loro compagni. Dare ai padroni il potere di sorvegliare a distanza i lavoratori li rende dei mezzi-carcerati. Sostituire i contratti nazionali con quelli aziendali è un durissimo colpo alla forza contrattuale degli operai e a quel minimo di sicurezza che ancora esiste sui posti di lavoro - dove si continua a morire, e chi denuncia l'assenza di misure di sicurezza rischia il licenziamento.
"Basta con i lavoratori di serie A e di serie B", proclama Renzi. Completiamo noi la frase: dovete diventare tutti lavoratori di serie C! La sua retorica da piazzista, il suo attacco a "cose vecchie di 44 anni" (lo Statuto dei lavoratori), serve solo a mettere lavoratori contro lavoratori e a renderci tutti più deboli. Il lavoro "a tutele crescenti" è una frottola. Ciò che il governo Renzi sta facendo è abbattere le modeste tutele ancora esistenti, frutto delle lotte del passato, generalizzando il lavoro a tutele decrescenti verso lo zero (con la sola esclusione degli appartenenti a polizia, carabinieri, esercito, da tenere pronti e buoni per bastonare chi si ribella - in questo caso i miliardi necessari si trovano sempre, così come le scuse per giustificarne le violenze).
Il "nuovo" di Renzi è il ritorno ad un passato assai più vecchio di 44 anni: al lavoro a cottimo, al lavoro a giornata, alla totale libertà di licenziare, alle aziende senza nessuna organizzazione operaia, alla povertà. È il ritorno al supersfruttamento del lavoro dell'ottocento! E se Renzi propone di mettere il tfr in busta paga (facendo crescere il salario con i soldi dei lavoratori...), è perché sa molto bene che con le sue politiche il salario andrà a diminuire a favore dei profitti. E sa altrettanto bene che il vincolo del Fiscal Compact fino al 2030 per ridurre il debito di stato farà costare sempre di più la scuola, la sanità, l'assistenza, i servizi.

Nel proclamare e mandare avanti questo programma, Renzi appare per quello che è: un burattino nelle mani delle banche e delle imprese. A cui sta facendo un regalo dopo l'altro: sblocco di decine di miliardi di pagamenti arretrati della pubblica amministrazione, agevolazioni e sgravi fiscali di ogni tipo, rilancio delle privatizzazioni, svendita dell'acqua, procedure semplificate per i lavori pubblici a vantaggio di chi inquina, favori vari ai costruttori, etc., mentre continua a proteggere le vere posizioni di privilegio spettanti ai più ricchi e ai parassiti (tipo titolari di grandi patrimoni, alti burocrati di stato, deputati, etc.).
Da parte sua la BCE di Draghi, mentre continua a inondare di soldi le banche al favoloso tasso di interesse dello 0,15% rafforzandone la posizione patrimoniale e il potere nella società, pretende un giorno sì e l'altro pure che: 1)si proceda con le "riforme", ossia con l'attacco forsennato agli operai, ai precari, a chi vive del proprio lavoro; 2)si tengano i "conti in ordine", ossia che si continui a tagliare la spesa sociale a favore degli usurai creditori dello stato; 3)si faccia tutto questo in fretta, senza alcuna dilazione.

E CGIL-CISL-UIL che fanno?
Ce ne sarebbe abbastanza per chiamare i salariati, privati e pubblici, i precari, i disoccupati, i giovani ad una lotta comune per sbarrare la strada alla violenta aggressione di governo/padroni/BCE/Unione Europea/Fmi con uno sciopero generale prolungato, che parli anche ai lavoratori degli altri paesi che in Europa e fuori dall'Europa sono sotto il fuoco di simili attacchi per unire le nostre forze contro i poteri forti del capitale globale che ci stanno togliendo il respiro.
Invece, le direzioni di CISL e UIL "aprono" alle decisioni del governo Renzi ed escludono ogni azione di lotta, portando così fino in fondo la loro politica di svendita degli interessi, dei diritti, dell'organizzazione dei lavoratori. Da parte loro CGIL e FIOM si dicono contro la cancellazione dell'art. 18 e il demansionamento, chiamano a manifestare a Roma il 25 ottobre, ma è evidente che neppure loro vogliono mettere sul serio i bastoni tra le ruote del governo, puntando solo a qualche piccolo ritocco a questo o quell'aspetto dell'attacco secondo la logica della "riduzione del danno" che tanti danni ha provocato in questi decenni.

Operai, lavoratori, lavoratrici,
non è più tempo di stare a guardare. Bisogna reagire, altrimenti viene giù una valanga che ci travolgerà! Non possiamo attenderci che siano le dirigenze sindacali a organizzare la lotta che si deve fare per fermare Renzi, Draghi & Co. Non lo faranno. Dobbiamo ritrovare fiducia nelle nostre forze, agire in prima persona, tornare ad auto-organizzarci. Dobbiamo portare nelle piazze il NO al piano di attacco del governo Renzi, il NO alle sempre più esose pretese dei padroni, che vogliono scaricare su di noi la crisi in cui il loro sistema sociale ha precipitato il mondo, il NO ai diktat dei grandi usurai (la BCE di Draghi, il Fmi, l'Unione europea, la famigerata Troika), il NO al pagamento del debito di stato dovuto ai favori dello stato a imprese, banche, parassiti, corruttori, etc.. E ricominciare ad affermare le nostre necessità vitali: aumentare i salari, proteggendoli con un meccanismo automatico di recupero della inflazione; assicurare la sicurezza sui posti di lavoro; rivendicare la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario; abbattere la disoccupazione e la precarietà; rilanciare l'organizzazione operaia e proletaria nei luoghi di lavoro e nella società; farla finita con le discriminazioni ai danni degli immigrati (che si ripercuotono poi su tutti); farla finita con le guerre di aggressione della NATO, di cui il governo Renzi è parte attiva, ai popoli arabi e slavi, dall'Iraq all'Ucraina, che stanno seminando ovunque lutti e distruzione.

Marghera, 13 ottobre 2014

COMITATO DI SOSTEGNO AI LAVORATORI FINCANTIERI - MARGHERA

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